Ce l'ho con... Nicchi, fai funzionare il Var invece di scaricare gli arbitri!
Non c'è niente da fare, a noi italiani piace complicarci la vita, sempre e comunque. Introduciamo le novità, stabiliamo le regole e poi le aggiriamo allegramente. Come nella vita di tutti, anche il calcio non fa eccezione. E le "prodezze" elargite dagli arbitri in queste prime quattro giornate di campionato, col Var relegato a un ruolo di comprimario, hanno già scatenato il primo polverone di stagione. Con un personaggio, il presidente dell'AIA Marcello Nicchi, che ha deciso di entrare nell'arena a modo suo, ergendosi a paladino di tutti. Meno che dei suoi arbitri...
NICCHI NON CONOSCE LE REGOLE - Per questo punto specifico, faccio mia l'ottima analisi dell'ex direttore di gara Luca Marelli che, dalla sua pagina Facebook, ha spiegato quanto stonino i toni e i contenuti utilizzati da Nicchi nell'analizzare soprattutto la prova deficitaria di Manganiello in Inter-Parma. Per la cronaca: "Usare di più la Var? C'è un protocollo chiaro e non è cambiato nulla dallo scorso anno: se gli arbitri lo seguono, è ok, se sbagliano non seguendolo è un errore. Il Var ha indicazioni chiare su come essere utilizzato e purtroppo non cancella tutti gli errori. In Inter-Parma Manganiello e la video-assistenza hanno commesso due errori non andando a rivedere come da protocollo, avrebbero dovuto far uso del supporto video: sul tocco di mano di Dimarco in area e su un fallo di Gagliardini che purtroppo l'arbitro non aveva visto: poteva essere sanzionato col giallo o col rosso, ma la Var doveva chiamarlo". Sbagliato nel merito il primo parere, perché il protocollo Var è cambiato eccome rispetto alla scorsa stagione, quella del suo esordio; esattamente come nel Mondiale, l'ambito di intervento viene ridotto di molto, chiamato in causa solo e soltanto in caso di "chiaro ed evidente errore".
INVASIONE DI CAMPO - Grave, gravissimo, che il presidente dell'Associazione Arbitri veicoli dunque un'informazione così gravemente errata e fuorviante. Allo stesso modo, come puntualmente rileva un ex arbitro come Marelli, non dovrebbe essere materia del designatore Rizzoli discutere tecnicamente della bontà o meno delle decisioni assunte in campo dai suoi direttori di gara, mentre quello di Nicchi sarebbe di proteggerli dalle pubbliche gogne dei media? A Nicchi, che per anni aveva osteggiato le moviole e la tecnologia, salvo poi fare una brusca retromarcia per questioni politiche (è bene ricordare che l'AIA è una componente federale che incide non poco, anche nelle elezioni del presidente), andrebbe ricordato tutto questo e che alle parole dovrebbero seguire i fatti.
NON VOGLIONO IL VAR - Spiegando piuttosto cosa non stia funzionando, quale sia l'origine di questo corto circuito che ha portato i nostri arbitri dall'avvalersi del Var in maniera copiosa a riporlo nel cassetto nel giro di pochi mesi. Già nella passata stagione si erano verificati episodi che avevano generato lamentele da parte dei club, per un uso poco uniforme del mezzo tecnologico e noi avevamo sommessamente evidenziato come non tutti nel mondo arbitrale facessero il tifo per il Var. Perché toglie potere, autorità e protagonismo in campo. Un argomento che pare stare molto a cuore anche al presidente Nicchi. Personalmente, il Var non mi é mai piaciuto e, se deve utilizzato così (male), allora è il caso di non usarlo proprio.
NICCHI NON CONOSCE LE REGOLE - Per questo punto specifico, faccio mia l'ottima analisi dell'ex direttore di gara Luca Marelli che, dalla sua pagina Facebook, ha spiegato quanto stonino i toni e i contenuti utilizzati da Nicchi nell'analizzare soprattutto la prova deficitaria di Manganiello in Inter-Parma. Per la cronaca: "Usare di più la Var? C'è un protocollo chiaro e non è cambiato nulla dallo scorso anno: se gli arbitri lo seguono, è ok, se sbagliano non seguendolo è un errore. Il Var ha indicazioni chiare su come essere utilizzato e purtroppo non cancella tutti gli errori. In Inter-Parma Manganiello e la video-assistenza hanno commesso due errori non andando a rivedere come da protocollo, avrebbero dovuto far uso del supporto video: sul tocco di mano di Dimarco in area e su un fallo di Gagliardini che purtroppo l'arbitro non aveva visto: poteva essere sanzionato col giallo o col rosso, ma la Var doveva chiamarlo". Sbagliato nel merito il primo parere, perché il protocollo Var è cambiato eccome rispetto alla scorsa stagione, quella del suo esordio; esattamente come nel Mondiale, l'ambito di intervento viene ridotto di molto, chiamato in causa solo e soltanto in caso di "chiaro ed evidente errore".
INVASIONE DI CAMPO - Grave, gravissimo, che il presidente dell'Associazione Arbitri veicoli dunque un'informazione così gravemente errata e fuorviante. Allo stesso modo, come puntualmente rileva un ex arbitro come Marelli, non dovrebbe essere materia del designatore Rizzoli discutere tecnicamente della bontà o meno delle decisioni assunte in campo dai suoi direttori di gara, mentre quello di Nicchi sarebbe di proteggerli dalle pubbliche gogne dei media? A Nicchi, che per anni aveva osteggiato le moviole e la tecnologia, salvo poi fare una brusca retromarcia per questioni politiche (è bene ricordare che l'AIA è una componente federale che incide non poco, anche nelle elezioni del presidente), andrebbe ricordato tutto questo e che alle parole dovrebbero seguire i fatti.
NON VOGLIONO IL VAR - Spiegando piuttosto cosa non stia funzionando, quale sia l'origine di questo corto circuito che ha portato i nostri arbitri dall'avvalersi del Var in maniera copiosa a riporlo nel cassetto nel giro di pochi mesi. Già nella passata stagione si erano verificati episodi che avevano generato lamentele da parte dei club, per un uso poco uniforme del mezzo tecnologico e noi avevamo sommessamente evidenziato come non tutti nel mondo arbitrale facessero il tifo per il Var. Perché toglie potere, autorità e protagonismo in campo. Un argomento che pare stare molto a cuore anche al presidente Nicchi. Personalmente, il Var non mi é mai piaciuto e, se deve utilizzato così (male), allora è il caso di non usarlo proprio.