Caso Eldense, Capuani a CM: 'La mia vita è distrutta, ma io non c'entro'
“Sono in mezzo a questa vicenda perché formalmente ricoprivo l’incarico di Direttore Sportivo. Ma io non ho tratto profitto dalle sconfitte della mia squadra, anzi. All’inizio ho avuto dei sospetti sulla partita contro il Cornellà (terminata con la sconfitta dell’Eldense per 3-1, NDR). Per questo ho chiesto che i (presunti, NDR) colpevoli, che potevano essere tre o più giocatori, non scendessero più in campo – l’ipotesi al vaglio anche degli inquirenti per essere verificata, espressa in esclusiva a calciomercato.com da Capuani -. Ma non è bastato. Il giovedì prima della partita contro il Barcellona B un mio uomo di fiducia e che mi vuole bene mi ha fatto sapere che quella sarebbe stata l’ultima trasferta prima della cosiddetta botta”.
Arrestato, già ascoltato dal giudice spagnole e rilasciato, Capuani è un fiume in piena: “Avevo promesso 7 mila euro di premio se avessimo vinto in casa contro il Mallorca B. È finita 1-1. Allora ho raddoppiato il premio per la partita successiva. Ma 14 mila euro sono una scorreggia in confronto a quello che i (presunti, NDR) calciatori in malafede avrebbero potuto guadagnare con le scommesse – prosegue l’ex calciatore nella sua tesi che dovrà chiaramente essere presa in esame -. Avevo intuito ci fosse qualcosa che non andava. Ne ho parlato con il mio avvocato e denunciato a chi di dovere i miei sospetti. Ma nessuno ha fatto un ca**o. E ora hanno potuto farmi fuori. Ma le dico le stesse cose che ho riferito ai giudici: dovranno essere esaminate tutte le partite della mia gestione, non solo quelle incriminate. Io col calcioscommesse non c’entro nulla. I colpevoli semmai sono altri”.
E sull’accusa che proprio taluni calciatori pagassero per giocare la risposta è netta: “È l’ennesima bugia di una lunga serie. Io pretendo indietro solo la mia dignità, perché ho una famiglia splendida alla quale tengo più di ogni cosa. E non voglio dire che sono innocente, lo sentirò dagli altri una volta conclusasi e chiaritasi la vicenda”.
Non si tratta dei primi problemi per Capuani. Anche con la Jumilla (altra squadra di una serie inferiore iberica della quale era stato Presidente) l’italiano aveva ricevuto pesanti accuse, ma pure a tal proposito il sanbenedettese è deciso: “Ho le prove che dimostrano di non aver fatto nulla di male. Si dice che io non abbia pagato gli stipendi ma non è vero. Ho speso in 5 mesi 204 mila euro. Tutto è tracciabile e documentato. Posso provarlo. La verità è che sono stato raggirato – l’idea da dell’imprenditore da appurare, che prima fa riferimento a una presunta firma falsa su un contratto di un tesserato che pretendeva un pagamento non riconosciuto da Capuani, e poi spiega di essere stato mal consigliato a livello legale (il riferimento è all’avvocato Paco Serrano, che secondo il quotidiano AS potrebbe essere implicato nel calcioscommesse, NDR). E da lì che sono diventato il perfetto capro espiatorio”.
La giustizia continua a indagare e solo in futuro, dopo tutte le verifiche del caso, potremo sapere come realmente sono andati i fatti. Intanto l’imprenditore del Bel Paese annuncia battaglia: “L’altro giorno quando il giudice mi ha detto che sarei potuto tornare a casa sono scoppiato a piangere. Mi ero sentito abbandonato e già tacciato come colpevole, prima della sentenza, dall’opinione pubblica. Ma siccome io so come è andata davvero settimana prossima indierò una conferenza stampa nella quale punto per punto risponderò a tutte insinuazioni che mi riguardano”.