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  • Castellazzi:| 'Scaricato dalla Samp'

    Castellazzi:| 'Scaricato dalla Samp'

    Ha perso il mare, ha trovato l’Inter ma per un po’ prova a tornare indietro: racconta la sua Genova.
    Castellazzi: "Scaricato dopo l’infortunio".
    Cinque anni di blucerchiato non si dimenticano, nemmeno adesso con lo scudetto cucito al petto. «Il Ferraris, la casa a Quinto e quei tifosi straordinari». Ora sta in Lombardia dov’è nato trentacinque anni fa. La chiama scelta di vita. Ma forse non l’avrebbe fatta se non l’avessero costretto. Forse avrebbe aspettato ancora qualche anno, semplicemente due. Non parla di delusione, nemmeno di tradimento ma di scelte diverse dalla sua. Forse scelte di pochi. Certo ora affrontare il suo passato «è una sensazione strana, ancora non chiara». Della Samp ha «tantissimi ricordi, cinque anni sono una buona fetta di vita e di carriera».

    L’infortunio di Napoli ha cambiato la sua storia nella Samp?

    «Non era un infortunio gravissimo. Dopo due mesi sarei potuto tornare in campo. Quando però la società ha scelto di prendere un altro portiere (Storari, ndr) era evidente che le nostre strade si sarebbero divise. Erano mesi che ci incontravamo, che si parlava di trovare un accordo per rinnovare il contratto, poi sono state dette tante cose non vere. Il nodo della questione era la lunghezza del contratto, non la parte economica. L’infortunio ha velocizzato la separazione. Ha messo la società nella condizione di prendere un altro portiere anche se in prestito e mettermi alle strette. Io l’ho interpretata come un “o accetti le nostre condizioni o andiamo avanti con un altro”. Lì ho capito che se un infortunio poteva alterare un rapporto come il nostro voleva dire che non mi si dava il giusto valore».

    Poi sono arrivate le parole di Julio Cesar e l’interesse dell’Inter.

    «Sorprendendo anche qualche dirigente della Sampdoria...».

    Giuseppe Marotta?
    «Ho avuto sempre un rapporto molto chiaro. Io pensavo e reputavo di meritare più di un anno di contratto, come riconoscimento per il girone d’andata, per gli ultimi due anni. Come giocatore e come uomo. Ma chi doveva programmare per la squadra non aveva la mia stessa idea».

    Separazione inevitabile?
    «Credo di aver fatto molto per rimanere. Ma quando ti fai male alla domenica e al martedì hai già il sostituto davanti, non ci resti bene. Ho avuto le mie sensazioni. Da una realtà vissuta da protagonista mi sono trovato ai margini della squadra».

    Colpa di Storari?

    «No. Lui si sentiva in difficoltà nei miei confronti ma con lui ho avuto un rapporto eccezionale».

    Nemmeno Del Neri?
    «Una volta guarito ho assunto un atteggiamento da professionista per il bene della squadra. Ho cercato di non essere ingombrante per nessuno. Prima di andarsene mi ha ringraziato».

    Cassano si è sempre schierato dalla sua parte.
    «Con Antonio c’è un rapporto di stima infinito, di grande sintonia anche se con caratteri diversi. Non si è mai dimenticato di me. Mi cambiavo vicino a lui, urlava sempre, ora per non sentirne troppo la mancanza ho di fianco Materazzi».

    I suoi unici minuti con la maglia dell’Inter li ha fatti per ora in Champions, contro il Werder, proprio chi ha tolto il grande sogno europeo alla Samp.

    «Ci sono rimasto male. Quel quarto posto era anche mio, l’avevo conquistato da protagonista per sei mesi. E prima della partita ci ho pensato, poi qualche mio ex compagno mi aveva chiesto di vendicarlo… Ci sono riuscito».

    Settimana di traffico sulla linea Genova-Milano?
    «Prima dei nostri impegni europei ho sentito qualcuno. Con Gastaldello e le nostre compagne è rimasto un rapporto forte. Ma molti miei ex compagni mi rendono partecipe delle “uscite” di Dessena. Col pensiero sono ancora con loro».

    Con chi scambierà la maglia?

    «Dovrei averne più di undici ma una sicuramente con Antonio, c’è la coda per avere la sua. E una anche per il responsabile dell’area comunicazione Marangon».

    Solito gioco. Chi toglierebbe alla Sampdoria?
    «Cassano è scontato. Dico Pazzini. Non ha ancora segnato e uno come lui non ci resta così a lungo senza farlo. Ma toglierei anche il capitano, Palombo, l’anima della squadra».

    Cosa darebbe per giocare un solo minuto?
    «Sarebbe una bella soddisfazione, però non è un problema. Conosco il mio ruolo e li guarderò dalla panchina».

    Ormai è entrato nell’idea di fare il secondo?

    «Le mie partite le ho giocate e all’Inter non potevo dire di no. È stata una scelta ponderata. Accettare un ruolo con poche occasioni non è mai facile, nemmeno a 35 anni ma l’unico modo è allenarsi come se dovessi giocare alla domenica».

    Da portiere a Curci?
    «Sta facendo bene la sua parte e vincendo la tipica diffidenza del pubblico sampdoriano che ho dovuto vivere anch’io sulle mie spalle. Non ti si perdona niente. Forse a Genova dopo me, Marco e Mirante si aspettavano qualcun altro».

    Vuole dire qualcos’altro?
    «Ora che gioco con l’Inter posso dire che lo scorso anno con l’Inter abbiamo fatto un’impresa».
     


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