Cassano e Pazzini:| I tesori blindati
I numeri sono impietosi. Raccontano di una squadra da retrocessione: la Sampdoria è ultima nella graduatoria dei tiri in porta per partita, quindicesima in quella delle occasioni da gol, terz’ultima per numero di giocate utili, penultima per possesso palla e seconda per numero di passaggi lunghi, a conferma di una difficoltà di manovra testimoniata anche da una velocità di circolazione della palla che per gli statistici rientra nella categoria «molto bassa». Poi vai a leggere la formazione della Nazionale che martedì avrebbe dovuto giocare contro la Serbia e ti accorgi che ci sono tre giocatori blucerchiati (Palombo, Cassano e Pazzini) in campo e un quarto (Gastaldello) in panchina. Insomma, con la Juventus è al momento la squadra più rappresentata in azzurro. E allora che cosa c’è che non va? Sono sopravvalutati i giocatori? Ci sono problemi ambientali? O la rosa blucerchiata è mal gestita dall’allenatore? I risultati dicono: in campionato una vittoria, quattro pareggi e una sconfitta, con l’aggravante che nell’unica partita vinta (con la Lazio capolista), gli avversari avevano giocato meglio; nel preliminare di Champions eliminazione ai supplementari ad opera del Werder Brema (buona squadra, però con una difesa colabrodo); in Europa League buoni risultati (un pareggio in trasferta e una vittoria), ma con grandi sofferenze. Il tutto dopo il quarto posto agguantato a sorpresa l’anno scorso, la grande fuga juventina della coppia Marotta&Delneri, le discutibili scelte di Garrone di puntare su Di Carlo (buon tecnico, ma con esperienze solo di provincia) e di lasciare praticamente invariato il parco giocatori, resistendo alle sirene delle offerte per Cassano e Pazzini, ma rinunciando a rinforzare la squadra. Ora, è possibile che gli sforzi compiuti nel finale della scorsa stagione e il peso, sia fisico che psicologico, degli impegni europei all’inizio di questa abbiano lasciato tracce nelle gambe dei giocatori. Ma è l’impianto complessivo di gioco ad essere per ora poco convincente. Di Carlo ha oscillato fra il vecchio 4-4-2 prediletto da Delneri e il suo modulo preferito, con un trequartista alle spalle delle due punte. Un rombo che però non ha funzionato, soprattutto perché nella rosa non c’è un giocatore con i piedi buoni capace di infiltrarsi fra le linee avversarie. In quel ruolo è stato impiegato Guberti, ma con risultati deludenti. E così nelle ultime uscite si è tornati al centrocampo a quattro con i due esterni, senza però riuscire a ripetere i movimenti che l’anno scorso consentivano a Cassano e Pazzini di farsi trovare smarcati. La squadra è lunga, più ancora della Fiorentina. Le fasce laterali sono presidiate, ma poco sfruttate. I cambi di gioco pressoché inesistenti. Per entrare in azione gli attaccanti devono aspettare i lanci lunghi dalle retrovie. La manovra è così faticosa che finora, nella prima mezz’ora di gioco, e cioè quando le squadre sono ancora fresche e riescono a rispettare meglio le consegne dei rispettivi allenatori, la Sampdoria non è ancora riuscita a segnare un gol. Meglio la fase difensiva. Nelle ultime tre partite di campionato, la Samp ha segnato solo a Bologna, grazie a una incredibile autorete. La Fiorentina oggi ha due possibilità: adattarsi al passo lento degli avversari, chiudendosi per bene e sapendo però che con due come Cassano e Pazzini può sempre scapparci la zampata che non ti aspetti; oppure provare ad alzando i ritmi, attaccando gli avversari in tutte le zone del campo, con il rischio di scoprirsi un po’. La Sampdoria di quest’anno non vale il Palermo. Per risalire e ritrovare fiducia provare a vincere è un dovere.