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    Buffon aveva un accordo con il Milan, ecco perché Berlusconi bloccò l'affare

    Buffon aveva un accordo con il Milan, ecco perché Berlusconi bloccò l'affare

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Un anno fa, il 3 agosto 2022, ci lasciava Villiam Vecchi che vinse tutto con il Milan, passato alla storia come “l’eroe di Salonicco”, perché le sue grandissime parate nella città greca consentirono ai rossoneri di vincere 1-0 (con gol di Chiarugi) la coppa delle Coppe nel 1973 contro il Leeds. Terminata la carriera, Vecchi è poi diventato grande anche come preparatore di portieri nella Reggiana dove ha conosciuto il giovane allenatore Carlo Ancelotti, che avendo capito subito le sue qualità professionali e umane gli ha chiesto di seguirlo alla Juventus, al Milan e al Real Madrid, continuando così a vincere dietro le quinte, felice di aiutare a crescere tra gli altri anche Gianluigi Buffon. E proprio perché Vecchi aveva stabilito con lui, fin dal suo primo giorno a Torino, un rapporto non soltanto di stima reciproca ma di sincera amicizia, nelle ore dell’addio del più grande portiere italiano, possiamo aggiungere un clamoroso episodio, conosciuto da pochi, che lo riguarda e avrebbe potuto cambiargli la carriera.

    Come ci rivelò Vecchi, in un’intervista sulla “Gazzetta” per i suoi 70 anni, Buffon è stato vicinissimo al Milan nell’estate del 2006, quella in cui diventò campione del mondo con la Nazionale mentre la Juventus veniva retrocessa in serie B per “Calciopoli”.

    Allora Vecchi era il “braccio destro” di Ancelotti come preparatore dei portieri del Milan, in cui il titolare era il brasiliano Dida che però, dopo il famoso petardo in un derby di Champions, accusava spesso problemi fisici. Per questo, conoscendo i suoi ottimi rapporti con Buffon, l’amministratore delegato rossonero, Adriano Galliani, incaricò Vecchi di chiedere al portiere juventino se era disponibile a trasferirsi al Milan, evitando tra l’altro di scendere in B. La trattativa, ovviamente segretissima, che Galliani aveva definito “operazione mani sicure”, sembrava avviata a buon fine. Al contrario di Ibrahimovic, infatti, Buffon si sarebbe rifiutato di passare all’Inter dopo la rivalità esplosa da “Calciopoli”, ma era disposto a trasferirsi al Milan. Si era persino parlato del contratto, un quadriennale da sei milioni di euro a stagione per il portiere, con la promessa di versare trenta milioni di euro alla Juventus. Era tutto fatto ma il presidente Silvio Berlusconi, che ha sempre preferito gli attaccanti ai difensori, disse testualmente a Galliani: “non si possono spendere trenta milioni per un portiere”. E così, con grande imbarazzo e uguale dispiacere, Vecchi fu costretto a fare l’ambasciatore al suo amico Buffon di una inattesa e retromarcia.

    Nessuno può sapere quanto avrebbe vinto Buffon con il Milan. Sappiamo, invece, che un anno più tardi mentre lui tornava in serie A con la Juventus, quella Champions sempre inseguita invano con la maglia bianconera fu conquistata per la seconda volta da Dida, ultimo portiere rossonero campione d’Europa, dopo il successo ad Atene contro il Liverpool. E più in generale sappiamo che Buffon ha continuato a battere altri record, confermandosi un campione di stile in campo e di umanità fuori. Perché, al di là delle sue parate, non dimenticheremo mai le sue lacrime in quella torrida mattinata di un anno fa, quando sfidò il caldo e il traffico sulle strade della provincia di Reggio Emilia per dare l’ultimo saluto, nella Chiesa di Fellegara, al suo indimenticabile amico Villiam Vecchi.

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