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Cagliari, Pavoletti: 'Non mi sento finito, sono forte di testa grazie al tennis'
SUI GOL NEL RECUPERO CON BARI E FROSINONE - “Si racchiude tutto nell’amore per Cagliari. Era giusto subito tornare in Serie A e ieri per chiudere un po’ il cerchio, sembrava che la prima vittoria in Serie A aspettasse di nuovo me. Ad inizio partita ero fiducioso di vincere, poi quando mi sono ritrovato in campo sul 3-2 mi sono detto che avrei dovuto metterci lo zampino. Sono quelle partite che possono dare il là ad una stagione diversa, ci mancava ritrovare queste sensazioni belle di cuore, di voglia, di caparbietà, è stata una vittoria cercata e voluta da tutti”.
SUL RAPPORTO COL PADRE - “Se mi fossi tolto la maglia nell’esultanza mio padre non me l’avrebbe perdonata, è molto severo, mi manda un papiro a fine partita. Lui è veramente il mio fuoco, a volte io non credo a quello che crede lui, mi vede ancora il Pavoletti da 20 gol ed è il mio motore. Ieri però mi ha riempito di complimenti. Mio padre giocava a tennis e lui era il mio eroe, infatti ho iniziato col tennis e solo a 10 anni mi sono dato al calcio. Poi in adolescenza ho provato anche il rugby e me la cavavo bene”.
SUL SUO OBIETTIVO STAGIONALE - “Sono all’ultimo anno di contratto e, se dovesse essere l’ultimo, il mio sogno sarebbe fare di tutto per far salvare il Cagliari e lasciare nel migliore dei modi. Stare qui è un regalo ogni giorno, il minimo che posso fare è dare il mio contributo con i gol e con la mia presenza nello spogliatoio, c’è tanto valore umano nella nostra squadra, un allenatore che non ha bisogno che lo presento io e un ambiente serio, non sarà facile ma possiamo farcela”.
SUL RUOLO ALLA ALTAFINI - “Io vorrei sempre giocare, dico la verità, ma come faccio a dire al mister cosa fare che le indovina tutte? Mi faccio degli esami di coscienza, ad inizio stagione non ero in formissima, di solito il mio vero campionato parte ad ottobre, quindi sono in linea. Non mi sento ancora finito, credo di poter dare ancora qualcosa. La specialità dei colpi di testa? E pensate che ora salto con un ginocchio in meno (ride, ndr). Non è mai quanto salti in alto, ma è il tempo e il modo a fare la differenza. Forse gli anni di tennis mi hanno insegnato la scelta di tempo”.
SUI COMPAGNI DI REPARTO - “Zito (Luvumbo) è un giocatore veramente fastidioso, sono sicuro che può fare bene. So che è molto attaccato al Cagliari, il suo sogno sarebbe portare il Cagliari a diventare una big. Credo che abbia potenzialità importantissime, deve capire che è un gioco di squadra, a volte con dei dribling di troppo si stanca e con un uno-due può trarne vantaggio. Come tutti i ragazzi vanno guidati a saper sfruttare bene le sue potenzialità, ha velocità, è cattivo, tira bene, ha visione di gioco, ha tutte le caratteristiche. Ci sono tanti ragazzi bravi, che stanno entrando in condizione, c’è competizione ma è sana. E’ un gruppo già dall’anno scorso fondato su sani principi. Ieri mi sono trovato abbracciato da Lapadula, Shomurodov, Petagna, come se avessero segnato loro. E quando condividi gli stessi principi nello spogliatoio è sempre più facile, spero che inizino presto a segnare anche loro. Tra poco ci darà una mano anche Gianluca (Lapadula) che l’anno scorso ci ha portato in Serie A”.