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    Cataliotti: mollo tutto e vado in Brasile!

    Cataliotti: mollo tutto e vado in Brasile!

    Mollo tutto e vado in cerca di talenti in Brasile? E' una di quelle domande amletiche che mi sono posto diverse volte da quando nel lontano 2001 decisi di intraprendere l'attività di procuratore sportivo. La mia ritrosia nell'organizzare un tale viaggio è da ricercarsi in parte in una cronica pigrizia che mi tiene maggiormente ancorato alle trasferte entro i confini nazionali che alla poltroncina di un aereo per interminabili ore e in parte, ma forse soprattutto, è da individuarsi nel timore di fare un viaggio inutilmente a vuoto.
    Il Brasile rimane, tuttavia, un sogno. Il sogno di chi vuole fare un pieno al Casinò o, meglio, una sestina al superenalotto! Individuare il talento e portarlo in Europa potrebbe dare una svolta definitiva alla vita di ognuno di noi! 
    Ma dove cercarlo?
    Le porte dei club più rinomati non sarà facile oltrepassarle senza le giuste conoscenze (quelle ci vogliono anche in Italia!) e allora dove andare a parare?
    Sulle spiagge di Copacabana e Ipanema?
    Temo siano leggende metropolitane
    , il talento non può essere quello che dà calci a un pallone di pezza a piedi nudi e in costume da bagno! Magari è un campione di funambolismi calcistici, ma il rettangolo verde potrebbe non essere il suo habitat naturale.
    E allora mi sono informato. Ho contattato un procuratore sportivo brasiliano e ho chiesto lumi. 
    "Jean i talenti si possono trovare nelle scuole di periferia!"
    , mi informa con il piglio di chi l'ha sa lunga in materia di scouting internazionale.
    "Vale a dire?" chiedo con una incontrollabile curiosità.
    E lui, col fare da professore, spiega: "Nei settori giovanili delle squadre più blasonate spesso giocano i figli dei ricchi, che pagano per far tesserare i propri rampolli, mentre nelle scuole di periferia vengono raccolti letteralmente per strada i calciatori delle famiglie più povere che non hanno neppure i soldi per pagare ai loro figlioletti la retta di una qualunque scuola calcio e neppure il biglietto dell'autobus per recarsi ai campi di allenamento!". 
    "E perché nelle scuole di periferia dovrebbero esserci per forza i talenti?", chiedo avidamente.
    "Perché lì hanno fame, giocano dalla mattina alla sera e sotto la guida di ottimi allenatori, spesso ex calciatori professionisti!", esclama il mio esperto interlocutore brasiliano.
    "Sono ragazzi raccolti per strada e sottratti alla malavita; la loro vita è il "futbol de rua", ma non possono farsi notare dai talent scout. E allora qualcuno li va a prendere e li porta in campi veri dove poter insegnare loro la tecnica, sono diamanti grezzi che possono essere trasformati in gemme preziose!", continua a rendermi edotto il mio caro-amico-procuratore-brasiliano.
    E poi, abbassando il tono della voce quasi a non voler farsi sentire da nessuno, aggiunge quel particolare che "puzza" tanto di affare: "Quei ragazzi non sono mai stati tesserati!".
    Avete capito il business?
    Per i più ferrati in tema di norme FIFA sarà automatico comprendere il significato dell'ultima sussurrata notizia.
    Per coloro che fossero ancora a digiuno di conoscenze di diritto calcistico internazionale, spiego quanto segue.
    Il trasferimento dei giovani calciatori che migrano da una Federazione a un'altra, laddove vadano a firmare il primo contratto da professionisti nella nuova società, farà scattare il c.d. meccanismo dell'indennità di formazione. In poche e brevi parole, la società di destinazione dovrà indennizzare tutte le società che dall'età di 12 anni fino al 23° compleanno di età abbiano provveduto a formare il giovane calciatore tesserato presso le società stesse. 
    E, pertanto, per una qualunque società professionistica italiana o europea un giovane calciatore brasiliano potrebbe arrivare a costare diverse centinaia di migliaia di euro!
    Costi, invece, "miracolosamente" risparmiati qualora il calciatore non risulti mai essere stato tesserato in nessuna società! 
    Hai capito l'affare? Un procuratore, facendo risparmiare i costi dell'indennità di formazione alla società di destinazione, potrà "pretendere" una bella commissione per il suo eccellente lavoro di scouting e per avere, quindi, favorito il tesseramento di un giovane calciatore mai tesserato prima d'ora.
    A questo punto, qualcuno obietterà che i calciatori non sono merci da vendere. Ma attenzione: ci sono altre regole, giuridiche e etiche, che un buon procuratore deve rispettare per portare a buon fine un affare, nel rispetto di tutti, delle famiglie e dei giovani ragazzi.

    Ora non resta che partire... ma non andrò solo! Sull'aereo, accanto alla mia poltroncina, siederà il mio caro-amico-procuratore-brasiliano, perché una guida da quelle parti non può comunque mancare! 

    Jean-Christophe Cataliotti - www.footballworkshop.it 

     

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