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    C’è un gioco killer su Tik Tok che adesca e uccide: dichiarata la morte cerebrale di una bambina di 10 anni

    C’è un gioco killer su Tik Tok che adesca e uccide: dichiarata la morte cerebrale di una bambina di 10 anni

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Tragedia in un ospedale di Palermo. I medici hanno dichiarato la morte cerebrale di una bambina di dieci anni. Si tratta dell’ultima vittima di un killer assassino che corre sulla Rete travestito da intrattenitore ludico per ragazzi. Un mago Zurlì dei nostri tempi. 
    Sulla piattaforma cinese Tik Tok, quella bandita da Trump non per motivi etici ma soltanto commerciali, c'è qualcuno che propone un “gioco” che in realtà è ne più e ne meno che l’equivalente della roulette russa. Si chiama “Black out challenge” e appartiene alla categoria delle sfide estreme le quali affascinano tanti minorenni fuori dal controllo dei genitori e perennemente attaccati al telefonico. La macabra gara consiste nell’ infilare la testa dentro un cappio, stringere sino al soffocamento e verificare quanto tempo si è in grado di resistere.

    E’ esattamente ciò che ha fatto la bambina palermitana trovata dai genitori a terra esanime e con il computer acceso. La piccola vittima del gioco killer non è la prima in Italia. Qualche tempo fa a ”suicidarsi” senza l’intenzione di farlo veramente è stato un minorenne milanese che si era stretto al collo una di quelle corde che servono per le scalate in montagna, lo sport praticato dai suoi genitori. Nel mondo i ragazzi che affrontano orribili competizioni del genere sono ormai milioni ma nessuno tra coloro che hanno l’autorità per farlo ha provveduto fino ad oggi di oscurare queste trappole mortali.

    La cosa folle è che in un momento in cui l’ossigeno è un bene così fondamentale per la sopravvivenza al virus, c’è che muore per essersi privato di quell’elemento prezioso per “gioco”. Sui motivi che spingono i nostri figli a cimentarsi in queste sfide a distanza tra di loro ma in diretto contatto con la morte educatori, psicologi e sociologi tentano di dare una spiegazione molto complessa da trovare eppure talvolta semplice da indicare perché basterebbe o comunque aiuterebbe a comprendere che nodo principale da sciogliere si trova nelle famiglie e nella loro disattenzione verso i loro figli. La generazione di adulti che, da piccoli, si divertivano con le biglie, le figurine della Panini le Barbie. E poi, dopo Carosello, tutti nanna. L’unico telefono, nero, si trovava appeso al muro di casa.

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