Cerci, torna di moda l'ala. Sembra Bruno Conti
Finalmente un'ala! Alla vecchia maniera, di quelle che puntano l'avversario e quasi sempre lo superano. Stiamo parlando di Alessio Cerci, il 7 della Fiorentina: bello anche il fatto che sulla maglia porti il numero che, nel calcio di una volta, era assegnato proprio all'ala destra. Un po' di nostalgia non fa male, soprattutto se si considera che certe giocate di Cerci fanno tornare in mente i numeri dei grandi del passato, da Causio a Conti. Non è esagerato sostenere che il ragazzo è già pronto per la Nazionale: magari il c.t. Prandelli non lo prenderà in considerazione, però lui ha mostrato doti che pochi posseggono.
Finta e via Nella Fiorentina che piace e domina nel primo tempo, raggiungendo un possesso-palla del 52 per cento, il gioco si appoggio quasi sempre sulla fascia destra. In sostanza: Mihajlovic ordina una difesa aggressiva, chiude gli spazi al Napoli che fatica parecchio quando non ha davanti a sé spazi immensi, e poi l'azione di rilancio finisce regolarmente sui piedi di Cerci. Che sa che cosa fare: punta l'avversario diretto, lo sbilancia con una finta, si trova davanti un altro nemico e lo stende con un'accelerazione degna di un centometrista. I pericoli alla porta del Napoli arrivano da iniziative nate sulla destra, proprio dove abita Cerci: soffre tantissimo Dossena, chiamato in prima battuta ad arginare l'ala della Fiorentina, e non si sente meglio Fideleff che deve raddoppiare e tenere l'avversario lontano dall'area. Alla fine Cerci colleziona 5 dribbling positivi (ne sbaglia solo 3), prova sempre ad allungare la retroguardia del Napoli e spesso si propone per la conclusione. Ovvio che, alla distanza, il ragazzo cali: le forze non sono quelle di un marziano. Tutto sommato, comunque, la sua prestazione è più che positiva: alle 7 palle perse corrispondono le 7 recuperate e la percentuale di passaggi giusti è dell'84,85 per cento. Errori di troppo Se la freccia all'arco di Mihajlovic è Cerci, quella del Napoli si chiama Lavezzi. In una serata di scarsa vena per Cavani e Hamsik, tocca al Pocho provare quelle sgommate in grado di spaccare le linee nemiche. Lavezzi lavora molto, come sempre senza dare punti di riferimento, ma mai gli riesce la giocata importante. I centrocampisti lo cercano e lui non si nasconde: 71 palloni toccati, l'87,8 per cento di passaggi giusti. Certo, ci sono anche i 6 palloni persi che vanno messi in conto (4 quelli recuperati) e soprattutto i 3 dribbling falliti: non è da lui. Il problema del Napoli è che, quando la squadra avversaria è ordinata nella difesa e non concede la possibilità del contropiede, il trio delle meraviglie Hamsik-Lavezzi-Cavani va in difficoltà. Inoltre Mazzarri, per gran parte della gara, tiene tre difensori centrali su una sola punta avversaria (Jovetic), costringendo Zuniga e Dossena a retrocedere su Vargas e Cerci. In questo modo la Fiorentina ha spesso la superiorità numerica in mezzo al campo (Campagnaro e Fideleff non accorciano) e riesce a gestire le azioni evitando il pressing: così si spiega la bella prestazione dei viola al San Paolo.