Che fine ha fatto? Pancev, il 'ramarro' interista che sfiorò il Pallone d'Oro
STELLA ROSSA FENOMENALE - Nato il 7 settembre 1965 a Skopje, in Macedonia, che all'epoca era ancora Jugoslavia, Pancev cresce calcisticamente nel Vardar, club nel quale, da attaccante, inizia a buttarla dentro con grande frequenza, segnando 84 gol in 150 presenze: a Belgrado non sono ciechi, ma slavi, e nel 1988 il club più importante del paese, la Stella Rossa, lo acquista. Darko è però costretto a saltare completamente la stagione '88/89, a causa del servizio militare, allora obbligatorio anche per gli atleti. Il ritorno però è più dolce della partenza: altri 84 gol, stavolta però in quasi la metà delle partite, 92, che gli valgono 3 titoli di capocannoniere, una Scarpa d'oro, 3 campionati jugoslavi, una coppa nazionale, ma soprattutto una storica Coppa dei Campioni, con rigore decisivo trasformato, una Coppa Intercontinentale, con gol contro i cileni del Colo Colo, e il secondo posto al Pallone d'Oro, a pari del compagno di squadra Savicevic e dell'interista Matthaus, dietro al francese Papin. Un sogno che sembra non poter finire mai, dato che a fine anno arriva la chiamata più importante, dal campionato più prestigioso del mondo: Pancev va all'Inter di Ernesto Pellegrini, a giocare contro il francese che lo aveva preceduto nella classifica del riconoscimento di France Football. L'avvertimento è chiaro: "Altrochè Papin, il Pallone d'Oro sono io"
DA COBRA A RAMARRO - Tutta l'Europa lo desidera ma è il club nerazzurro a spuntarla, per 14 miliardi di lire e un quadriennale da urlo: le prime uscite stagionali in Coppa Italia sembrano l'inizio di una storia bellissima. Contro la Reggiana Pancev fa tre gol all'andata e due al ritorno. Poi inizia il campionato, e succede qualcosa: la metamorfosi si compie. L'attaccante macedone, soprannominato "cobra" per la sua velocità, si imbolsisce, fatica a trovare la via della rete e sbaglia tutti i palloni che gli arrivano. Non lo aiuta certamente il club, affidato alla guida tecnica di Bagnoli, che all'inizio non vive un'annata fortunata; ma il Pancev di Milano è troppo brutto da vedere, per essere vero. L'ex allenatore del Verona, spazientito per la poca propensione alla corsa del macedone, lo toglie dai titolari, schierando Totò Schillaci. L'ex cobra, triste e spaesato, diventa il bersaglio dell'irriverente comicità della Gialappa's Band, che lo etichetta come "brocco conclamato", paragonandolo allo "sciagurato Egidio" Calloni per i gol sbagliati. Resterà negli annali del calcio resterà la frase del buon Bagnoli: "Devo avere pazienza con lui perché è macedone? Ma mì sun de la Bovisa e so minga un pirla!". Tre stagioni in nerazzurro, intervallate da un prestito al Lipsia, e la miseria di tre gol. Senza colpo ferire e in breve tempo, Pancev il cobra è diventato un ramarro. Nel 95' viene ceduto definitivamente al Fortuna Dusseldorf, ma non riesce più a giocare, anche a causa dei problemi fisici: nel 1997 il mesto ritiro.
"INTER, L'ERRORE PIU' GRANDE DELLA MIA VITA!" - Un'altra perla che è rimasta nella storia del calcio è il suo paragone con Marco van Basten: "Se io sbaglio, voi dire me brocco. Se van Basten cicca, voi scrivere van Basten sfortunato. Verità è che io ho occasione a partita perché gioco in Inter difensiva e van Basten ne ha 3, 4, 5 perché gioca in Milan offensivo". Un'accusa che verrà confermata a distanza di anni, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "L'Inter è stato l'errore più grande della mia vita. Ero l’attaccante più ricercato e finii all’Inter, che praticava un calcio difensivo e mi offriva al massimo due occasioni a partita. La mia carriera sarebbe stata migliore sia a livello calcistico che finanziario. Ma non sono stato l'unico a pagarla: l'Inter ha rovinato anche giocatori come Jonk, Sammer, Shalimov. E Bergkamp solo dopo un anno in Inghilterra si è ripreso. Ci sono attaccanti che corrono e attaccanti che non corrono. Io ero uno di quelli dall'innato talento nel segnare e correvo solo entro i 30 metri dalla porta. E l'Inter non volle accettare il mio modo di giocare. Zenga, Bergomi e Ferri? Loro erano un problema. Costringevano Bagnoli, che era un debole, a far giocare Schillaci al posto mio".
DARKO OGGI - Oggi Pancev vive e a Skopje con sua moglie e le sue due bambine e non ha intenzione, almeno per il momento, di rientrare nel calcio. La Stella Rossa che nel 2011 ha commemorato i 20 anni dalla vittoria della Coppa Campioni nella finale di Bari contro l'Olympique Marsiglia, lo ha celebrato come un eroe. Nel 2003 inoltre è stato nominato dalla Federazione macedone come il miglior giocatore degli ultimi 50 anni: perchè lì non basteranno nemmeno cento anni da ramarro, per cancellare il mito del cobra di Skopje.