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    Che fine ha fatto? Romario, 'o Baixinho' dalle Favelas di Rio al Barcellona, da USA 94 e la finale con l'Italia a senatore

    Che fine ha fatto? Romario, 'o Baixinho' dalle Favelas di Rio al Barcellona, da USA 94 e la finale con l'Italia a senatore

    • Alessandro Di Gioia
    La vita di Romario de Souza Faria, in arte Romario​, meriterebbe la dedica un film o una serie tv, oppure un romanzo, piuttosto che un semplice articolo: nemmeno uno scrittore dall'abile penna avrebbe saputo infatti tratteggiare così tanti colpi di scena, così tante avventure, una scalata sociale avvenuta tramite lo sport che non ha eguali nel mondo del calcio. La storia del ragazzo cresciuto nelle favelas per diventare calciatore delle migliori squadre del pianeta, campione del Mondo e miglior giocatore nel 1994 con la maglia del Brasile, secondo miglior marcatore della storia​ per poi intraprendere, appesi gli scarpini al chiodo, la carriera di politico nel proprio paese, fino a diventare senatore, è uno dei più begli esempi di riscatto sociale attraverso il calcio mai esistita in tutto il panorama sportivo mondiale.

    LA FAVELA, IL SOPRANNOME 'BAIXINHO' E IL VASCO DA GAMA -Nato in piena estate e in pieno Carnevale nel difficile Bairro di Jacarezinho, una delle peggiori Favelas di Rio de Janeiro, dove poi in seguito tornerà ad aiutare economicamente i suoi abitanti, comincia a giocare a calcio all'età di 10 anni, nella squadra dell'Estrelinha di Vila de Penha, una società fondata dal padre​, prima di essere ingaggiato a soli 13 anni dalla squadra juniores dell'Olaria, allora nella massima serie brasiliana.​ Sin da bambino dimostra di avere tecnica, velocità di esecuzione e fiuto del gol pazzeschi, abbinati alla specializzazione nelle finte di corpo e alla piccola statura, che gli vale il soprannome di Baixinho, ovvero "piccoletto" in portoghese. Il Vasco da Gama, club di Rio, intravede subito in questo ragazzino minuto un potenziale campione e lo acquista, facendolo debuttare in prima squadra a 19 anni: con il Bacalhau Romario vince due campionati dello stato di Rio ed è per due volte capocannoniere statale.

    IL PSV: PIU' GOL CHE PARTITE, TITOLI E COMPORTAMENTI SOPRA LE RIGHE - In Europa si accorgono presto di lui ed è impossibile rimanere insensibili al richiamo del Vecchio Continente: a 22 anni viene ingaggiato dagli olandesi del PSV Eindhoven, specializzati negli acquisti di giovani dal Brasile, tanto che in seguito riusciranno a prendere anche Ronaldo il Fenomeno. "O Baixinho" però non è dotato soltanto di classe calcistica, ma anche di forte personalità e di qualche atteggiamento sopra le righe: si rende infatti protagonista di diverse controversie riguardo il suo contratto, chiedendo, oltre a un milione di dollari alla firma e un milione all'anno, anche case, auto, personale per i suoi immobili e dieci viaggi pagati andata e ritorno per il Brasile.​ In campo però è uno spettacolo per gli occhi dei tifosi: nei cinque anni olandesi vince tre scudetti, due Coppe nazionali e una Supercoppa olandese, mettendo a referto più gol che partite, 174 in 168, e portandosi a casa anche due titoli di capocannoniere del torneo. I comportamenti però non sono sempre professionali: dopo aver riportato un infortunio alla caviglia chiede infatti di poter tornare in Brasile a curarsi, mentre in realtà viene trovato sulle spiagge di Rio a giocare a footvolley con gli amici di sempre.

    IL BARCELLONA: IL RAPPORTO CON CRUIJFF, LA FINALE PERSA CON IL MILAN E IL 9 COI PIEDI DA 10 - Il PSV decide dunque di cederlo al Barcellona allenato da Johan Cruijff, una squadra ricca di talento e idee innovative, tanto da essere definito "dream team": il diktat è quello di puntare su giocatori piccoli, scattanti e dall'elevato tasso tecnico​, con Romario perfetto interprete delle idee calcistiche del Mago olandese. In blaugrana il brasiliano diventa un giocatore completo, uno degli attaccanti più formidabili della storia del calcio: un 9 letale con i piedi da 10, prototipo di quel tipo di centravanti che dagli anni 90 in poi andrà sempre più affermandosi fino ad arrivare al calcio moderno. L'avventura spagnola è da sogno: vince subito l'accoppiata campionato-titolo di capocannoniere, realizzando una splendida tripletta ai rivali storici del Real Madrid, nel Clasico vinto per 5-0, arrivando anche in finale di Champions League ad Atene, dove viene però sonoramente sconfitto per 4-0 dal Milan di Capello. La seconda stagione invece le cose vanno meno bene, a causa del rapimento del padre in Brasile, poi fortunatamente liberato, e di alcuni infortuni che lo condizionano, anche se la classe è innata: arrivò persino a chiedere due giorni liberi in vista del Carnevale di Rio, ricevendo la sfida di Cruijff, che lo avrebbe fatto partire solo se fosse riuscito a realizzare due reti nell'incontro precedente. la risposta fu una doppietta in meno di venti minuti.

