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    Inter, Gabigol non è una mascotte

    Inter, Gabigol non è una mascotte

    • Pasquale Guarro

    Contro il Bologna, proprio dove Ronaldo aveva esultato per la prima volta in nerazzurro, Gabigol si prende la sua rivincita. A distanza di vent’anni, quindi, il Dall’Ara battezza un altro brasiliano, che fino ad oggi aveva visto tante panchine e poco  campo. 

    NO AL PRESTITO - Gabigol ha sopportato in silenzio, bravo nel tenere botta, soprattutto quando a gennaio la società gli ha fatto chiaramente intendere che in Italia qualche formazione meno prestigiosa lo avrebbe atteso a braccia aperte. Meno blasone, ma qualche minuto in più. L'ex Santos ha detto no, ha aspettato il proprio momento, convinto che potesse avere voce in capitolo nonostante le avversità iniziali. 


    CRESCITA CERTIFICATA - Contro il bologna - nel girone di andata - si era aperto un cerchio e contro il Bologna, IL cerchio si è chiuso. Gabigol questa volta ha saputo far fruttare i pochi minuti che Pioli gli ha messo a disposizione, a sigillo di una crescita silenziosa e costante. Anche le parole del tecnico emiliano, fin qui sempre rigido nei confronti del brasiliano, confermano come qualcosa stia cambiando: «É un ragazzo che si sta allenando molto bene, ha pagato un inizio molto tribolato, ma adesso inizia a togliersi le sue soddisfazioni e sono contento per lui". 

    NON E' UNA MASCOTTE - Soddisfazioni che, si spera, potrebbero ulteriormente aumentare nel tempo. Perché Palacio sembra ormai alla fine di una gloriosa parabola e vederlo arrancare in campo è doloroso per tutti. Una chance da titolare per Gabigol era plausibile oggi e lo sarà anche in futuro. La prima gioia dell'ex Santos nasce vergine al Dall'Ara e chissà se oggi, per una volta, Moratti potrà fare a meno di pensare a Gabriel Jesus, con la certezza che Gabigol non è solo una mascotte.


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