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  • Cazzola 2:| Bologna ha il suo 'sindaco'

    Cazzola 2:| Bologna ha il suo 'sindaco'

    IL SÌ di Alfredo Cazzola a Gianni Consorte e al Bologna è arrivato ieri sera intorno alle 19.30. Sulla via del ritorno a casa, Cazzola per qualche ora era stato dato per disperso. Ha chiamato? No, qui non ha chiamato, dicevano a Intermedia. Strano, però. Tutti i segnali erano favorevoli, nessuna voce contraria si era levata all’interno della consorteria rossoblù, eppure Alfredo non era ancora pronto a sciogliere le riserve. Allora è no? Una cosa è certa: il tentativo di entrare nella testa di Cazzola e nel suo modo di adottare le decisioni, è tempo sprecato.

    L’UOMO campa di certezze e di meticolosa caccia ai dettagli ma, come dice lui stesso, la sua decisione è una lampadina: se si accende è sì; se rimane spenta è no. Si è accesa tardi, quando la tentazione di andare alla ricerca delle alternative era già forte, ma infine si è accesa. Cazzola è entrato nello studio di Consorte in via della Zecca intorno alle 18.30. «Ne parliamo dopo», ha detto al telefono. Dopo ne ha parlato poco, per qualche secondo: «Ho dato la mia disponibilità ad assumere un ruolo manageriale all’interno del Bologna. Sono rispettoso delle procedure e del cda, quindi rimando ogni commento a domani (ogg, ndr). Comunque, se non si creano attriti e se tutto fila liscio, entrerò in società». Con quale ruolo si sa da tempo: amministratore delagato.Alfredo Cazzola fa lo slalom che le regole di questo nuovo Bologna impone, ma a sua volta qualche paletto lo ha piantato, prima di lanciarsi nella sua seconda manche rossoblù. La prima si concluse nel 2008 con il ritorno del Bologna in serie A e con la cessione a Renzo Menarini. Gianni, ha detto a Consorte, io entro a patto che la mia quota di socio azionista sia superiore a quella di Massimo Zanetti. Se tanto mi dà tanto: Zanetti entrò con quattro milioni di euro, Cazzola oggi ne metterà circa cinque. Una parte dei quali potrebbe servire a riempire il piatto delle associazioni.

    UN MESE E MEZZO FA, era il 9 di febbraio, si era creata una situazione simile a questa. Consorte aveva visto uscire di scena a tempo di record il socio forte, ovvero Zanetti. Da allora non ha mai smesso di cercare l’alternativa. L’aveva individuata nel suo amico Alfredo. Che ci pensò e disse no. «Il progetto è bello, ma io non sono l’uomo adatto. Entrerei solo se riuscissi ad avere il 51%, quindi è meglio che ne stia fuori». Cos’è cambiato in quarantacinque giorni? E’ molto semplice: il Bologna. La risposta che la squadra ha dato al salvataggio e all’equilibrio societario, ha probabilmente indotto Cazzola a pensare che l’anomalìa può funzionare. Anzi, funziona. Cazzola ha fame di novità e la gestione di questo Bologna che conta più di venti soci, che ha incassato la fiducia di altri imprenditori-sponsor e che, soprattutto, ha prodotto una nuova esplosione collettiva di passione, è diventato molto simile a una cittadella dello sport. E a governarla serve una figura molto simile a quella del sindaco. Fin qui, Marco Pavignani l’ha incarnata alla perfezione. Ma Pavignani ha deciso: a giugno rimetterà il suo mandato e nel Bologna sta per entrare un uomo che quel ruolo lo avrebbe ricoperto volentieri a Palazzo d’Accursio. Fosse entrato là da primo cittadino, la condivisione delle scelte sarebbe stata un obbligo. Adesso, da primo azionista, rientra al Dall’Ara: e le regole, più o meno, sono le stesse. Sa di andare incontro anche a qualche grattacapo e a qualche critica, ma il Bologna qualche gioia la dà, mentre in politica è già tanto evitare i dispiaceri.

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