    IL 1994 D'ORO CON MONDIALE E FIFA WORLD PLAYER, L'IDEA DEL RITIRO - Il 1994 è un anno d'oro per Romario e il suo Brasile: i vedeoro vincono infatti il Mondiale disputato negli USA e O Baixinho si laurea vicecapocannoniere del torneo, con 5 gol, a pari del nostro Roberto Baggio, realizzando uno dei rigori decisivi nella finale di Pasadena contro l'Italia, mentre il Divin Codino sbaglia. Nella nazionale di Parreira è il fiore all'occhiello, assieme a compagni del calibro di Bebeto, Aldair, Cafù, Dunga, Leonardo e Ronaldo. Chiude in bellezza l'annata, aggiudicandosi il FIFA World Player, ma decide inspiegabilmente di lasciare il Barcellona per la troppa saudade, la nostalgia del Brasile: arriva addirittura ad annunciare il ritiro dal calcio, prima di accasarsi nei rossoneri, dove rivince campionato e titolo di capocannoniere.

    IL RAPPORTO DIFFICILE CON RANIERI E LE VITTORIE IN BRASILE, POI QATAR, USA E AUSTRALIA - L'anno seguente torna in Spagna, al Valencia, dove riprende a segnare con costanza, prima di fare ritorno nuovamente in Brasile, a causa dell'arrivo di Claudio Ranieri, con cui non va d'accordo, sulla panchina dei Murcielagos. Si sposa e genera due figli, Moniquinha e Romário de Souza Faria júnior, detto Romarinho, che intraprende la carriera del padre. Romario non tornerà più a giocare in Europa, ma la carriera in patria è comunque densa di soddisfazioni e vittorie: un altro campionato e titolo di capocannoniere col Flamengo, un campionato la Copa João Havelange, la classifica cannonieri ​per due volte e la Coppa Mercosur ​col Vasco da Gama, dove decide di tornare. Seguono l'esperienza al Fluminense, squadra degli italiani di Rio, e in Qatar, nell'Al Sadd, per raggranellare petroldollari. Altro ritorno in Brasile con titolo di capocannoniere al Vasco, prima dell'esperienza negli USA, a Miami, assieme ad alcuni connazionali tra cui l'ex Campione del Mondo Zinho. Si rende poi protagonista di qualcosa di mai visto: tesserato per una squadra australiana e una brasiliana, l'Adelaide United e il Tupi Football Club della città di Juiz de Fora nello Stato di Minas Gerais, disputa due campionati diversi contemporaneamente, giocando il giovedì in Brasile e la domenica in Australia, nonostante il fuso orario.

    IL RITIRO DELLA MAGLIA NUMERO 11 E L'AVVENTURA IN PANCHINA - Decide infine, a 41 anni compiuti, di chiudere la carriera nel Vasco, dove esercita il doppio ruolo di allenatore e giocatore, prima di essere trovato positivo all'antidoping e lasciare il calcio a 42 anni, con il club della sua vita che decide di ritirare la maglia numero 11. Prova poi due ritorni, tra Brasile e San Marino, prima di diventare allenatore dell'America di Rio de Janeiro, club dell'ex compagno e amico Bebeto. Con la maglia del Brasile, dopo non aver partecipato ai Mondiali del 1998 per i rapporti difficili col ct Zagallo e aver sfiorato quelli del 2002, chiude con 55 reti in 70 partite.​

    POLITICO E SENATORE: ROMARIO OGGI - Già, ma dopo il calcio, che strada intraprende Romario? Quella da politico, naturale per un leader come lui: si candida e viene eletto deputato in Parlamento alle Elezioni brasiliane nelle file del Partito Socialista Brasiliano, prima di ricandidarsi e venire eletto senatore in Parlamento. Si è opposto con forza all'organizzazione del Mondiale nel suo Paese, denunciando episodi di corruzione e l'eccesso di denaro pubblico investito nella costruzione degli stadi al posto di scuole, ospedali e trasporti pubblici. Perché il lavoro è cambiato, ma l'uomo no. Il film del Baixinho.

    @AleDigio89
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