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  • Chirico: 'Allegri ricorda Delneri. La Juve è ancora molto malata e lui non sa come guarirla'

    Chirico: 'Allegri ricorda Delneri. La Juve è ancora molto malata e lui non sa come guarirla'

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    La Juventus è ancora molto malata. Aveva dato timidi segnali di ripresa, ma a Milano c’è stata una brutta ricaduta. Senza la somministrazione del “farmaco” Di Maria (un placebo), è tornata ad essere lo zombie già visto a Genova, Firenze, Monza ed anche in casa col Benfica. I sintomi sono sempre gli stessi: assenza totale di gioco, incapacità di reazione, scarsa personalità, errori tecnici a go-go. Nulla di nuovo. 

    Chi dovrebbe curarla è Massimiliano Allegri, ma non ci sta palesemente riuscendo. Eppure era stato richiamato proprio per questo, per risistemare tutto, convinto com’era il presidente Agnelli che con lui al timone si sarebbe tornato a vincere, quanto meno a competere su tutti i fronti. “Ci pensa Max!”, invece non è stato così. Anzi, dall’addio di Pirlo ad oggi la situazione è andata in progressivo peggioramento. Non solo la squadra non è riuscita a vincere nemmeno quei trofei di cui oggi si fa vanto Inzaghi, ma adesso rischia seriamente di uscire prima del tempo dalla Champions e, continuando a mettere in serie prestazioni orrende, a non qualificarsi neanche per la prossima. Con lo scudetto diventato un miraggio già alla 9ª giornata di campionato, dove la Juve conta persino 3 punti in meno di quello precedente e rischia di essere superata in classifica persino dal Monza.

    Adesso Allegri dice che in tre mesi non si può risistemare tutto e che la concorrenza è aumentata, ma lui non è tornato alla Continassa da soli tre mesi: ha preso in mano questa squadra nell’estate 2021 e, pur dovendo far fronte ad una situazione disastrosa, la società ha provveduto a rinforzargli la rosa. Tra l’altro, venendo incontro a richieste e necessità dell’allenatore: Di Maria lo ha preteso lui (per convincerlo ad accettare la Juve, lo si è infatti corteggiato per 2 mesi: roba mai vista), lo stesso Pogba, così come Kostic, Bremer, Milik e - buon ultimo - Paredes, il regista mancante. Quello che a San Siro è inspiegabilmente partito dalla panchina per lasciare il posto a Locatelli, protagonista di una performance negativa.

    Aggiungiamoci pure Vlahovic, preso d’urgenza e pagandolo un Perù nell’ultima finestra invernale di mercato, quando – senza i gol di Chiesa ko e Dybala costantemente infortunato - si temeva di non riuscire ad agganciare il quarto posto in campionato. Un centravanti che a Firenze segnava grappoli di reti e che da quando è arrivato alla Juventus è palesemente involuto. Com’era capitato prima di lui a Kulusevski e Bentancur, improvvisamente rifioriti con la cura Conte. La dimostrazione che il medico conta eccome.

    Anziché ammettere di non essere riuscito in 14 mesi e mezzo (non 3) a guarire questa Juventus, Allegri continua a ripetere come una cantilena che bisogna star zitti e lavorare, come faceva nel 2010 ad ogni intervista o conferenza stampa Delneri, arrivato poi 7° in campionato con una rosa inferiore a quella attuale. Alla quale Allegri non risparmia le critiche, come se le colpe dipendessero semplicemente dalla scarsa compattezza della squadra in campo, dai troppi errori tecnici commessi dai singoli e dall’ansia che attanaglia la squadra quando perde. Eppure ad ad allenare questi giocatori, provare a correggerli e migliorarli è lui, e per farlo il club gli paga un ingaggio mica da ridere.

    Già, ma “togliete voi 4 o cinque giocatori importanti alle alle altre squadre e vediamo cosa fanno” si era di recente giustificato Max, e qualche prestigioso addetto ai lavori gli era andato dietro. Sabato scorso Pioli gli ha dimostrato che, pur dovendo fare a meno di 6 giocatori, si può giocare bene e vincere lo stesso. Inserendo, per esempio, un panchinaro in odore di cessione come Gabbia al posto di Kjaer, in grado di annullare DV9. Perché Pioli ha costruito e cementato una squadra che lo segue in tutto e per tutto. Cosa che non sembra accadere alla Juventus, e quando Nedved dice “non siamo soddisfatti” significa che pure ai piani alti se ne sono accorti. Ma allora, che si fa?

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