AFP/Getty Images
#Buffon40 e poca voglia di smettere
I COLORI - L’azzurro è una delle poche tonalità nette della carriera di Gigi Buffon, decorata allo stesso tempo da tante sfumature. Azzurro come il cielo di Berlino a luglio 2006, l’Italia sulla vetta del mondo grazie anche alle sue parate, In copertina contro la Germania in semifinale, poi su Zidane. L’estate post Mondiale è quella della scelta definitiva: legarsi a una sola maglia, fino alla fine, sposando la Juventus anche nella discesa catartica in Serie B. Un investimento i cui ricchi dividendi saranno distribuiti negli anni successivi.
SOGNANDO KIEV - A una bacheca stracolma di trofei, riconoscimenti, primati, manca quella Champions League sfuggita in tre occasioni. Cardiff sembrava la volta buona, dopo le delusioni del 2003 e del 2015. Tirava un’aria propizia, ne venne invece fuori una nottata da incubo e l’amara sensazione di cadere a pochi metri dal traguardo. Senza perdere di vista il record del settimo scudetto di fila, il trono d’Europa rappresenta forse lo stimolo più pungente per far alzare Gigi Buffon da quella panchina innaturalmente occupata al Bentegodi. La prospettiva inizia a rovesciarsi, rispetto a un’annata che molti avevano inteso come l’ultima passerella: chiudere in gloria a Kiev, o riprovarci. Con il conforto di potersi gestire, perché alle spalle c’è un altro titolare come Szczesny che brilla nelle prestazioni e nel buon senso. Perché selezionare gli impegni è il segreto della longevità agonistica, è la tattica di Roger Federer. Può diventare la strada per goderci un altro anno di Buffon.
@pietroscogna