Brasile: Indignados in piazza nelle 12 città del mondiale contro Blatter e Dilma
Per oggi, giorno dell’esordio con Brasile-Croazia (a San Paolo, ore 17 locali, le ore 22 italiane), secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it è stata indetta una giornata di lotta coordinata che si estenderà a macchia d’olio in tutto il Paese. Con un’azione sincronizzata dei vari movimenti sociali e sindacati, uniti dallo slogan Nao Va Ter Copa, nelle dodici città che ospitano il Mondiale, a partire da San Paolo e Rio de Janeiro, ci sarà il tentativo di bloccare in massa aeroporti, stazioni, autostrade e la viabilità urbana e nazionale. Obiettivo? Paralizzare l’intero Paese, sull’onda dello sciopero della metropolitana che è riuscito a bloccare San Paolo nei giorni precedenti, colpendo soprattutto i giornalisti in arrivo da tutto il mondo e costringendoli a parlare di conflitto sociale più che di tattiche e di formazioni. Lo stesso tipo di azione oggi sarà messa in atto in diverse città. Il piano delle proteste così allargato e coordinato rende perfettamente l’idea del consenso e della diffusione capillare nell’intero Brasile delle istanze di protesta raccolte intorno alla Coppa del Mondo: evento destinato ad acuire lecontraddizioni sociali del Paese piuttosto che a sopirle. Le rivendicazioni dei manifestanti sono chiare e palesi. A fronte di una spesa pubblica per l’organizzazione dell’evento di oltre 13 miliardi, il governo di Dilma Rousseff ha operato drastici tagli alla spesa pubblica e al welfare: dall’istruzione alla sanità, dai trasporti alle pensioni fino agli alloggi popolari. Poi gli sgomberi di ampi settori delle favelas o di luoghi abitati dai nativi, sotto lo slogan della pacificazione e all’insegna della speculazione edilizia. E proprio la lotta per la casa è il fulcro su cui si è cementificata la coesione del movimento. Essendo oramai chiaro che l’organizzazione di grandi eventi sportivi non porta benefici alle casse dello stato, ma solo agli sponsor e agli investitori privati, nessuno in Brasile crede che se anche Neymare compagni dovessero sollevare la Coppa la situazione economica migliorerà. Per questo oggi si protesta contro la Coppa del Mondo. A San Paolo i dipendenti della società che gestisce lametropolitana sono stati in sciopero per giorni, e la polizia domenica ha cercato di fermare le proteste sparando gas lacrimogeni ad altezza uomo in quella che è stata l’ultima di una serie di manifestazioni cominciate alla vigilia della Confederations Cup del 2013 e che si estenderanno per tutta la durata di Brasile 2014. E i cui picchi, spiegano fonti dei movimenti a ilfattoquotidiano.it, ci saranno oggi per la giornata inaugurale, in un giorno da decidere di fine giugno (probabilmente 28 o 29) e il 13 luglio, per la finale. La presidentessa Dilma Rousseff ha detto che il governo utilizzerà tutti i mezzi necessari per impedire il blocco del Mondiale, e ancora ieri ha dichiarato: “Le manifestazioni di piazza non aiutano lo sviluppo della democrazia”. Per questo le città saranno militarizzate grazie a un imponente schieramento di un centinaio di migliaia di uomini sul campo, tra forze dell’ordine emembri dell’esercito, per un business della sicurezza costato oltre un miliardo di dollari che ha coinvolto addirittura i temibili mercenari americani della Blackwater. Oltre al contenimento in piazza, da registrare anche l’allarmismo e la criminalizzazione del dissenso a mezzo stampa, con l’articolo del quotidiano O Estado de São Paulo che racconta di un accordo tra black block e Pcc (Primo Commando della Capitale), la più potente organizzazione criminale che controlla il narcotraffico nella capitale paulista. In realtà il numero di black block in Brasile è piuttosto esiguo, e poco violento. Si sono visti ragazzi incappucciati e vestiti di nero durante le proteste per la Confederations 2013 e nelle giornate di protesta precedenti a Brasile 2014. Hanno un profilo Twitter e una pagina Facebook, ma secondo gli analisti sono pochi e per nulla pericolosi. Quello che il governo teme veramente è la saldatura tra i vari movimenti storici, quelli per la casa e i sindacati delle grandi città, tutti sotto l’egida del poliforme blocco No Vai Ter Copa. Quello del black block, raccontano dall’interno dei movimenti, è uno spauracchio da usare per implementare le leggi repressive. Oltre a tutta una serie di arresti preventivi, il segretario di pubblica sicurezza di Sao Paulo Fernando Grella ha comunicato l’introduzione nello stato del reato di devastazione e saccheggio. Una legge emergenziale – simile al reato previsto dal Codice Rocco fascista in Italia, usato con parsimonia negli anni Settanta e ultimamente applicato agli ultras e poi alle proteste sociali – promulgata proprio per Brasile 2014, quando gli occhi del mondo stanno guardando, e le brutte figure non sono ammesse. Ovviamente il conflitto a bassa intensità che lacera il tessuto sociale brasiliano non è una novità: la Mapa da Violência 2013racconta di quasi un milione di morti ammazzati per arma da fuoco negli ultimi trent’anni, con un aumento del 300% dal 1980 a oggi. Ma l’evento sportivo, come le riunioni dei grandi della terra, esaspera le contraddizioni sociali e diventa occasione per i movimenti per sfruttare a loro favore questi occhi che guardano. Le strade del Brasile durante questo mese non faranno eccezione, e da oggi saranno loro le vere protagoniste: ben più dei costosissimi stadi dove si giocheranno le partite.
Luca Pisapia per il fattoquotidiano.it