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    Bove, dal baratro ai sorrisi. Quella videochiamata coi compagni che ha convinto tutti

    Bove, dal baratro ai sorrisi. Quella videochiamata coi compagni che ha convinto tutti

    • Filippo Caroli
    Chissà quanto gli giravano le scatole ieri sera dopo la quarta sconfitta in sei partite della Roma. Perché con la maglia della Fiorentina ha dato il 110% in questi tre mesi, ma il primo amore non si scorda mai. E infatti non è un caso che fra le prime cose che Edoardo Bove ha chiesto dopo il suo risveglio avvenuto ieri mattina ci sia proprio quella di poter seguire i giallorossi anche nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale di Careggi. Purtroppo per lui la Roma è uscita sconfitta. Poco male, se pensiamo alle 36 ore, frenetiche e drammatiche, che Bove e e Firenze con lui hanno vissuto dal 17' di Fiorentina-Inter, quando è crollato a terra privo di conoscenza. 

    Gli spalti pietrificati, compagni e avversari che si sono immediatamente precipitati verso di lui per provare ad aiutarlo, anche con qualche reazione inevitabilmente sopra le righe. In tutto questo, la straordinaria freddezza dei sanitari che lo hanno caricato e portato in ospedale a tempo di record mentre una città intera rivedeva fantasmi (Astori, Barone) che mai avrebbe pensato di dover rivivere. Minuti che sembravano ore, ore che sembravano giorni. Eppure, fuori dalla rampa del pronto soccorso iniziava fin da subito ad accendersi la fiammella di un cauto ottimismo. Perché nonostante una situazione critica che ha necessitato una sedazione farmacologica, Bove è sempre rimasto stabile e, soprattutto, non ha riportato alcun danno grave a livello cardiaco o neurologico. Il bollettino che lo ha certificato in tarda serata domenica sera fa tirare un grosso sospiro di sollievo alla famiglia (accora di gran carriera all'ospedale), agli amici, ai compagni e ad una città intera. 

    E dopo una notte insonne che scorre tranquilla, le luci dell'alba regalano le notizie migliori che potessero arrivare. Bove si sveglia autonomamente, è lucido, orientato, respira e risponde a stimoli e domande. Palladino parte dal Viola Park per Careggi in compagnia del team manager Ottaviani prestissimo. Poche ore di sonno, tante occhiaie, ma un'atmosfera decisamente meno pesante rispetto alla sera prima. Piano piano arrivano tutti: compagni, amici e dirigenti. Poi tutti di corsa al Viola Park all'ora di pranzo. Rientrano i dirigenti, Pradè ha il volto provato dalla stanchezza ma un bellissimo sorriso, poi arrivano i giocatori: a meno di stravolgimenti c'è una gara da giocare e preparare contro l'Empoli in Coppa Italia. 

    Ma come si fa a giocare con un compagno, un fratello, che una manciata di ore prima è stato ad un millimetro dal baratro? La squadra si riunisce con la dirigenza per decidere il da farsi. Ed è proprio Bove che col suo immancabile sorriso e il suo entusiasmo indica la via. In videochiamata con i compagni è lui a convincerli e a suonare la carica: la Fiorentina la partita con l'Empoli deve assolutamente giocarla. E nessuno ha nulla da obiettare, anzi. Le parole del ragazzo, già perfettamente inserito nello spogliatoio hanno convinto tutti. La Fiorentina scenderà in campo in un clima del tutto particolare anche e soprattutto per lui. Poi ci sarà tempo per parlare di calcio anche per Bove. Quel che conta è che le sue condizioni continuano a migliorare ora dopo ora, al netto del giramento di scatole per la sconfitta della Roma. 

     

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