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    Borioni: la Nazionale che nessuno vuole

    Borioni: la Nazionale che nessuno vuole

    Sapevate che esiste una Nazionale, anche fuori dalle fasi finali degli Europei e dai Mondiali?

    Perché in realtà sembra che le vicende degli azzurri non interessino a nessuno: poco agli spettatori che più che altro soffrono per la sosta del campionato e – a parte le grandi competizioni di cui sopra - non restano certo incollati davanti alla tv quando gioca la squadra di Conte; quasi niente ai club che sono in pena per i loro tesserati a rischio infortuni; pochino ai giocatori stessi ovviamente condizionati dagli ordini di scuderia; poco anche ai media in generale che riscontrano cali di audience quando le soste per la Nazionale spezzano gli ascolti sospinti da coppe e campionato.

    In queste condizioni il lavoro di Conte non è certamente agevole: il ct non ha mai certezze perché sappiamo che in serie A i titolari italiani rappresentano generalmente una rarità e la selezione dei migliori risulta complicata, inoltre – tornando al discorso accennato prima – succede spesso che il minimo infortunio spinga il convocato di turno, specie se particolarmente atteso (vedi ora Insigne, ma anche Berardi) a tornarsene in fretta e furia a casa, più o meno giustificato, per affidarsi ai medici del club di appartenenza.

    Insomma, la Nazionale è sempre più un fastidio, per tutti. Non che storicamente in Italia ci siano mai state condizioni favorevoli per un senso di appartenenza condiviso, per una partecipazione più convinta per le sorti della Nazionale. Neppure le storiche imprese mondiali in Spagna nell’82 e a Berlino nel 2006 sono riuscite a modificare la situazione.

    Però la sensazione è che ora si sia stia toccando il fondo. La vicenda degli infortunati lampo con toccata e fuga dal ritiro azzurro è esemplare (in negativo). Così come il menefreghismo dei club contrapposto alle richieste di maggiore attenzione avanzate inutilmente dal ct.

    Tutto questo mentre la squadra allestita de Conte – come detto, con le molte seconde scelte che in sostanza propone il panorama attuale – non riuscendo a trovare un gioco convincente, non appassiona mai abbastanza pur conquistando punti preziosi. Specie quando si misura contro rivali di scarso appeal come l’Azerbaigian, in trasferte che sembrano lontanissime da tutto e tutti.

    Logico allora che lo stesso ct preferisca anteporre all’ipotesi di un rinnovo con la Figc, la prospettiva di un suo ritorno su una panchina di club, magari importante come quella che potrebbero offrirgli Roma o Milan, con buona pace del tifo-contro e del tifo-tiepido, i due estremi tipicamente italiani che caratterizzano gli scenari di campionato e Nazionale.

    Luca Borioni 

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