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    Che fine ha fatto? John Carew, vita da cinema: da Roma e Inter al red carpet

    Che fine ha fatto? John Carew, vita da cinema: da Roma e Inter al red carpet

    • Alessandro Di Gioia
    John Carew non è stato un semplice giocatore di calcio, di ruolo attaccante, ma un uomo di personalità in grado di far sempre parlare di sè, a qualunque campionato decidesse di approcciarsi o qualunque stravaganza extra-calcistica volesse intraprendere: probabilmente un carattere dettato anche dalle origini, la forza proveniente dalla madre Josunn, norvegese, e l'esuberanza dettata dalla provenienza gambiana del padre, Ousinou Alieu. 

    GLI ESORDI, TRA SPRINT E L''ORGOGLIO DI OSLO' - Nato a Lorenskog, letteralmente "foresta nel fango", Lille-John, come era soprannominato ironicamente visto la sua "esigua" statura sin da quando era piccolo, che poi lo porterà a misurare 193 centimetri in altezza per 88 chilogrammi di peso, approccia subito il mondo del pallone, grazie ad un'estrema forza fisica abbinata ad una buona tecnica e ad una notevole velocità, migliorata anche dagli allenamenti con lo sprinter norvegese John Ertzgaard. Esordisce con la maglia del Lorenskog, con il quale vince un torneo giovanile, ma già a 16 anni si trasferisce al Valerenga, club che lo fa esordire tra i professionisti, visto che all'epoca militava nella seconda divisione del campionato norvegese. Con l'Oslos stolthet, l'"orgoglio di Oslo", Carew guadagna la promozione in prima divisione, centrando anche le sue prime reti europee, in Coppa delle Coppe contro il Besiktas. La chiamata del più importante club norvegese non si fa attendere troppo: con la maglia del Rosenborg arriva l'esordio in Champions League con la prima rete, ma soprattutto la vittoria di campionato e Coppa di Norvegia. Per Carew è arrivato il tempo di lasciare la madrepatria: diversi club europei lo vogliono, approfittando del desiderio del calciatore di viaggiare e di lasciare la Norvegia. 



    LA FINALE DI CHAMPIONS E IL MAXI-TAMPONAMENTO - Per Carew inizia dunque una lunga carriera che lo porterà a girare per tutta Europa: la prima tappa lo porta in Spagna, a Valencia, dove vive tre buone stagioni, anche se gli esordi non sono facili. Spesso infortunato, il norvegese non riesce inizialmente a fare breccia nel cuore dei suoi nuovi tifosi, rischiando anche di salutare prematuramente con un trasferimento al Fulham poi non andato in porto: una volta ambientatosi però i gol cominciano ad arrivare, e Carew diventa protagonista con la maglia dei Murcielagos, arrivando a vincere il titolo di campione di Spagna e a disputare persino una finale di Champions League, poi persa contro il Bayern Monaco ai rigori nella cornice dello Stadio Meazza, a Milano. Dopo 84 presenze e 20 reti a Valencia, il norvegese si trasferisce in Italia, alla Roma: dopo un buon esordio, Carew finisce spesso in panchina, non entrando nelle grazie di Fabio Capello. Verso fine stagione rimane vittima di un maxi-tamponamento lungo via di Trigoria, la strada che porta al campo di allenamento della Roma, provocando seri danni alla sua Ferrari e infortunandosi alla schiena. Questo incidente fece concludere anticipatamente la sua avventura in Italia: il suo risultato finale fu di 20 partite giocate, con 6 gol all'attivo, tuttavia lasciò un buon ricordo di sé agli altri membri dello spogliatoio, grazie alla sua allegria e all'impegno che mise nelle partite in cui fu impiegato. 

    L'UMILIAZIONE A CANNAVARO E L'INTER SFIORATA - Ma il vagabondaggio di Carew è ben lungi dall'essere terminato: Turchia, Francia e Inghilterra sono le sue mete, dove indossa le maglie di Besiktas, Lione, Aston Villa, Stoke City e West Ham United. Le costanti? Il gol e un carattere fumantino, che lo porta spesso a criticare allenatori e presidente, salvo poi tornare sui suoi passi. Vince un campionato francese e due supercoppe di Francia e continua a realizzare tante reti anche con la maglia della nazionale norvegese, con la quale raggiunge lo score di 24 gol in 91 presenze, interrompendo per un certo periodo la sua militanza per una rissa con John Arne Riise, altro ex romanista. Con l'OL conosce una seconda giovinezza, entrato nelle grazie del tecnico Houllier e del presidente Aulas, arrivando a buggerare in Champions nella sfida al Real Madrid un Fabio Cannavaro fresco vincitore del Pallone d'Oro. La carriera si conclude nel 2012, dopo aver vinto per tre volte il Kniksenprisen, il titolo di calciatore norvegese dell'anno:  nel febbraio 2013 l'Inter gli offre un provino di due settimane per sostituire l'infortunato Diego Milito, ma Carew non passa le visite mediche. Poco dopo decide di appendere definitivamente le scarpette al chiodo. 

    UNA VITA DA CINEMA - Dopo l'addio al calcio, la vita di Carew rimane comunque ricca di spunti: dopo il ritiro decide di dedicarsi ad un nuovo lavoro, quello dell'attore. Ha preso parte a due film, uno dei quali si intitola "Hodvinger", un thriller norvegese diretto da Irasj Asantis, nel quale  interpreta il ruolo di un gangster. Ha investito parte dei suoi guadagni in dieci appartamenti situati ad Oslo, oltre ad altri edifici in diversi paesi. Molto religioso, ha effettuato una donazione di 200.000 corone alla Cattedrale di Oslo, per far sì che restasse aperta anche nei mesi estivi. Appassionato di poker, pittura e d'arte in generale, fu oggetto di un'opera d'avanguardia realizzata da Roderick Buchanan. Ha anche partecipato alle World Series di Poker e ha svolto il ruolo di commentatore sportivo: insomma, una vita, non solo una carriera, a tutto tondo. 

    @AleDigio89
     
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