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    Chi era Kurt Hamrin, l'Uccellino che ispirò Paolo Rossi e si arrese solo a Pelé

    Chi era Kurt Hamrin, l'Uccellino che ispirò Paolo Rossi e si arrese solo a Pelé

    • Simone Gervasio
    Non c'è più un gigante del nostro calcio, uno che c'è sempre stato e che sempre sarà ricordato. Kurt Hamrin è morto a 89 anni. Lo storico bomber di Fiorentina, Juve, Milan e Napoli è attualmente il nono marcatore all-time della storia della Serie A con 190 gol, il terzo miglior straniero dopo José Altafini e Gunnar Nordahl. Svedese, ala ma anche attaccante, un sette che segnava come un nove, era soprannominato "Uccellino" per la sua agilità, perché in campo si muoveva leggero e veloce tanto da dare l'impressione di volare. A Firenze i suoi anni migliori: ha vestito per nove anni la maglia viola, mettendo assieme quasi 300 presenze dal 1958 al 1967: bandiera e recordman di gol prima dell'arrivo di Batistuta. A Firenze - dove ha vinto 2 Coppe Italia e una Coppa delle Coppe - aveva scelto di vivere anche dopo la fine della sua carriera, fino agli ultimi giorni a Coverciano. Non solo club però. Con la Svezia è andato a un passo dal clamoroso trionfo nel Mondiale del 1958, quando, in finale, solo il Brasile del primo Pelé seppe battere gli scandinavi

    LA BIOGRAFIA - Hamrin nasce a Stoccolma il 19 novembre del 1934. Cresciuto nelle giovanili di Huvudsta IS, Råsunda IS e AIK, comincia a giocare da professionista proprio nella squadra di Stoccolma prima di arrivare nel 1956 alla Juve, dove disputa una stagione. In quella successiva passa al Padova di Rocco e poi alla Fiorentina, dove fa le fortune del club e le sue. Nel 1964 a Bergamo segna 5 reti in un epico 1-7 della Viola all'Atalanta. Nel 1967 è al Milan dove, in due stagioni, vince Coppa delle Coppe, scudetto e Coppa dei Campioni. Fa poi tappa a Napoli prima di chiudere la carriera dove l'aveva cominciata, all'AIK. Da ex giocatore, diventa prima assicuratore e poi esportatore di prodotti italiani in Scandinavia. Resta però sempre nel mondo del calcio, facendo l'osservatore e l'allenatore.

    QUANTE STORIE - Il suo modello era Stanley Matthews, storico attaccante vincitore del primo Pallone d'Oro. Il suo modo di giocare aveva ispirato Paolo Rossi. In una recente intervista al Corriere della Sera aveva detto: "Io mi rivedevo in Paolo e Paolo in me. Tante volte è venuto a casa mia e tante volte sono stato a casa sua. Un ragazzo meraviglioso e un campione vero. Una ferita del mio cuore la sua morte". Di Pelé invece diceva: "Era il migliore, un’altra cosa rispetto a tutti. L’ho incontrato tante volte, una anche a Firenze: era in viaggio di nozze e quando mi vide corse ad abbracciarmi. Come dopo un gol". Ha allenato Sarri al Figline ('Fisicamente era tosto ma con i piedi quadrati. Io non ero tagliato per fare l’allenatore e lui per fare il calciatore') e scoperto Federico Chiesa ('Scoperto è esagerato. Nella Settignanese allenavo i più piccini, lui compreso'). C'è sempre stato nel nostro calcio e resterà nei ricordi di chi l'ha visto gonfiare le reti in tutta Italia.

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