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  • Chirico: 'Guai a parlare male dell'Inter. Troppo facile banalizzare, qualcuno spieghi questi episodi a favore'

    Chirico: 'Guai a parlare male dell'Inter. Troppo facile banalizzare, qualcuno spieghi questi episodi a favore'

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    Guai parlar male dell’Inter! Altrimenti non si spiega la compatta levata di scudi da parte del furibondo popolo nerazzurro, ad ogni livello (dirigenza – opinionisti /giornalisti di parte – tifoseria) , dopo l’accusa – certificata da immagini inequivocabili – di essere stati aiutati dal Var nell’ultima gara interna col Verona. L’ambiente nerazzurro tutto non ha gradito ed è partita la massiccia crociata su radio-tv-social contro chiunque provasse a mettere in discussione il 1° posto in classifica, “dove ci siamo in modo autorevole” ha tenuto a rimarcare in prima persona Marotta, sostenendo che “il percorso di una squadra non può essere condizionato da favoritismi”. Anche se i troppi episodi accaduti nell’ultimo mese inducono a pensare il contrario.

    Perché non c’è stata solo la gomitata di Bastoni a Duda, ma anche la spinta di Bissek a Strootman la settimana prima a Marassi, il rigore concesso e poi tolto al Lecce e – al contrario – quello prima non fischiato dall’arbitro e poi dato dal Var con l’Udinese, la trattenuta di Lautaro su Lobotcka e il tocco in area di Acerbi su Osimhen nella gara col Napoli. Quasi ogni settimana c’è stato insomma qualcosa su cui discutere, con l’Inter sempre protagonista (e favorita). Da qui la rivolta degli interisti. Loro che per decenni si sono autodefiniti onesti per antonomasia, e quindi mal sopportano qualsiasi tipo di addebito.

    Ma appunto, se lo sono sempre detto da soli, perché la storia da tempo racconta altro. Da quando l’ex procuratore Palazzi, già nel 2012, li mise davanti ad una realtà da loro costantemente negata: essere stati parte attivissima con la propria dirigenza durante Calciopoli, e solo la prescrizione salvò allora il club dalla retrocessione e quei dirigenti dalla radiazione.

    Successivamente anche un giudice milanese sentenziò, in una causa fatta dal figlio di Facchetti a Moggi, che l’ex presidente dell’Inter faceva lobby con gli arbitri, ciò nonostante anche di quella sentenza è stata fatta pallottolina di carta. Vietato mettere in discussione l’onorabilità del club, o azzardarsi a pensare che l’Inter possa ricevere un trattamento di favore da parte degli arbitri. Vale sicuramente per la Juventus, non per l’Inter. Altrimenti vi lanciano un’ anatema.

    Guardate il povero ds veronese Sean Sogliano, che dopo Inter –Verona si è sfogato in sala stampa arrivando a dire “qualcuno più in alto del Var ha deciso che doveva andare così” e si è ritrovato deferito, rischiando ora una pesante squalifica. A meno che non chieda scusa. A chi? Sembra un ricatto.

    Eppure, dopo tutti gli episodi ai quali si assistito, se è categoricamente vietato pronunciare la parola “complotto” qualcuno dovrebbe almeno spiegare cosa sta succedendo. Banalizzare, come ha fatto Marotta dicendo che tutto questo “fa parte del calcio”, è troppo facile. Soprattutto quando gli episodi vanno sempre a vantaggio di un’unica squadra (la sua). “Siamo come una lepre che deve schivare le fucilate dei cacciatori” , ma se le cartucce sono caricate a salve la battuta di caccia probabilmente è truccata. Si può dire?

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