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Caro Marotta, non ascolti Wenger e cerchi il nuovo Zidane, ma senza dirlo
Un consiglio a Beppe Marotta, ad e dg della Juventus: non ascolti Arsene Wenger, manager dell'Arsenal. Ha detto il francese: "La Juve non può pensare di vendere i suoi giocatori a 70 milioni (vedi Zidane) e di comprarli spendendo un decimo. Troppo facile, nel calcio di oggi non è possibile".
Invece no, è possibile, e proprio il caso Zidane ce lo insegna, visto che la Juventus lo comprò per sei miliardi delle vecchie lire dal Bordeaux, per poi rivenderlo al Real Madrid, dopo cinque stagioni in bianconero, per 150 miliardi (75 milioni di euro). Era il 2001, mica un secolo fa: il calcio è cambiato, ma neanche troppo, perché a fare la differenza sono sì i soldi, ma anche e ancora (per fortuna) le competenze.
E la competenza di Marotta (e del suo fido ds, Fabio Paratici), in mancanza di milioni da spendere, dovrebbe essere quella di precedere la concorrenza, andando a scovare i nuovi Zidane in giro per il mondo, prima che esplodano e che il loro costo diventi proibitivo. Con costanza e lungimiranza, è possibile: in Italia, nel piccolo (ma neanche tanto) ce lo insegna l'Udinese.
E' questa la strada che dovrebbe intraprendere la Juventus (ma anche il Milan e l'Inter), magari smettendo, nel frattempo, di parlare di obiettivi costosi e irraggiungibili, per non illudere la propria tifoseria. Perché ancora poche ore fa, nell'intervista a Tuttosport, Marotta ha ribadito, come all'inizio del mercato estivo: "Cavani e Jovetic sarebbero funzionali al nostro modello". Salvo poi precisare, nella stessa intervista: "Peccato che per Cavani ci sia una clausola da 60 milioni: irraggiungibile". Appunto, irraggiungibile. Mentre nel mondo, ne siamo sicuri, c'è qualche giovanissimo 'Zidane' che aspetta solamente di essere scoperto. Basta avere la bravura per andare a scovarlo per primi, anche senza avere 60 milioni in tasca.