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    Che fine ha fatto? Joystick Dalmat, il talento non basta: da Inter e idolo dei romanisti agli affitti

    Che fine ha fatto? Joystick Dalmat, il talento non basta: da Inter e idolo dei romanisti agli affitti

    • Alessandro Di Gioia
    "Quando nel calcio il talento, anche se immenso, non basta": questa la frase che riassume al meglio la carriera del protagonista della rubrica "Che fine ha fatto?" di oggi, il francese ex, tra le altre, di Olympique Marsiglia, PSG, Inter e Tottenham Stéphane Dalmat. Una carriera che avrebbe potuto rivelarsi splendente come l'oro, ma che invece è solo andata vicino ad assomigliare all'ottone. La classe purissima di Dalmat ha infatti sempre dovuto combattere con il carattere di quest'ultimo, non proprio adatto a chi vuole fare del calcio la sua unica ragione di vita. Ma andiamo con ordine.

    GIOVANE VAGABONDO - Il 19enne Stéphane, fratello di Wilfried e Cyril, anch'essi calciatori professionisti, esordisce nella massima serie francese con la maglia del Châteauroux nella stagione 1997/98, prima di passare l'anno seguente ai campioni di Francia in carica del Lens, con cui esordisce in Champions League e vince la Coppa di lega francese nel 1999. Nei due anni seguenti gioca in entrambi i club più blasonati di Francia: prima l'Olympique Marsiglia, poi il PSG. La costante che si nota sin dai suoi primi anni di carriera è l'incapacità di fermarsi per più di una stagione nello stesso posto: un'instabilità caratteriale che lo condiziona non poco anche nelle sue prestazioni. Ma quando il ragazzo è in forma, non ce n'è per nessuno: tecnica sublime, colpi di classe quasi ad irridere l'avversario e un baricentro basso che gli consente di perdere pochissimi palloni. Il fascino di Stèphane rapisce anche il tecnico dell'Under 21, il mitico Domenech, che lo convoca stabilmente in nazionale minore tra il 1999 e il 2001.

    GIOCATORE DELL'INTER, IDOLO DELLA ROMA - Durante la sessione invernale di mercato del gennaio 2001, fu acquistato dall'Inter, in cambio della metà del cartellino di Marcos Vampeta, rivelatosi un flop di dimensioni clamorose: il ventunenne Dalmat illude subito tifosi nerazzurri, che lo soprannominano "Orso bruno" per il carattere scontroso e "Joystick" per i dribbling estenuanti, mettendo in mostra alcune giocate incredibili e ottime prestazioni. Non capita però in una squadra fortunata: è infatti l'Inter di Marco Tardelli, che verrà ricordata dai posteri più per le brutte figure che per il gioco espresso. Debutta contro il Bari e segna la sua prima rete contro la Fiorentina, ad aprile. La cosa più significativa Dalmat la fa però alla terzultima giornata di campionato: segna infatti un gol fantastico alla Lazio, sul campo neutro di Bari, all’ultimo minuto con uno splendido tiro da fuori fa pareggiare la sua squadra e toglie ai laziali le residue possibilità di confermarsi Campioni d’Italia. Lo scudetto lo vince la Roma, e incredibilmente alcuni tifosi si fanno stampare il nome e il numero di Dalmat sulla casacca giallorossa, in onore di quella rete contro gli odiati "cugini".

    IL 5 MAGGIO E I SALUTI - L’anno successivo è il fatidico 2002. l’Inter, questa volta con in panchina Cuper, che l'anno precedente aveva privato la Lazio dello scudetto, subisce lo stesso destino dai biancocelesti: il 5 maggio all’Olimpico viene sconfitta per 4-2 da una squadra che non ha più niente da chiedere al prorpio campionato.  Dalmat gioca poco in quella stagione, chiuso da Vieri, Recoba e da Ronaldo. Lo stesso avviene l'anno seguente: il francese "dai colpi di genio" è troppo discontinuo, dotato di indisciplinatezza tattica e di un’indolenza costante, e ha uno stile di vita che non si confa ad un atleta. Tutto ciò spinge Moratti a cederlo in Inghilterra, al Tottenham. In totale, con l'Inter colleziona 66 partite segnando 4 reti, 3 in Serie A ed 1 in Coppa UEFA.

    CANTO DEL CIGNO - A Londra le cose non vanno come Dalmat spera: rimane per una sola stagione, dopodichè torna in Francia, per giocare nel Tolosa, e va in Spagna, al Racing Santander. Nella stagione 2006-2007 veste la maglia del Bordeaux e vince la sua seconda Coppa di lega francese. Da ricordare con questa maglia il gol più bello di tutta la sua carriera: in una partita di Champions League contro il PSV Eindhoven segna una rete con un pallonetto da oltre 20 metri. Dal 2007 al 2010 si trasferisce al Sochaux, totalizzando 9 reti in 102 presenze, prima di passare al Rennes, con il quale affronta anche l'Udinese in Coppa Uefa, apparendo ormai il lontano parente di quel giocatore che aveva emozionato i fans interisti. A fine stagione viene acquistato dal Nimes, club di seconda divisione, ma pochi giorni dopo annuncia il suo ritiro dall'attività agonistica, a causa dei numerosi infortuni che ne hanno caratterizzato costantemente la carriera.

    DALMAT OGGI - Oggi Dalmat non è uscito dal mondo del calcio, visto che fa l'educatore per i ragazzi del Tours squadra del suo paese natale, e si dedica al mercato immobiliare, affittando case, ma non ha assolutamente dimenticato il suo periodo nerazzurro; durante un'intervista rilasciata al portale francese RMC Sport, ha ammesso di aver fatto un grande errore nel lasciare l'Inter: “Ho fatto delle scelte sbagliate, anche degli errori, ma non ho rimpianti. La mia scelta peggiore è stata quella di aver lasciato l’Inter. Se non fossi stato mal consigliato, a questo ora, sarei rimasto in Italia e poi chissà cosa sarebbe successo. Nella mia carriera, spesso ho avuto l’impressione di essere stato mal consigliato. Non sono stato protetto”.  Come l'oro che saresti potuto diventare, Stèphane.

    @AleDigio89
     

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