Calcioscommesse: ecco quanto si è puntato sulla Lega Pro
Una situazione che emerge con chiarezza anche dalla intercettazioni della Procura di Catanzaro, relative all’ultima inchiesta sul calcio: all’estero "scommesse per milioni di euro" anche in contanti, in Italia dei "cavalli" costretti a spezzettare le giocate in più agenzie, giocando somme modeste per non incappare nelle norme antiriciclaggio. Un percorso a ostacoli che - informa Agipronews - ha tenuto ai margini della vicenda i bookmaker italiani: il peso della Lega Pro sul totale delle scommesse piazzate sul calcio, pari a 3,4 miliardi di euro nel 2014, è inferiore al 3,5% (118,6 milioni di euro) del movimento di gioco - sui siti dei bookmaker esteri, secondo le stime degli analisti, le giocate sull’ex serie C è più del doppio, circa 250 milioni - i campionati Dilettanti si aggirano sotto l’1%, quindi, circa una trentina di milioni.
Impossibile fare i furbi online, con i conti gioco degli operatori ".it" controllati in tempo reale, mentre nelle agenzie autorizzate, fanno sapere ad Agipronews alcuni quotisti dei principali operatori made in Italy, la linea di difesa è ben collaudata: si limita il rischio e - nel caso - si avvia la procedura di segnalazione al "Robocop" dei Monopoli, con l’alert che arriva fino al Viminale. Innanzitutto chi punta o vince più di mille euro è obbligato a presentare un documento d’identità, attraverso il quale, sarà archiviato in un data base. E poi tetto sulle vincite: 10mila euro per scommessa singola, e 50mila per le multiple. E non solo: i canoni di protezione sono calcolati anche attraverso la statistica dei flussi di gioco. Si fa una media su tal evento e tal campionato, che diventa parametro di riferimento. In caso di giocate superiori alla media, si chiudono i sistemi di accettazione gioco. E, ancora: le gare più a rischio, spesso non sono inserite in palinsesto. Paletti, sistemi d’allarme, Robocop e tetti: ecco perché per i "furbetti" delle scommesse, è molto più facile giocare all’estero piuttosto che in Italia.