Ce l'ho con... Mazzarri e Joao Pedro senza giustificazioni: il razzismo merita solo una risposta, la condanna
La trance agonistica è una brutta bestia, la forte delusione per un risultato negativo può aggiungere altra tossicità ad un post-partita che in casa Cagliari è stato gestito come peggio non si sarebbe potuto dopo il ko col Milan, il terzo di fila in campionato. Ci sono episodi e situazioni di fronte alle quali non ci si può girare dall’altra parte o ce la si può cavare col più classico dei “Non ho visto, non ho sentito”. O - peggio ancora - si prova a dirottare l’attenzione su altro, su presunti torti arbitrali per non parlare di un argomento delicato come il razzismo e del comportamento ormai acclaratamente ostile sino all’indecenza degli ultras sardi. Che, ben prima di Maignan e Tomori, si erano macchiati in passato di nefandezze simili anche nei confronti dei vari Lukaku, Kean e Matuidi, solo per citarne alcuni.
TUTTI COLPEVOLI - Walter Mazzarri e il suo capitano Joao Pedro hanno perso l’occasione per prendere pubblicamente le distanze da comportamenti che nel 2022 risultano assolutamente inaccettabili, ma soprattutto per dissociarsi una volta per tutte dalle logiche perverse della teppaglia presente nelle curve di troppi stadi italiani, non solo quello di Cagliari. Quando un giocatore della Nazionale dichiara di “dover prendere le difese della sua gente”, invece che solidarizzare con due colleghi presi di mira per il colore della propria pelle, significa che la condizione di assoluto asservimento alla violenza e alla prepotenza degli ultras e l’incapacità di ribellarsi a tutto ciò ha toccato delle vette impensabili. Una condizione dalla quale il calcio italiano a tutto tondo non riesce ad uscire anche per gli atteggiamenti lassisti delle società di calcio - qualcuno ha per caso udito una presa di posizione ufficiale di condanna da parte del patron del Cagliari Tommaso Giulini, così come dei suoi colleghi di Serie A nel recente passato? - e incredibilmente assenti delle istituzioni politiche, incapaci di consegnare alla legge gli autori di certi misfatti.
SERVE CORAGGIO - E’ abbastanza surreale dedicare giornate di campionato a campagne di sensibilizzazione sul tema del razzismo e consentire allo stesso tempo a certi beceri di continuare ad assistere alle partite senza che vengano presi provvedimenti degni di questo nome in caso di porcherie come quelle di sabato sera. Da qualche parte bisognerà davvero cominciare ad invertire la tendenza, perché sembrerà retorica ma è anche da queste cose che l’immagine della Serie A all’estero esce danneggiata e continua a non decollare, tanto da essere venduta ed esportata con molta più difficoltà alle altre principali realtà europee. E’ giunta l’ora che siano i protagonisti della terza industria del Paese a ribellarsi a certe dinamiche e a dichiarare, con un pizzico di coraggio in più e di omertà in meno, che così non si può andare avanti. A Cagliari come da qualsiasi altra parte d’Italia. Cominciando da Mazzarri e Joao Pedro.
TUTTI COLPEVOLI - Walter Mazzarri e il suo capitano Joao Pedro hanno perso l’occasione per prendere pubblicamente le distanze da comportamenti che nel 2022 risultano assolutamente inaccettabili, ma soprattutto per dissociarsi una volta per tutte dalle logiche perverse della teppaglia presente nelle curve di troppi stadi italiani, non solo quello di Cagliari. Quando un giocatore della Nazionale dichiara di “dover prendere le difese della sua gente”, invece che solidarizzare con due colleghi presi di mira per il colore della propria pelle, significa che la condizione di assoluto asservimento alla violenza e alla prepotenza degli ultras e l’incapacità di ribellarsi a tutto ciò ha toccato delle vette impensabili. Una condizione dalla quale il calcio italiano a tutto tondo non riesce ad uscire anche per gli atteggiamenti lassisti delle società di calcio - qualcuno ha per caso udito una presa di posizione ufficiale di condanna da parte del patron del Cagliari Tommaso Giulini, così come dei suoi colleghi di Serie A nel recente passato? - e incredibilmente assenti delle istituzioni politiche, incapaci di consegnare alla legge gli autori di certi misfatti.
SERVE CORAGGIO - E’ abbastanza surreale dedicare giornate di campionato a campagne di sensibilizzazione sul tema del razzismo e consentire allo stesso tempo a certi beceri di continuare ad assistere alle partite senza che vengano presi provvedimenti degni di questo nome in caso di porcherie come quelle di sabato sera. Da qualche parte bisognerà davvero cominciare ad invertire la tendenza, perché sembrerà retorica ma è anche da queste cose che l’immagine della Serie A all’estero esce danneggiata e continua a non decollare, tanto da essere venduta ed esportata con molta più difficoltà alle altre principali realtà europee. E’ giunta l’ora che siano i protagonisti della terza industria del Paese a ribellarsi a certe dinamiche e a dichiarare, con un pizzico di coraggio in più e di omertà in meno, che così non si può andare avanti. A Cagliari come da qualsiasi altra parte d’Italia. Cominciando da Mazzarri e Joao Pedro.