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Che fine ha fatto? Romario, 'o Baixinho' dalle Favelas di Rio al Barcellona, da USA 94 e la finale con l'Italia a senatore
LA FAVELA, IL SOPRANNOME 'BAIXINHO' E IL VASCO DA GAMA -Nato in piena estate e in pieno Carnevale nel difficile Bairro di Jacarezinho, una delle peggiori Favelas di Rio de Janeiro, dove poi in seguito tornerà ad aiutare economicamente i suoi abitanti, comincia a giocare a calcio all'età di 10 anni, nella squadra dell'Estrelinha di Vila de Penha, una società fondata dal padre, prima di essere ingaggiato a soli 13 anni dalla squadra juniores dell'Olaria, allora nella massima serie brasiliana. Sin da bambino dimostra di avere tecnica, velocità di esecuzione e fiuto del gol pazzeschi, abbinati alla specializzazione nelle finte di corpo e alla piccola statura, che gli vale il soprannome di Baixinho, ovvero "piccoletto" in portoghese. Il Vasco da Gama, club di Rio, intravede subito in questo ragazzino minuto un potenziale campione e lo acquista, facendolo debuttare in prima squadra a 19 anni: con il Bacalhau Romario vince due campionati dello stato di Rio ed è per due volte capocannoniere statale.
IL PSV: PIU' GOL CHE PARTITE, TITOLI E COMPORTAMENTI SOPRA LE RIGHE - In Europa si accorgono presto di lui ed è impossibile rimanere insensibili al richiamo del Vecchio Continente: a 22 anni viene ingaggiato dagli olandesi del PSV Eindhoven, specializzati negli acquisti di giovani dal Brasile, tanto che in seguito riusciranno a prendere anche Ronaldo il Fenomeno. "O Baixinho" però non è dotato soltanto di classe calcistica, ma anche di forte personalità e di qualche atteggiamento sopra le righe: si rende infatti protagonista di diverse controversie riguardo il suo contratto, chiedendo, oltre a un milione di dollari alla firma e un milione all'anno, anche case, auto, personale per i suoi immobili e dieci viaggi pagati andata e ritorno per il Brasile. In campo però è uno spettacolo per gli occhi dei tifosi: nei cinque anni olandesi vince tre scudetti, due Coppe nazionali e una Supercoppa olandese, mettendo a referto più gol che partite, 174 in 168, e portandosi a casa anche due titoli di capocannoniere del torneo. I comportamenti però non sono sempre professionali: dopo aver riportato un infortunio alla caviglia chiede infatti di poter tornare in Brasile a curarsi, mentre in realtà viene trovato sulle spiagge di Rio a giocare a footvolley con gli amici di sempre.
IL BARCELLONA: IL RAPPORTO CON CRUIJFF, LA FINALE PERSA CON IL MILAN E IL 9 COI PIEDI DA 10 - Il PSV decide dunque di cederlo al Barcellona allenato da Johan Cruijff, una squadra ricca di talento e idee innovative, tanto da essere definito "dream team": il diktat è quello di puntare su giocatori piccoli, scattanti e dall'elevato tasso tecnico, con Romario perfetto interprete delle idee calcistiche del Mago olandese. In blaugrana il brasiliano diventa un giocatore completo, uno degli attaccanti più formidabili della storia del calcio: un 9 letale con i piedi da 10, prototipo di quel tipo di centravanti che dagli anni 90 in poi andrà sempre più affermandosi fino ad arrivare al calcio moderno. L'avventura spagnola è da sogno: vince subito l'accoppiata campionato-titolo di capocannoniere, realizzando una splendida tripletta ai rivali storici del Real Madrid, nel Clasico vinto per 5-0, arrivando anche in finale di Champions League ad Atene, dove viene però sonoramente sconfitto per 4-0 dal Milan di Capello. La seconda stagione invece le cose vanno meno bene, a causa del rapimento del padre in Brasile, poi fortunatamente liberato, e di alcuni infortuni che lo condizionano, anche se la classe è innata: arrivò persino a chiedere due giorni liberi in vista del Carnevale di Rio, ricevendo la sfida di Cruijff, che lo avrebbe fatto partire solo se fosse riuscito a realizzare due reti nell'incontro precedente. la risposta fu una doppietta in meno di venti minuti.
