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  • Che ci frega dello stadio, a noi basta il Fantacalcio

    Che ci frega dello stadio, a noi basta il Fantacalcio

    • di Massimo Arcangeli e Sandro Mariani Il Fatto Quotidiano
    Puoi continuare ad andare allo stadio, puoi voler ancora indossare la tua sciarpetta, puoi non smetterla di intonare cori, ma sei ormai ben consapevole che nulla sarà più come prima, che il tuo credo nel pallone s’è fatto sincretistico. È ormai sparso per tutti gli stadi della penisola: la passione per il Fantacalcio ha preso il sopravvento.
    Non avresti mai pensato di gioire per un gol di Tévez, ma sapevi perfettamente che l’Apache era l’attaccante giusto per completare il reparto con “El Tanque” (“Il Carroarmato”) Denis e “El Pipita” Higuaín. È forse ancor più dura da mandar giù che nell’undici titolare non figuri alcun calciatore della tua squadra del cuore. Sono le regole, prendere o lasciare. Circolano però da un po’ – sul suolo britannico – versioni del gioco nelle quali i partecipanti possono selezionare la rosa dei loro giocatori all’interno della squadra per cui tifano. 
    A iniziare fu il baseball 
    Come Fantacalcio è diffuso anche in tedesco, mentre in spagnolo diventa fantasy-fútbol e in russo fentezi-futbol (Фэнтези-футбол). In inglese è fantasy football (o fantasy soccer), ideato e lanciato sul mercato da Andrew Wainstein, il fondatore di Fantasy League Ltd (1991), che si era ispirato ad alcuni fantasy sports games molto in voga, nel corso degli anni Ottanta, negli Stati Uniti. L’inventore del Fantacalcio (1990) è però Riccardo Albini, che ha preso le mosse dal fantasy baseball americano, conosciuto anche come Rotisserie League Baseball.
    Nel 1989 un gruppo di commercialisti, giornalisti, avvocati della Phillies Appreciation Society mangia in un ristorante di New York. È La Rotisserie Française: monta la conversazione su alcuni leggendari campioni della Major League Baseball (come Rich Gossage, Dan Quisenberry, Dick Howser), e intanto qualcuno si mette a disegnare qualcosa su un tovagliolo che intenderebbe riprodurre il “diamante” della pallabase. Il primo esempio di fantasy baseball game risaliva tuttavia a quasi trent’anni prima. Nel 1961 nasceva a Glen Head (NY) per iniziativa di Hal Richman, uno studente di matematica, la Strat-O-Matic: il fantabaseball omonimo non sarebbe partito bene, ma nel 1963 avrebbe preso quota grazie all’introduzione di una scheda per ogni singolo giocatore della Major League. 
    Una settimana di passione 
    Costruire una fantarosa competitiva (25 fantagiocatori in Italia, 15 in Gran Bretagna) non è cosa semplice. Devi riuscire a trovare il giusto equilibrio tra il budget a disposizione e il tuo istinto. Si parte il mercoledì, con una ricognizione degli infortunati e degli indisponibili. Il giovedì è dedicato alle indiscrezioni e dal venerdì il gioco si fa duro, con le consultazioni per le probabili formazioni e l’allestimento della prima fantasquadra. Il sabato mattina è il momento delle rifiniture, per sciogliere gli ultimi nodi e nel primo pomeriggio parte la consegna. Il giorno più caldo della settimana è la domenica, con il monitoraggio frenetico di tutte le partite (quelle vere), in attesa del lunedì: il giorno della verità, con le pagelle dei giornalisti e relativi “bonus” e “malus” (gol, autogol, assist, rigori parati e segnati, ecc.). Il martedì è dedicato agli approfondimenti, con lo studio di statistiche e quotazioni (e le analisi che ne scaturiscono). Quindi si ricomincia.
    Passata l’estate, si fa per dire, la febbre da Fantacalcio tornerà a salire. Che non si porti dietro, con le eventuali convulsioni e gli eventuali deliri, qualche infelice commento, accompagnato da gesti scomposti, sui fantaplatani di una (fanta?) Repubblica delle Banane.

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