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Borioni: continuate a ignorare i viola...
Fuor di metafora, questa volta non si può non condividere il sentimento popolare viola, sempre acuto ma spesso strabordante ed eccessivo. Stavolta no, stavolta a Firenze hanno perfettamente ragione (e lo dico dal mio punto di vista… bianconero), perché davvero le cronache e gli approfondimenti non stanno rendendo giustizia ai meriti della squadra allenata da Paulo Sousa. È come se al comando ci fosse solo l’Inter e non anche la Fiorentina. Come se più importante del primato viola fossero le stesse posizioni di rincalzo di Roma, Napoli, Milan e perfino il recupero annunciato – ma ancora aldilà da venire - della Juventus.
La Fiorentina è un’ospite inattesa nel club delle grandi. Ma a forza di ignorarla, si rischiano figuracce.
Perché, a mio parere, la struttura della squadra è solida e - se vogliamo usare un paragone che risulterà antipatico ai più parziali, ma che può rendere l’idea – la situazione che ha trovato Sousa insediandosi sulla panchina viola, è simile a quella che ha accolto Allegri nella Juve del dopo Conte. In pratica, al nuovo tecnico bianconero era bastato mettere un po’ delle proprie peculiarità per ottenere, in aggiunta alla buona eredità delle precedente gestione, un mix eccezionale. E vincente. Così anche Sousa, arrivato dopo il ciclo di Montella, ha fatto in fretta a colmare le poche lacune, esaltare le virtù già acquisite e insomma mescolare gli ingredienti aggiungendo un po’ di sana concretezza per ottenere, in definitiva, una squadra da primi posti. Dotata di un gioco moderno: corta, rapida, compatta, dinamica e con varie soluzioni tattiche. In una parola, spettacolare.
Perché questo è la Fiorentina attuale, nonostante quanto si affrettino a ripetere un po’ tutti gli addetti ai lavori (e nonostante le amnesie dei commentatori): una squadra di vertice. In grado anche di lottare per lo scudetto. Dicono tutti che no, per lo Scudetto magari no. E invece sì, i fatti dimostrano che fin qui la Fiorentina è stata superiore alle rivali. Inter compresa. E che, partita dopo partita, sta trovando la continuità necessaria per arrivare fino in fondo alla corsa.
All’inizio le perplessità erano comprensibili e gli stessi tifosi le condividevano, anzi come al solito le arroventavano nell’esercizio dialettico (e storico) della polemica: la prima versione di Sousa (l’ex juventino) era quella di una squadra monocorde, nonostante le abilità comunicative del portoghese iniziassero a far breccia in un numero crescente di osservatori, più o meno distaccati. Poi sono arrivati i primi risultati, fino al capolavoro di San Siro contro l’Inter, inizialmente ridimensionato perché interpretato – ci risiamo – in chiave nerazzurra, per la lettura data al match da Mancini più che per la gara tatticamente e tecnicamente esemplare dei Kalinic (un altro fin qui non abbastanza esaltato dai critici, invece rivelazione autentica), dei Borja Valero (ormai maturato a livelli di rendimento top internazionale) e dei Marcos Alonso (corsa e potenza sulla fascia come pochi). C’è stata anche la sconfitta di Napoli, che però non ha fatto registrare una caduta di valori, anzi, li ha confermati.
E poi ci sono i dati: la Fiorentina ha vinto più di tutti (8 partite su 11) e vanta la miglior differenza reti (+13). Vogliamo aprire gli occhi e finalmente considerarla tra le favorite dello scudetto?
Luca Borioni