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Ce l'ho con... Pioli, che attacco da De Ketelaere: gli infortuni nascono (anche) da un problema di gioco
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Quattro gol e quattro assist in 19 partite tra campionato ed Europa League e soprattutto il piacere ritrovato di giocare con continuità e di godere della fiducia massima di un ambiente e di un allenatore che hanno deciso di puntare con forza su di lui. Charles De Ketelaere è uno dei molti volti di un’Atalanta forte ascesa dopo il triplice successo consecutivo contro Milan, Rakow e Salernitana che ha riportato i nerazzurri a contatto con la zona Champions e blindato il passaggio agli ottavi di finale di Europa League senza dover passare dalle insidie del playoff di metà febbraio. Se il belga è oggi una versione diametralmente opposta a quella triste, spaesata e accantonata con regolarità in panchina al Milan nella passata stagione, è merito anche del lavoro tattico che Gian Piero Gasperini ha fatto su di lui per restituirlo a certi livelli. "Questa posizione (da attaccante) mi dà più forza. Io non sono un giocatore che può correre 12 km ma posso fare molta intensità e in questa posizione riesco a fare più questo e quindi mi sento anche più forte nell'azione che faccio", ha dichiarato il belga al termine della partita della Salernitana. Quello che è a tutti gli effetti un riconoscimento del lavoro del tecnico piemontese non può non essere letto come un riferimento all’equivoco tattico di cui si sono macchiati Stefano Pioli e la vecchia area tecnica rossonera, che pensavano probabilmente di aver messo le mani su un futuribile trequartista.
MILAN, IL PIANO PER RISOLVERE IL REBUS INFORTUNI
UN CALCIO STRESSANTE - In questa frase è contenuto in particolare un passaggio sull’alto tasso di agonismo che è un po’ il manifesto programmatico del calcio proposto dal Milan nel quadriennio di lavoro dell’allenatore parmigiano. Un calcio sviluppabile ad alto livello e con continuità soltanto quando la squadra è sorretta da una condizione psicofisica ottimale, condizione che soprattutto negli ultimi tempi è venuta meno complice una serie incredibile di infortuni. 20 calciatori su 27 dell’attuale rosa rossonera si sono fermati sino ad oggi, per un totale di 29 stop di cui 21 per motivi muscolari. I metodi di preparazione dello staff tecnico sono finiti pesantemente nel mirino della critica, ma dalle parole di De Ketelaere e da un’osservazione di molte delle partite disputate dall’undici di Pioli si possono estrapolare elementi interessanti ed utili ad un’analisi dell’attuale criticità che tanto sta condizionando il rendimento di Leao e compagni. Il Milan è una squadra che fatica a gestire i tempi ed i ritmi delle partite e che dà la sensazione costante di dover esprimere sempre il massimo sforzo per arrivare al risultato. Un modo di interpretare le partite certamente moderno - il famoso gegenpressing di marchio tedesco nasce col pensiero di un’aggressione continua e sistematica una volta perso il pallone e tempi di riconquista straordinariamente rapidi per non andare incontro a rischi per la propria difesa - ma anche molto dispendioso e decisamente stressante per i muscoli dei calciatori. Costretti a frequenti scatti e strappi per mettere in pratica questi dettami.
POBEGA E OKAFOR, GLI STOP SARANNO LUNGHI
L'INTER INSEGNA CHE... - Oggi chi comanda in Serie A e che negli ultimi anni è stata protagonista di una crescita esponenziale sul piano della personalità e del rendimento in campo europeo è una squadra dall’età media nettamente più alta - 29 anni contro i 26,5 del Milan - con diversi over 30 in organico e tra i calciatori maggiormente coinvolti dalle scelte di Simone Inzaghi. Eppure il confronto statistico in termini di infortuni accusati dall’inizio della stagione ad oggi e nello specifico quelli muscolari è assolutamente impietoso nei confronti dei rivali rossoneri. Al netto del fatto che Inzaghi impieghi spesso e volentieri gli stessi calciatori anche dovendo affrontare impegni ogni tre giorni e un calendario ingolfato esattamente come quello denunciato a più riprese da Pioli. L’Inter è una squadra che interpreta le partite in maniera molto diversa, con un baricentro medio più basso di quello del Milan ma operando una gestione del pallone e quindi delle energie che, risultati alla mano, sembrano pagare a differenza di quanto non avvenga sull’altra riva del Naviglio. Dopo mesi di silenzio, ha parlato pure De Ketelaere: che si nasconda anche dietro i troppi chilometri percorsi uno dei mali più profondi del Diavolo?
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