Chievo:| Puzzle con tanti tasselli
Ci siamo o non ci siamo? Il giorno dopo è un "fritto misto" di sensazioni diverse. Come sempre, si va dal partito degli ottimisti ("...passo avanti, teniamoci stretto il punto") a quello dei pessimisti ("...un'occasione persa, si doveva fare di più"). La verità sta probabilmente nel mezzo, in un risultato che non è da buttare, ma, anche, in una prestazione luci e ombre, zeppa di buone intenzioni, poche volte, purtroppo, tradotte sul campo. Il Chievo si cerca e non si trova, ha equilibri complicati da definire, risposte interlocutorie dal mercato, dubbi che gli girano in testa e, spesso, gli annebbiano le idee. Il Chievo di oggi dà l'idea di essere un "progetto di squadra", o se preferite, usiamo un'espressione sfruttata ma efficace, un cantiere aperto. Ma il tempo passa, il tempo stringe, domenica c'è l'Udinese, poi il Cagliari, poi il recupero dell'Olimpico con la Lazio. Non è proibitivo, ma non c'è poi molto da scherzare.
CENTROCAMPO DA RIVEDERE. Mimmo Di Carlo sta giocando una a una tutte le sue carte. Ha provato anche il Vacek regista, vice Rigoni purtroppo soltanto nelle intenzioni. In realtà, non può essere questo, oggi, il jolly gialloblù. Nè è pensabile che in un reparto improvvisamente a corto di uomini (Cruzado e Rigoni out) possa star fuori unoc ome Hetemaj. Scarseggia la qualità, latita la fantasia, non si eccede neppure in aggressività. Mica la puoi chiedere a Luciano, o allo stesso Bradley, bravo sul piano tattico, abile sotto il profilo tecnico, ma non certo un interditore "alla Pinzi". Non lo è, altro tasto dolente, neppure Sammarco, al quale niente può essere tra l'altro rimproverato. Ha caratteristiche diverse, punto. Insomma, un bel rebus, se è vero com'è vero (vedi articolo a fianco) che il Chievo potrebbe ripensare a Gelson Fernandes. Che sarebbe, va detto, una bella iniezione di vitalità. Un "mordi e fuggi" così, oggi al Chievo non c'è. E se vuoi mettere alle corde l'avversario, se vuoi mettergli pressione, devi avere gente che ha cambio di passo, corsa, freschezza atletica. All'Atalanta è bastato il compitino per passarla liscia. L'ATTACCO ASPETTA MUNIZIONI. Sembra la scoperta dell'acqua calda... Se non funzionano le cose in mezzo al campo, rischi di prendere qualche imbarcata (vedi Siena e Milano) e finisci per fare una fatica tremenda a far gol (i numeri parlano da soli). Così, non è bastato un grande, commovente, Pellissier. Nè l'impegno ammirevole di Moscardelli. Il problema esiste, inutile girarci attorno. Se il Chievo finora ha il penultimo attacco della serie A, un motivo ci deve pure essere. Anche perchè, alla lunga, diventa un suicidio possedere un attaccante come Pellissier e non sfruttarlo per quello che vale. "Servirebbe più qualità" fa notare Di Carlo, che forse pensa a Cruzado, l'uomo acquistato per portare talento e fantasia, oggi costretto ai box, in attesa di tempi migliori. Basterebbe Cruzado? O forse non è il caso di ripensare a un modulo tattico che possa meglio rispondere alle esigenze di una squadra "diversa"? TRIDENTE, PERCHE' NO? Ad esempio, è impossibile pensare a un tridente, almeno per certe partite? Anche per provare soluzioni diverse, per non tenere in panchina uomini arrivati qui con altre intenzioni. Un nome su tutti, quello di Paloschi. Il "piccolo Inzaghi" ha lasciato il Milan per giocare, con l'idea di trovare qui una consacrazione. Finora s'è visto poco e può non aver entusiasmato, ma se giochi dieci minuti a partita, miracoli non ne fai. Per non parlare di Uribe, sul quale il Chievo ha pure investito e che oggi è la quinta scelta di Mimmo Di Carlo. Oddio, sono pensieri in libertà, questo è chiaro. Riflessioni del giorno dopo. Magari nessuna di queste è la medicina giusta, ma di sicuro sono mille i pensieri che passano per la testa. Mille pensieri e una sola certezza. Il Chievo pensato in estate, finora, si è visto, purtroppo, solo a sprazzi. Perchè?