Da Rivera a Romario, fino a Weah: quando il calcio diventa politica
Weah presidente della Liberia entra a far parte di quell’élite di ex sportivi che - calato il sipario sulla carriera - hanno cominciato a fare politica. Qualche nome: in Italia il calciatore più «politico» è stato sicuramente Gianni Rivera, eletto in quattro legislature; ma più indietro nel tempo va ricordato Amadeo Amadei, il Fornaretto di Roma, che si candidò a sindaco (e perse). Più di recente ecco i casi di Kaka Kaladze - già Ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali e poi vicepremier della Georgia - che un paio di mesi fa è stato eletto sindaco di Tiblisi; e quelli - in Brasile - di Romario (senatore dal 2014), Bebeto (deputato) e della leggenda del Vasco da Gama, Roberto Dibamite, consigliere e deputato a Rio. Julio Cruz ha corso per la carica di sindaco di Lomas de Zamora (non eletto), mentre il suo ex compagno nel Bologna, Carlo Nervo, il sindaco l’ha fatto per davvero (a Solagna, nel vicentino).
Non è detto che sempre, i campioni, mantengano il lume della ragione. C’è una proposta di legge di Romario - approdata in Senato - che ha fatto ridere tutto il Brasile. E’ questa: «Proibire la musica funk, perché esalta il crimine». Poi per fortuna ha fatto un passo indietro e ha spiegato: «Vengo dalla favela, non posso essere contro la musica. Il problema sono i reati che si consumano durante le feste». Avanti: Blochin, mito russo, è stato eletto nel Parlamento Ucraino, Hakan Sukur è diventato parlamentare turco nel 2015, ma poi, col tentativo di golpe dell’anno dopo è stato accusato di essere affiliato ad un gruppo terrorista. Massimo Mauro, Stefano Tacconi, Sheva, Giovanni Galli: hanno tutti fatto - con alterne fortune - politica. Così come un onesto centrocampista che negli anni ’80, dopo essere cresciuto nelle giovanili dell’Inter, giocò con Rimini, Salernitana, Avellino, Cagliari, Genoa, Ancona, per chiudere la carriera nel ’95 a Lecce. Si chiama Marco Pecoraro Scanio, una decina d’anni fa è stato senatore della Repubblica, per i Verdi. Ora tocca a Weah: auguri.