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Basta con #AllegriOut: ha tante colpe, ma fino a sabato Pioli non lo aveva mai battuto
Intendiamoci, Allegri ha un sacco di colpe. E perciò va attaccato. Ma non per presa di posizione a priori, nè con un hashtag che prescinde da analisi razionali. Allegri va criticato perché nella durata quadriennale del suo contratto ci dovrebbe essere un progetto giovani ben più convinto dell’attuale. Va messo in discussione perché Cuadrado e Bonucci, suoi fedelissimi, non possono più essere considerati titolarissimi. Va segnalato perché il miglioramento dei singoli che aveva esibito con Pjanic, Mandzukic, lo stesso Cuadrado e altri a corredo, adesso proprio non si vede con Vlahovic, Locatelli e compagnia. Va interrogato su comunicazione e tempi dialettici perché se il giorno prima dice “tutti zitti e lavorare”, il giorno dopo non può dare un’intervista esclusiva a Sconcerti: non per l’intervista in sé (anzi: bella e complimenti al nostro SuperMario), ma perché trasmette confusione strategica. Gli va ricordato che - almeno così sembra - ai tempi di Cagliari, primo Milan e iniziali anni Juve, sembrava trasmettere più entusiasmo e grinta, alle sue squadre. Adesso, invece, diffonde preoccupazione, seppur mascherata da apparente serenità. Gli va chiesto, infine, perché la Juventus dura una mezz’oretta e poi sparisce: problema fisico o psicologico?
In ogni caso, basta con #AllegriOut e basta con invettive sul gioco. Da sabato si sente dire che il “gioco di Pioli” batte il “gioco di Allegri”. Ecco, oggi è vero. Ma una semplice statistica smonta l’eccessiva semplificazione: nelle 19 precedenti sfide tra Pioli e Allegri, l’attuale (bravissimo) allenatore milanista non aveva mai vinto. Mai.
Perché il gioco va bene per le chiacchiere. Ma per i fatti servono i giocatori.