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    Bucciantini: Roma, fusione perfetta. Fiorentina all'opposto

    Bucciantini: Roma, fusione perfetta. Fiorentina all'opposto

    • Marco Bucciantini
    Le due partite adocchiate nel lungo pomeriggio andavano nello stesso solco: la Roma ha disposto in fretta del Cagliari, per la perfetta fusione degli elementi d’attacco: i movimenti, la visione, la diversità. Certo, la linea difensiva di Zeman incoraggia, e il centrocampo della Roma – anche se rimaneggiato, produce d’inerzia – ma Garcia possiede sei attaccanti che completano lo spettro, e li turna secondo necessità, condizione, avversario, e con loro trasforma vagamente la squadra, che per altro va avanti solida e robusta su antiche e giovani certezze (Manolas ha il medesimo senso dell’anticipo di Benatia, e questo serviva per ripartire in fretta nell’azione). Nessuno dei giallorossi sommerà numeri straordinari, proprio per questo impiego a singhiozzo (Gervinho gioca di più, ma non è goleador). Ma gli attaccanti sono tutti ingranaggi capaci di favorire la manovra prima di esserne avvantaggiati. Un’ora dopo era invece il momento della Fiorentina e lasciava impressioni opposte: Cuadrado, Ilicic e Gomez non riuscivano a organizzare nemmeno un’azione in comune. Singolarmente, sembrano incastri di un tetris perfetto: il centravanti di presenza e continuità, l’ala dribblomane e ficcante, il trequartista tecnico dalle giocate improvvise. Eppure i tre non s’incastrano, non ancora. Colpa di un gioco che scorre ancora un po’ lento, fino a trovarli sempre marcati, anche se ieri Montella ha cambiato, cercando strade nuove. Meno possesso palla, più ricerca dell’interdizione (e infatti statistica nuova per i viola: hanno commesso il doppio dei falli subiti, quando di solito era il contrario), voglia di ripartire più in fretta, anche senza palla, per nascondere la mancanza del regista (Pizarro) e del palleggiatore tuttocampista (Borja Valero). Il noviziato di Badelj ha complicato il progetto, ma resta quell’obiezione di coscienza dei tre attaccanti al lavoro d’insieme. Per fortuna di Montella, Kurtic è indovinato per questo nuovo modo di aggredire il campo: che poi segni, e subitissimo, è incanto calcistico. Per sfortuna di Colantuono, la migliore Atalanta del mese si è dispersa nella giornataccia di Denis, quando Boakye sembrava invece ispirato (mai quanto Neto, però). Al netto delle occasioni, la Fiorentina ha giocato peggio che con il Genoa, ma è un calcolo fasullo: ha saputo soffrire, proprio perché meglio disposta dal suo tecnico alla lotta. Così ha trovato i punti. Quelli che ancora mancano alla Lazio, che per ora è uno studente modello e sembra coprire il campo con bravura accademica, fino al dominio. La traduzione dell’esercizio in pratica è sempre un momento sfuggente e passa anche dalla personalità dei giocatori: quella collettiva è evidente, e piacevole. Al dunque, l’unico che “vuole” la vittoria, i gol, i tiri sembra Candreva: Pioli deve recuperare il carisma e la sensibilità agonistica di Klose e Mauri, oppure trasmettere quei cromosomi agli altri studenti-modello. Ieri, gli infortuni prematuri dei difensori non hanno permesso al tecnico di intervenire con i cambi, e tanto potenziale è rimasto inespresso. De Vrij per ora è il Franti della scolaresca: va detto.

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