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    Cagliarimania: troppi rossi, ma tutti giusti?

    Cagliarimania: troppi rossi, ma tutti giusti?

    Ci risiamo. Daniele Conti è ricascato nel profondo rosso, inteso come cartellino.  Il secondo di questa stagione, dopo quello diretto arrivato al 71’ di Cagliari-Livorno. Questa volta è arrivato per somma di ammonizioni, ma il risultato non cambia. Il capitano rossoblù è presente nelle prime posizioni dei più cattivi del campionato con undici cartellini gialli (al primo posto c’è Cesar del Chievo con tredici ammonizioni) e rappresenta una delle prede preferite degli arbitri italiani. La familiarità di Conti con i cartellini è costata già quattro giornate di squalifica, alle quali si aggiungeranno le tre che dovrà scontare in seguito all’espulsione subìta domenica contro la Lazio. Un’assenza pesante per la squadra di Lopez, che dovrà affrontare, in sequenza, un Bologna assetato di punti, il Verona squadra rivelazione del campionato ed un Torino ormai salvo ma non per questo meno pericoloso.

    Insomma la carica agonistica del capitano sta per certi versi diventando un boomerang. Da un giocatore con la sua esperienza e con il suo carisma ci si aspetterebbe maggiore equilibrio e maggior senso di responsabilità.
    D’altra parte ci sentiamo di affermare che maggiore equilibrio dovrebbe mostrare la classe arbitrale nei confronti di questo giocatore. Perché, francamente, spesso si nota una severità eccessiva non giustificata. Ad esempio, in occasione del secondo giallo contro i biancocelesti, l’intervento su Biglia non meritava affatto di essere sanzionata con il cartellino. Un normale fallo di gioco, che nel maggior parte dei casi non implica alcuna conseguenza, mentre quando ci si trova di fronte uno con la fama da ‘duro’ come Conti scatta in automatico il giallo.  Un giallo in questo caso mal digerito dal centrocampista romano, che nel tunnel degli spogliatoi non le ha mandate a dire al direttore di gara e, giustamente, per la reazione spropositata si è beccato altri tre turni di stop.

    Come spesso accade tra i banchi di scuola, quando l’insegnante punisce l’allievo solitamente più indisciplinato a prescindere, anche se in quell’occasione è stato buono al suo posto, così accade tra alcuni arbitri e il centrocampista cagliaritano. Servirebbe quindi un po’ di equilibrio e responsabilità da ambo le parti: sia nei giudizi che nel modo di stare in campo.

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