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    Caso plusvalenze, fissata la data del ricorso di Agnelli al TAR

    Caso plusvalenze, fissata la data del ricorso di Agnelli al TAR

    La vicenda plusvalenze in casa Juve è ancora viva sul fronte della giustizia sportiva - con la penalizzazione definitiva nella classifica dell'ultimo campionato di 10 punti e le condanne dei dirigenti apicali negli anni contestati – grazie al ricorso presentato dall'ex presidente Andrea Agnelli. Squalificato per due anni e inibito ad ogni livello dal Collegio di Garanzia del Coni - l'ultimo grado di giudizio - ha deciso di presentare ricorso al TAR proprio nell'ultimo giorno utile (il 20 giugno) per rivolgersi alla giustizia amministrativa e provare a ribaltare la propria posizione. E, è notizia di questi minuti, è stata fissata anche la data in cui Andrea Agnelli dovrà presentarsi davanti alla camera di consiglio.

    LA DATA - Dopo il deposito del ricorso – effettuato formalmente lo scorso 20 giugno – il Tar del Lazio ha fissato la discussione dell’impugnativa proposta dall’ex presidente della Juventus, Andrea Agnelli, contro la decisione del Collegio di garanzia dello Sport del Coni, che ha sancito per lui due anni di squalifica per la vicenda plusvalenze. Secondo quanto riportato da Ansa e Calcio&Finanza, l’udienza in camera di consiglio è stata fissata il prossimo 11 luglio, davanti ai giudici della prima sezione ter del Tribunale amministrativo. Non è escluso che già nella stessa giornata si possa avere un primo pronunciamento del Tar.

    TUTTE LE PROSSIME TAPPE - Ad assistere Andrea Agnelli, sarà presente un team di legali capitanato dall'avvocato Vittorio Angiolini. Per il prossimo 27 giugno è prevista invece l'udienza - inizialmente programmata per il 15 giugno e poi rinviata per improrogabili impegni lavorativi dell'ex numero uno del club bianconero - dinanzi alla Corte Federale di Appello per discutere del suo coinvolgimento nel filone stipendi, rapporti con agenti e club partner, per il quale Agnelli ha deciso di non patteggiare, a differenza della Juventus (sanzionata col pagamento di una multa da 718.000 euro), rinunciando dunque all'ipotesi dell'accordo con la Procura FIGC e difendersi fino in fondo.

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