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  • Ce l'ho con... Roma, è una crisi che nasce da lontano: la pericolosa scommessa dei Friedkin

    Ce l'ho con... Roma, è una crisi che nasce da lontano: la pericolosa scommessa dei Friedkin

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    Il calcio ogni tre giorni è effimero ed illusorio per natura e non fa eccezione questo avvio di campionato di italiano, capace in poche ore di ribaltare presunte certezze assolute e produrre, in alcuni casi, clamorose giravolte. Tra le cose che si possono dire ed affermare con ragionevole certezza c’è che il terzo anno di José Mourinho alla guida della Roma - quello che avrebbe dovuto essere all’insegna della maturità e della consapevolezza e di un salto di qualità dopo due finali europee consecutive - è invece partito come peggio non avrebbe potuto. E con prospettive future molto inquietanti se lo Special One non riuscirà a brevissimo a trovare i giusti correttivi. Un Mourinho che anche della debacle di Genova è sembrato abbandonato al proprio destino, dai giocatori in campo, dalla società nella gestione di un post-partita e di un momento generale di difficoltà. Una difficoltà figlia di scelte in parte sbagliate anche in sede di calciomercato e in parte obbligate da una situazione finanziaria di grande sofferenza.

    Stando ai dati ufficiali contenuti nell’ultimo bilancio consolidato del club giallorosso, quello con data 30 giugno 2022, con ricavi in flessione (dai 226,5 milioni di euro del 2020/2021 si è passati a 205,8), costi cresciuti dai 374,9 milioni di partenza ai quasi 401 registrati nel più recente consuntivo - a causa di un aumento dei costi del lavoro di una trentina di milioni - e una perdita complessiva di 219 milioni, la più alta di sempre nella storia della Roma. Cifre verosimilmente destinate a calare quando sarà approvato il prossimo esercizio, complici gli incassi da stadio tornati a crescere dopo le limitazioni per la pandemia (e i vari pienoni registrati all’Olimpico) e il percorso in Europa League della formazione giallorossa. Ma cifre che sono alla base delle pesanti limitazioni imposte dalla Uefa in sede di campagna acquisti per rispettare i paletti dettati dal settlement agreement e di una robusta opera di cessioni per arrivare alla fatidica quota dei 30 milioni di euro di plusvalenze al 30 giugno scorso che il responsabile dell’area tecnica Tiago Pinto ha sfiorato, costringendo la proprietà al pagamento di una esigua multa.

    ACROBAZIE SUL MERCATO - Limitazioni che hanno dettato una strategia sui trasferimenti molto chiara, con appena 10,8 milioni di euro immessi sul mercato per gli acquisti a titolo definitivo di Leandro Paredes e in prestito oneroso di Romelu Lukaku dal Chelsea e di Renato Sanches dal PSG. A cui vanno aggiunti i costi derivanti dai loro ingaggi al lordo e di quelli di Ndicka, Aouar, Azmoun e Kristensen, le altre operazioni chiuse da Pinto a costo zero. Prendendo in prestito i calcoli dei colleghi di Calcio e Finanza, affari che hanno presentato un conto di 45.764.000 euro, a fronte tuttavia di risparmi complessivi per 63.640.500 euro, quelli derivanti dalle cessioni di Ibanez in Arabia (28,5 milioni), di Matic al Rennes (3 milioni), di Reynolds al Westerloo (3,5) e Villar al Granada (1,5), insieme alle mancate spese per calciatori come Wijnaldum, Camara, Coric e Bianda, che non fanno più parte dell’organico di Mourinho. E conteggiando pure Smalling, che al 30 giugno scorso si svincolava e faceva risparmiare una quota di ammortamento del suo cartellino, salvo poi accordarsi per prolungare il suo contratto. Un mercato chiuso dunque in saldo positivo di quasi 18 milioni di euro, ma con tante, tantissime, incognite rimaste in eredità sul reale rafforzamento della squadra da un punto di vista tecnico.

    LA VERITA' DI MOU - A torto o a ragione a seconda del punto di vista dal quale si voglia valutare la situazione, Mourinho non perde occasione per ricordare come un calciatore sempre titolare come Ibanez sia stato rimpiazzato da un parametro zero come Ndicka, ad oggi ben lontano dagli standard di rendimento ammirati con l’Eintracht Francoforte, mentre in mezzo al campo si è puntato su una serie di scommesse a basso costo e di dubbia riuscita. Parlando di Renato Sanches - vero e proprio pallino di Tiago Pinto per sua stessa ammissione - Aouar e pure di Dybala, l’allenatore portoghese ha giocato a carte scopertissime, ammettendo che il loro arrivo sia stato possibile in quanto trattasi di calciatori che da un punto di vista atletico non offrivano e non offrono garanzie totali, tali da meritarsi la chiamata di club più prestigiosi.

    SCELTA RISCHIOSA - Un ritratto impietoso e sin troppo onesto di quello che la Roma può rappresentare oggi nell’immaginario collettivo: una società attanagliata da una situazione economica complicata e bisognosa come del pane di una qualificazione alla Champions League per rilanciarsi sotto ogni punto di vista. Una società che allo scouting e alla programmazione ha preferito la realizzazione di un instant team per agevolare il lavoro di Mourinho, ingaggiato a 7 milioni di euro a stagione per essere il risolutore di ogni tipo di problema. E’ presto per trarre bilanci definitivi, certo, ma oggi lo Special One si scopre mai così solo e abbandonato in mezzo alla tormenta.
     

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