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Calcio italiano in crisi per colpa degli stadi: Galliani scopre l'acqua calda. Ma chi è al governo e del calcio se ne frega?
di Xavier Jacobelli
Direttore quotidiano.net
Dalla Cina con ardore, Adriano Galliani lancia l'allarme sul calcio italiano. "E' sempre meno competitivo rispetto a inglesi, tedeschi, spagnoli e francesi". "Da ristorante di lusso che eravamo siamo diventati una pizzeria". "Senza stadi non si può fare niente e senza una nuova legge non si possono costruire stadi in Italia. Lo hanno capito anche i politici, ma il disegno di legge è rimasto bloccato fra i due rami del Parlamento". Un'analisi lucida, praticamente perfetta, quella tracciata dal sessantasettenne vicepresidente vicario e amministratore delegato del Milan, già presidente della Lega calcio per quattro anni e indubitabilmente il miglior manager del nostro calcio. L'intervista rilasciata stamane alla Gazzetta dello Sport è da manuale. Ma pecca di troppe amnesie.
Il proprietario del Milan - del quale Galliani da 25 anni, 5 mesi e 14 giorni è il braccio destro in Via Turati - è anche presidente del Consiglio e leader della maggioranza di governo che da 3 anni e 3 mesi non riesce ad approvare il disegno di legge sulla costruzione dei nuovi stadi. E il bello è che il provvedimento è stato definito "bipartisan", in quanto presentato congiuntamente da un membro del centrodestra e da uno del centrosinistra. Durante questi tre anni e tre mesi, Galliani, anche a nome dei colleghi presidenti, avrà sicuramente trovato tempo e modo per ricordare a Berlusconi che gli stadi italiani fanno schifo, che sono i più fatiscenti, insicuri e malfrequentati d'Europa. Che nel frattempo, la Federazione Italiana Giuoco Calcio ha perso sia la corsa agli Europei 2012, assegnati a Polonia e Ucraina sia agli Europei 2016, stravinti dalla Francia la quale, il giorno dell'assegnazione, a Nyon ha mandato Sarkozy mentre Roma è stata rappresentata da un valente, quanto sconfitto in partenza, sottosegretario. Anche perchè, a Platini e all'Uefa il presidente transalpino ha testualmente detto: "Qui ci sono 1,7 miliardi di euro per l'Europeo 2016. Sappiate che, ce lo diate o no, noi i nuovi stadi li costruiremo comunque". Velo pietoso anche sulle speranze di riavere un mondiale: sino al 2022 sono già stati attribuiti, bene che vada ci vorranno almeno altri vent'anni prima che l'Italia li ospiti.
Ancora. Galliani è allarmato: "Siamo quinti in Europa e anche i francesi ci sorpasseranno grazie all'Europeo 2016". Bravo. E perchè li abbiamo persi gli Europei del 2016 che, incidentalmente, porteranno in dote ai cugini almeno un punto in più diPil? Leggere le righe sopra.
Non parliamo della classifica Uefa. Galliani dixit: "Non trovo giusto che ci sia un ranking unico per Champions e Europa League, è un'anomalia a livello mondiale. Perchè se fai risultati in Europa League i posti sono sempre tre, ma se il ranking peggiora diminuiscono quelli di Champions. Mi pare un'ingiustizia".
Quando ha un attimo di tempo, Galliani può sempre fare una telefonata al bravissimo collega Roberto Vinciguerra, giornalista di Radio Sportiva e del sito violanews.com, grande esperto di classifiche Uefa e Fifa. Gli spiegherà che se ci fossero due graduatorie Uefa, l'Italia starebbe già rotolando verso il quinto posto in Champions e sarebbe addirittura settima in Europa League. E poi, è mai possibile che il meccanismo del ranking unico stia bene a tutti tranne che a noi, sempre pronti a farci riconoscere?
Di ritorno dalla Cina, alla prossima riunione in Lega o in Figc, anzichè parlare solo e soltanto di diritti tv, Galliani sollevi la questione stadi con i suoi colleghi e li convinca a spaccare i timpani a quelli della Casta. Fra i quali ce ne sono molti sempre pronti a fare incetta di biglietti e tessere omaggio. Tanto loro mica vanno in curva e mica devono stare in coda davanti ai tornelli. Allo stadio quelli vanno gratis e in tribuna d'onore. Lunga vita ai ragazzi delle Curve.