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Ce l'ho con... Ronaldo, campione in declino e senza rispetto. La Juve ha fatto un affare
Riaccolto come il salvatore della patria, acclamato come il messia in grado di risollevare le sorti di una storica grande del firmamento internazionale, strappato in extremis ai rivali cittadini del City grazie all'intervento decisivo di sir Alex Ferguson. Erano queste, fino a poche settimane fa, le immagini che raccontavano il ritorno in pompa magna di Cristiano al Manchester United. E la prima parte di stagione - coi 3 gol nelle prime due giornate di campionato e un contributo fondamentale soprattutto per strappare il pass per gli ottavi di finale di Champions League con le 6 reti in altrettante partite della fase a gironi - pareva essere il sigillo di garanzia ad un'operazione di mercato nostalgica ma anche razionale, necessaria per infondere esperienza e carisma in un gruppo ricco di talenti ma incapace di agire da squadra. Ecco, dimenticatevi tutto quanto, perché i gol, per quanti possano essere, rappresentano solo una faccia della medaglia e spesso nascondono altre questioni tutt'altro che secondarie.
RAPPORTI AI MINIMI TERMINI - Per esempio, che col passare degli anni CR7 sta diventando sempre più personaggio e sempre meno giocatore capace di vincere da solo le partite. Sempre più individualista e attento a ritoccare i propri record e le proprie statistiche e sempre meno sensibile alle dinamiche dello spogliatoio, a maggior ragione quando le cose prendono una piega negativa. Il rapporto molto tormentato con l'allenatore ad interim Ralf Rangnick non ha fatto altro che esacerbare un sentimento di insoddisfazione latente, per lo scarso rendimento dei Red Devils (lontanissimi dalle posizioni di vertice in Premier League) e per l'incertezza che regna a livello societario. A partire dal futuro della guida tecnica e di molte stelle che a fine stagione faranno i bagagli o che si stanno seriamente interrogando se sia giusto restare a Manchester o rilanciarsi altrove. I casi di Pogba e Rashford sono piuttosto emblematici. Questo però non significa che un giocatore del peso specifico di Ronaldo possa permettersi di abbandonare la città e abbandonare soprattutto un gruppo nel pieno della tormenta, alla vigilia di una sfida sentitissima come quella col City, per recarsi in Portogallo senza fornire alcun tipo di spiegazione.
IN DECLINO - Una decisione figlia dell'esclusione per motivi tecnici al quale Rangnick lo avrebbe condannato e che il Manchester United ha provato a mascherare dietro il solito, diplomatico, problema fisico. Prontamente smentito dal like galeotto della sorella Katia Aveiro - non nuova a fomentare polemiche che riguardano il fuoriclasse di Madeira - ad un post nel quale si addossava la responsabilità del forfait alla gestione dell'allenatore tedesco. Una serie di eventi che hanno ulteriormente alzato la temperatura nel centro sportivo di Carrington, con compagni di squadra disorientati dal comportamento di Ronaldo e sempre più infastiditi dagli atteggiamenti da superstar assunti negli ultimi tempi (come la scelta di farsi accompagnare da due bodyguard alla ripresa degli allenamenti). Non una novità, considerati i trascorsi, ma che oggi non trovano più giustificazione nemmeno nel rendimento sul campo: dall'inizio del 2022 ha realizzato appena un gol e il suo apporto alla causa è stato piuttosto misero. Sempre più egoista, sempre meno determinante: è questo il vero volto di Ronaldo.
RAPPORTI AI MINIMI TERMINI - Per esempio, che col passare degli anni CR7 sta diventando sempre più personaggio e sempre meno giocatore capace di vincere da solo le partite. Sempre più individualista e attento a ritoccare i propri record e le proprie statistiche e sempre meno sensibile alle dinamiche dello spogliatoio, a maggior ragione quando le cose prendono una piega negativa. Il rapporto molto tormentato con l'allenatore ad interim Ralf Rangnick non ha fatto altro che esacerbare un sentimento di insoddisfazione latente, per lo scarso rendimento dei Red Devils (lontanissimi dalle posizioni di vertice in Premier League) e per l'incertezza che regna a livello societario. A partire dal futuro della guida tecnica e di molte stelle che a fine stagione faranno i bagagli o che si stanno seriamente interrogando se sia giusto restare a Manchester o rilanciarsi altrove. I casi di Pogba e Rashford sono piuttosto emblematici. Questo però non significa che un giocatore del peso specifico di Ronaldo possa permettersi di abbandonare la città e abbandonare soprattutto un gruppo nel pieno della tormenta, alla vigilia di una sfida sentitissima come quella col City, per recarsi in Portogallo senza fornire alcun tipo di spiegazione.
IN DECLINO - Una decisione figlia dell'esclusione per motivi tecnici al quale Rangnick lo avrebbe condannato e che il Manchester United ha provato a mascherare dietro il solito, diplomatico, problema fisico. Prontamente smentito dal like galeotto della sorella Katia Aveiro - non nuova a fomentare polemiche che riguardano il fuoriclasse di Madeira - ad un post nel quale si addossava la responsabilità del forfait alla gestione dell'allenatore tedesco. Una serie di eventi che hanno ulteriormente alzato la temperatura nel centro sportivo di Carrington, con compagni di squadra disorientati dal comportamento di Ronaldo e sempre più infastiditi dagli atteggiamenti da superstar assunti negli ultimi tempi (come la scelta di farsi accompagnare da due bodyguard alla ripresa degli allenamenti). Non una novità, considerati i trascorsi, ma che oggi non trovano più giustificazione nemmeno nel rendimento sul campo: dall'inizio del 2022 ha realizzato appena un gol e il suo apporto alla causa è stato piuttosto misero. Sempre più egoista, sempre meno determinante: è questo il vero volto di Ronaldo.