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Champions, quattro motivi per dire Bayern: Lewandowski, il peso della tradizione, il destino che bacia Flick e...
TRADIZIONE - Fra i quattro club arrivati in semifinale, il Bayern è di gran lunga il più vincente e prestigioso, ed è l'unico, fra PSG, RB Lipsia e Lione, ad aver già vinto la Champions League. Le dieci finali e i cinque titoli di Campione d'Europa conquistati dal Bayern nella sua storia avranno il loro peso sul campo del Da Luz di Lisbona, nella semifinale contro il Lione e nell'eventuale finale. A certi livelli e in certe partite, la tradizione, la mentalità e l'abitudine a vincere contano tantissimo e possono essere un fattore determinante. E il Bayern, da questo punto di vista, parte in vantaggio rispetto alle altre tre.
TALENTO - Insieme a quella del Paris Saint Germain, la rosa del Bayern Monaco è quella più ricca di talento fra quelle delle quattro semifinaliste. E, se possibile, la rosa dei tedeschi è anche più completa rispetto a quella dei campioni di Francia. In ogni ruolo, il Bayern ha grande qualità e grandi alternative. In porta Neuer è un totem; in difesa ci sono l'esperienza di Alaba e Boateng e il dinamismo degli esterni Kimmich e Davies, devastanti contro il Barcellona; a centrocampo c'è solo l'imbarazzo della scelta su chi preferire fra Goretzka, Thiago Alcantara, Perisic, Tolisso e Coutinho; in attacco con Lewandowski, Muller, Gnabry e Coman ci sono fiuto del gol, esperienza, forza fisica e velocità.
LEWANDOWSKI - Peccato che quest'anno non venga assegnato il Pallone d'Oro, perché per Robert Lewandowski, a 32 anni (li compie il 21 agosto), sarebbe potuta essere la volta buona. Con 54 gol in 45 partite stagionali (di cui 14 reti in 8 match di Champions), l'attaccante polacco è stato protagonista di una stagione straordinaria. In un'annata negativa a livello europeo per Messi e Ronaldo (fuori dalle semifinali di Champions dopo 15 anni), Lewandowski in questo momento rappresenta il top. I suoi rivali? Sono solo due, e potrebbe trovarli in finale: Neymar e Mbappé.
FLICK - E' difficile opporsi al destino, e il destino nell'ultimo anno è stato decisamente dalla parte del 55enne Hans-Dieter Flick, che un anno fa di questi tempi sedeva sì sulla panchina del Bayern, ma solo come vice di Nico Kovac, per poi diventare il capo allenatore dei bavaresi il 3 novembre, dopo l’esonero del croato. Da quel momento per il Bayern c’è stato un crescendo, sia dal punto di vista della qualità del gioco che delle vittorie, tanto che già ad aprile il contratto di Flick è stato prolungato fino al 2023. E ora Flick, dopo una carriera nelle retrovie (5 anni all'Hoffenheim e 8 anni nello staff tecnico della nazionale tedesca), può centrare al suo primo anno sulla panchina di un top club un traguardo eccezionale: il Triplete Champions, campionato e coppa nazionale.