Bucciantini: Allegri, saggezza e meno ossessione di Conte
Marco Bucciantini
Mai come in questo campionato tre sole partite sembrano già sufficienti per vederci chiaro: due squadre viaggiano svelte e sciolte, 9 punti, 0 gol subiti. Niente d’impressionante ma un governo pressoché totale delle partite e degli avversari, fino ad accennare il possesso del ritmo e delle emozioni di quanto succede in campo. Nella partita più significativa, la Juventus vince di misura solo perché il Milan capisce e accetta di essere inferiore: si fosse proposto per blasone e naturale ambizione, sarebbe finito male. Così, invece, può rinfrancarsi di un risultato stretto e lottato. Poteva anche pareggiare, il Milan, ma il dato vero è che non poteva vincere. Questi sono i rapporti di forza fra le due squadre: il divario tecnico e fisico a centrocampo (compresi i terzini di appoggio) ha riempito la partita della presenza juventina. Peccato ad Allegri manchi un attaccante esterno per variare qualche volta le trame, e rodare soluzioni differenti: storia vecchia. Così si procede il lavoro fatto da Conte, con saggezza, forse meno ossessione per sfiancare gli avversari e qualche tentativo di verticalizzazione, per conservare energie. Ma chi insiste nel vedere novità, e calcola di conseguenza, romanza la realtà. Se è un concorso di contributi eccentrici, ecco il nostro: essendo Pogba e Marchisio più bloccati in mediana dall’assenza di Pirlo (difatti concludono dalla distanza, e quasi mai da dentro l’area, nelle loro solite incursioni) e mancando quel satanasso di Vidal, la Juventus è costretta a chiedere più “quantità” agli attaccanti, magari riposandoli nel lavoro ai fianchi delle difese, per incursioni ancora latenti degli altri. Ci sono giocatori che si esaltano nelle responsabilità: così è per Tevez.