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Ce l'ho con... Pioli, non fare l'Herrera! La tua è un'Inter normale
In piena esaltazione del nulla cosmico (il nostro campionato per valori tecnici), una striscia di risultati utili diventa lo spunto per cercare paragoni innavicinabili, addirittura irrispettosi con la grande squadra che fu l'Inter del Triplete di José Mourinho. Stefano Pioli è un bravo allenatore, ma soprattutto una persona intelligente e ha capito subito che per correggere gli errori di de Boer sarebbe bastato ripartire da una squadra più logica, più equilibrata, senza badare troppo alla pretesa di dare spettacolo.
MA QUALE POTENZIATORE - Ha rilanciato giocatori che nella prima parte di stagione stavano rendendo al di sotto di loro standard abituali, ma il termine "potenziatore" non mi è mai piaciuto. La rosa dell'Inter, a detta di molti osservatori, era tra le più competitive del campionato sin da agosto e dunque, più che esaltare asetticamente i 31 punti raccolti su 39 a disposizione dal giorno dell'insediamento dell'ex tecnico della Lazio sulla panchina nerazzurra, non guasterebbe mai estendere la propria analisi alle prestazioni fornite e allo spessore degli avversari affrontati. Dopo il pareggio in extremis col Milan, l'Inter ha perso gli scontri diretti con Napoli (nettamente) e Juventus, vinto convincendo con la Fiorentina e soffrendo per un intero tempo con la Lazio a San Siro prima di scatenarsi nella ripresa. Poi, una serie di vittorie "normali" con squadre tecnicamente meno attrezzate e non sempre brillando per qualità del gioco.
PIOLI, NON FARE L'HERRERA - In una lotta per l'Europa così serrata e una classifica estremamente raccolta, il calendario sta dando una bella mano a quelle formazioni, come l'Inter, che stanno affrontando in sequenza avversari di media-bassa classifica e penalizzando chi, come il Milan, è impegnato in un ciclo di partite dal coefficiente di difficoltà più alto. In Italia però, il paese più "risultatista" del mondo, si guarda solo alla sostanza perchè fa parte da sempre del nostro modo di intendere il calcio; peccato che, spesso e volentieri, Handanovic risulti tra i migliori in campo e nella trasferta di Bologna la buona sorte ha dato il suo contributo, come dimostra la mancata concessione di un rigore alla squadra di Donadoni. Questo per dire che il lavoro di Pioli va apprezzato e rispettato, ma non esaltato a tutti i costi per il solo piacere di fare un titolo accattivante o collezionare una manciata di click in più. L'Inter è attesa nel prossimo turno dalla Roma e da marzo in poi arriveranno gare di spessore maggiore che ci diranno la verità sul reale valore di questo gruppo. Nel frattempo, anche Pioli non si lasci prendere dalla smania di sfuggire a tutti i costi alla sua genuina normalità. I cartelli motivazionali affissi nello spogliatoio lasciamoli ad Helenio Herrera e a quello che ha rappresentato. Personaggio inavvicinabile rappresentante di un'Inter, come quella di Mourinho, lontana anni luce da questa.
MA QUALE POTENZIATORE - Ha rilanciato giocatori che nella prima parte di stagione stavano rendendo al di sotto di loro standard abituali, ma il termine "potenziatore" non mi è mai piaciuto. La rosa dell'Inter, a detta di molti osservatori, era tra le più competitive del campionato sin da agosto e dunque, più che esaltare asetticamente i 31 punti raccolti su 39 a disposizione dal giorno dell'insediamento dell'ex tecnico della Lazio sulla panchina nerazzurra, non guasterebbe mai estendere la propria analisi alle prestazioni fornite e allo spessore degli avversari affrontati. Dopo il pareggio in extremis col Milan, l'Inter ha perso gli scontri diretti con Napoli (nettamente) e Juventus, vinto convincendo con la Fiorentina e soffrendo per un intero tempo con la Lazio a San Siro prima di scatenarsi nella ripresa. Poi, una serie di vittorie "normali" con squadre tecnicamente meno attrezzate e non sempre brillando per qualità del gioco.
PIOLI, NON FARE L'HERRERA - In una lotta per l'Europa così serrata e una classifica estremamente raccolta, il calendario sta dando una bella mano a quelle formazioni, come l'Inter, che stanno affrontando in sequenza avversari di media-bassa classifica e penalizzando chi, come il Milan, è impegnato in un ciclo di partite dal coefficiente di difficoltà più alto. In Italia però, il paese più "risultatista" del mondo, si guarda solo alla sostanza perchè fa parte da sempre del nostro modo di intendere il calcio; peccato che, spesso e volentieri, Handanovic risulti tra i migliori in campo e nella trasferta di Bologna la buona sorte ha dato il suo contributo, come dimostra la mancata concessione di un rigore alla squadra di Donadoni. Questo per dire che il lavoro di Pioli va apprezzato e rispettato, ma non esaltato a tutti i costi per il solo piacere di fare un titolo accattivante o collezionare una manciata di click in più. L'Inter è attesa nel prossimo turno dalla Roma e da marzo in poi arriveranno gare di spessore maggiore che ci diranno la verità sul reale valore di questo gruppo. Nel frattempo, anche Pioli non si lasci prendere dalla smania di sfuggire a tutti i costi alla sua genuina normalità. I cartelli motivazionali affissi nello spogliatoio lasciamoli ad Helenio Herrera e a quello che ha rappresentato. Personaggio inavvicinabile rappresentante di un'Inter, come quella di Mourinho, lontana anni luce da questa.