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    Capello: 'In Italia comandano gli ultrà, fanno quello che vogliono. Sciocchi i giocatori che vanno a salutarli'

    Capello: 'In Italia comandano gli ultrà, fanno quello che vogliono. Sciocchi i giocatori che vanno a salutarli'

    Fabio Capello, ex allenatore di Milan, Juventus e Roma, con tante esperienze all'estero tra Cina, Inghilterra, Russia e Spagna, torna a parlare degli ultrà dopo quanto successo a San Siro, coi cori razzisti lanciati contro Bakayoko da parte di alcuni tifosi della Lazio. Queste le sue parole al Corriere della Sera: "Confermo la mia posizione e le mie idee, sì, nel calcio comandano gli ultrà. Purtroppo sono isolato. Eppure è proprio così, come ho detto tanti anni fa. Essere ultrà è un mestiere, in quel ruolo si fa business: non è normale. All'estero si interviene e si puniscono i responsabili, da noi è tutto diverso: servirebbero provvedimenti seri, importanti, invece niente. Guardate cosa succede in Inghilterra: certo personaggi vengono fermati. Anche in Spagna è lo stesso. E se osservate le immagini della Premier, vi accorgerete che gli stati sono sempre pieni". 

    IL CASO ITALIA - "Perché non c'è fermezza? Non lo so. Ma so che se un ultrà va allo stadio e si comporta com'è successo a San Siro, procura un danno a tutti: agli altri tifosi, allo sport. Solo in Russia ho visto cose peggiori. Là negli stadi c'è gente ha un'aggressività notevole, fisica e verbale. L'ho vista io stesso in azione. Però, quando i tifosi sbagliano, vengono puniti in modo duro. In Italia non è così: gli ultrà si sono impadroniti di un settore dello stadio e fanno quello che vogliono. Avete visto come si comportano i calciatori alla fine della partita? Non salutano tutto lo stadio dal centro del campo, non ringraziano ogni tifoso di ciascun settore: vanno sotto la curva, dagli ultrà. Una sciocchezza, una mancanza di rispetto verso gli altri. In trasferta è giusto che vadano nel settore occupato dai loro tifosi, da coloro che li hanno seguiti e sostenuti, ma in casa dovrebbero rimanere al centro del campo e trattare tutti allo stesso modo". 

    SU SAN SIRO - "Da sospendere quando ci sono quegli atteggiamenti? Assolutamente sì, sono d'accordo con chi sostiene che le gare vadano interrotte. C'è un problema, però. Non si capisce mai qual è l'intensità necessaria per prendere una decisione di questo tipo. Una volta i cori non si percepiscono abbastanza, un'altra volta viene tirata fuori una storia differente. Così, alla fine, le partite non si sospendono mai. E gli ultrà continuano a fare quello che vogliono".

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