Brescia, è allarme:| Un altro semaforo rosso
Un altro semaforo rosso, il terzo consecutivo. Rosso come le maglie del Grosseto, che vince per scaltrezza ed esperienza. Rosso come la rabbia del Brescia, già rabberciato di suo soprattutto in difesa (Berardi in campo stirato, Zambelli che esce dopo 43 minuti). Rabbia per quel che accade in campo, e non tanto per i gol subìti e per la nuova sconfitta.
I biancazzurri, da Maifredi in giù, parlano di provocazioni continue degli avversari, di colpi proibiti (Olivi sullo zigomo suturato di Zambelli, costretto a uscire anzitempo), di frasi razziste dei giocatori toscani (Sforzini il primo inidiziato) nei confronti di De Maio, espulso per la reazione, e di El Kaddouri.
Al di là di tutto, questo conta e il Brescia fa poco, a parte giochicchiare passabilmente fino alla prima testata dell'ariete Sforzini, per ribellarsi agli schiaffi della sorte e a quelli non metaforici, che allo «Zecchini» sempre più arroventato e stregato (una vittoria alla prima nel 2007, poi 3 bastoste di fila) sono sempre abbondanti. I LIMITI strutturali di questa rosa, cui l'inserimento di Cordova ha l'effetto di un bicchiere d'acqua su un incendio, sono acuiti dalla defezioni. E il parapiglia di Grosseto priverà Scienza, per la prossima partita con la Reggina, dell'unico centrale di ruolo (De Maio) e di Jonathas, che sarà squalificato per somma di ammonizioni. E Berardi è alle prese con uno stiramento. Altro che rossi di rabbia.
Certo è che il metro usato dall'arbitro Baratta di Salerno aiuta poco: sei ammoniti del Brescia contro uno del Grosseto, Sforzini, che i suoi 193 centimetri li usa benissimo (splendida la capocciata dell'1-0) ma che mette le mani addosso un po' a chiunque restando impunito per 77 minuti. Qualche biancazzurro, Dallamano ad esempio, viene ammonito alla prima irregolarità. Alla fine, a mettere tutti d'accordo (è un modo di dire, vista la situazione), ci pensa Caridi, uno che ha talento e quando lo esprime, non ce n'è per nessuno. Nemmeno per il Brescia. Il fantasista fa ammonire uno dopo l'altro Daprelà, Salamon, Dallamano e Berardi, che lo fermano solo con le cattive, e in più firma il 2-0 con un guizzo da opportunista su dormita della difesa biancazzurra. In tutto questo caos il Brescia costruisce un'occasione sullo 0-0 (6': assist di Feczesin e girata di El Kaddouri con bella respinta di Narciso) e un'opportunità per rientrare nei giochi (17' della ripresa: Jonathas, solo davanti al portiere, alza troppo il pallonetto). Stop. Il resto è il colpo di testa di Sforzini (21'), che ruba il tempo a Salamon su centro di Caridi e fa secco Leali, e il guizzo di Caridi (14') su lungo lancio di Crimi e la retroguardia biancazzurra non irreprensibile. IN MEZZO c'è un palo su punizione di Giallombardo al quinto e ultimo minuto di recupero del primo tempo, tanti colpi proibiti, Baratta che mostra il giallo ai biancazzurri e solo a loro. Alla fine c'è pure la rabbia di De Maio, espulso e che, uscendo, al quarto uomo Castrignanò, urla «è una cosa razzista, non si dice».
Ne accadono di tutti i colori a Grosseto, ma dalla tavolozza dello «Zecchini» scompare la tonalità rosea, come l'orizzonte della squadra di Scienza fino all'inizio di questo ottobre che più maledetto non poteva rivelarsi. Tre sconfitte consecutive sono pesanti, la classifica che peggiora sabato dopo sabato preoccupa magari non quanto le quotazioni dei gioielli della casa, che possono essere rapide a precipitare tanto quanto lo sono state ad andare alle stelle. Ma ci deve essere una via di mezzo tra gli 11 gatti con gli stivali di settembre e i bravi ragazzi impauriti di ottobre. Ci deve essere. Questione di semafori che devono tornare verdi, ma anche di sopravvivenza e la classifica non più da sogno c'entra relativamente.