IL 1994 D'ORO CON MONDIALE E FIFA WORLD PLAYER, L'IDEA DEL RITIRO - Il 1994 è un anno d'oro per Romario e il suo Brasile: i vedeoro vincono infatti il Mondiale disputato negli USA e O Baixinho si laurea vicecapocannoniere del torneo, con 5 gol, a pari del nostro Roberto Baggio, realizzando uno dei rigori decisivi nella finale di Pasadena contro l'Italia, mentre il Divin Codino sbaglia. Nella nazionale di Parreira è il fiore all'occhiello, assieme a compagni del calibro di Bebeto, Aldair, Cafù, Dunga, Leonardo e Ronaldo. Chiude in bellezza l'annata, aggiudicandosi il FIFA World Player, ma decide inspiegabilmente di lasciare il Barcellona per la troppa saudade, la nostalgia del Brasile: arriva addirittura ad annunciare il ritiro dal calcio, prima di accasarsi nei rossoneri, dove rivince campionato e titolo di capocannoniere.
IL RAPPORTO DIFFICILE CON RANIERI E LE VITTORIE IN BRASILE, POI QATAR, USA E AUSTRALIA - L'anno seguente torna in Spagna, al Valencia, dove riprende a segnare con costanza, prima di fare ritorno nuovamente in Brasile, a causa dell'arrivo di Claudio Ranieri, con cui non va d'accordo, sulla panchina dei Murcielagos. Si sposa e genera due figli, Moniquinha e Romário de Souza Faria júnior, detto Romarinho, che intraprende la carriera del padre. Romario non tornerà più a giocare in Europa, ma la carriera in patria è comunque densa di soddisfazioni e vittorie: un altro campionato e titolo di capocannoniere col Flamengo, un campionato la Copa João Havelange, la classifica cannonieri per due volte e la Coppa Mercosur col Vasco da Gama, dove decide di tornare. Seguono l'esperienza al Fluminense, squadra degli italiani di Rio, e in Qatar, nell'Al Sadd, per raggranellare petroldollari. Altro ritorno in Brasile con titolo di capocannoniere al Vasco, prima dell'esperienza negli USA, a Miami, assieme ad alcuni connazionali tra cui l'ex Campione del Mondo Zinho. Si rende poi protagonista di qualcosa di mai visto: tesserato per una squadra australiana e una brasiliana, l'Adelaide United e il Tupi Football Club della città di Juiz de Fora nello Stato di Minas Gerais, disputa due campionati diversi contemporaneamente, giocando il giovedì in Brasile e la domenica in Australia, nonostante il fuso orario.
IL RITIRO DELLA MAGLIA NUMERO 11 E L'AVVENTURA IN PANCHINA - Decide infine, a 41 anni compiuti, di chiudere la carriera nel Vasco, dove esercita il doppio ruolo di allenatore e giocatore, prima di essere trovato positivo all'antidoping e lasciare il calcio a 42 anni, con il club della sua vita che decide di ritirare la maglia numero 11. Prova poi due ritorni, tra Brasile e San Marino, prima di diventare allenatore dell'America di Rio de Janeiro, club dell'ex compagno e amico Bebeto. Con la maglia del Brasile, dopo non aver partecipato ai Mondiali del 1998 per i rapporti difficili col ct Zagallo e aver sfiorato quelli del 2002, chiude con 55 reti in 70 partite.
POLITICO E SENATORE: ROMARIO OGGI - Già, ma dopo il calcio, che strada intraprende Romario? Quella da politico, naturale per un leader come lui: si candida e viene eletto deputato in Parlamento alle Elezioni brasiliane nelle file del Partito Socialista Brasiliano, prima di ricandidarsi e venire eletto senatore in Parlamento. Si è opposto con forza all'organizzazione del Mondiale nel suo Paese, denunciando episodi di corruzione e l'eccesso di denaro pubblico investito nella costruzione degli stadi al posto di scuole, ospedali e trasporti pubblici. Perché il lavoro è cambiato, ma l'uomo no. Il film del Baixinho.
@AleDigio89