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    'C'era il rigore per il Milan, non il nostro': la lezione di Ranieri, onestà e lealtà nel calcio dei furbi

    'C'era il rigore per il Milan, non il nostro': la lezione di Ranieri, onestà e lealtà nel calcio dei furbi

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    C’è un uomo, prim’ancora che un allenatore, il quale domenica sera ha pronunciato due frasi passate quasi inosservate. Perché non hanno suscitato clamore e polemiche, perché non hanno offerto alibi a nessuno, perché la sua squadra (la Sampdoria) non è una grande. Quell’uomo si chiama Claudio Ranieri e ha detto: “Il rigore per il Milan c’era: dal campo pensavo che Jankto fosse stato caricato, ma non è così. Hanno fatto bene, invece, a non assegnare il penalty a noi per il tocco di Gabbia: se mi avessero fischiato contro un intervento del genere, mi sarebbe dispiaciuto”.

    Più lucido di qualsiasi moviolista (gli episodi sono davvero così, come li ha descritti). Più leale e obiettivo di qualsiasi osservatore. Più uomo di tutti coloro che nel calcio cercano sempre scuse per giustificare una sconfitta. Cosa sarebbe costato a Ranieri affermare: se hanno concesso il rigore al Milan, dovevano darne uno anche a noi? Avrebbe avuto un alibi da offrire al suo presidente e ai suoi tifosi e magari molti gli avrebbero dato anche ragione, scagliandosi contro i rossoneri favoriti nella lotta per lo scudetto.

    Se Ranieri avesse denunciato un’ingiustizia che la sua Samp non ha subito, avrebbe avuto anche qualche titolo sui giornali. Invece niente: le sue frasi sono state ignorate. Eppure, in un mondo in cui tutti gridano a prescindere dagli eventi, chi va controcorrente dovrebbe essere non solo apprezzato, ma anche notato e magari celebrato. Pazienza: Claudio se ne farà una ragione. Ma uno così teniamocelo stretto.

    @steagresti
     

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