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Borini: 'Non ci sarà nessuna fuga dal Milan, l'esclusione dalle coppe ci unirà ancora di più. Resto per vincere qui!'
L'esterno del Milan, Fabio Borini, ha parlato alla Gazzetta dello Sport della sua esperienza in rossonero e del suo modo di vedere il calcio e lo sport: "Mi piace il football americano perché mi rispecchio nella filosofia della dedizione e del lavoro duro".
Già, lei è quello che corre fin quando la sorreggono le gambe.
"Diciamo che è una delle caratteristiche che più mi fanno assomigliare a Gattuso. In me rivedo la stessa carica, la cattiveria agonistica. Io, come lui, finisco le partite stremato. D’altra parte mia madre corre ancora (lunghe distanze, ndr), mio papà lo faceva (200-400 metri, ndr) e mia sorella faceva salto in lungo. Non c’è da stupirsi".
Per un corridore come lei gli allenamenti di Gattuso non dovrebbero essere un problema. È vero che con Montella faticavate molto di meno?
"Dico solo una cosa: se uno vuole allenarsi forte e bene, lo fa con tutti".
Lungo la stagione il suo apporto è stato importante: bilancio?
"Per me assolutamente positivo. Le aspettative nei miei confronti non erano molto elevate e io credo di aver dimostrato di valere la maglia del Milan. Penso di aver fatto vedere buone cose nonostante la maggior parte delle volte non abbia giocato nel mio ruolo naturale. La giudico un’annata sorprendente e il mio rendimento mi dà anche un pizzico di rivalsa: dopo essere stato a lungo all’estero, la gente si era un po’ dimenticata di me".
Che cosa deve succedere la prossima stagione per mantenere il sorriso?
"Gol e soprattutto minuti in più, ovvio. Segnare e continuare a stare in panchina è un po’ frustrante. Io vorrei giocare e non essere solo una pedina. Intendo ritagliarmi un ruolo da protagonista. Non sono al Milan per svernare, ma per rimettermi in gioco".
Da attaccante o... da terzino?
(risata, ndr) "Alla terza volta che Gattuso mi ha messo lì, sono andato da lui e gli ho detto che se ci fosse stato bisogno di me in quel ruolo, avrei voluto impararlo per bene. Sono movimenti che in carriera ho sempre cercato di neutralizzare e ora mi sta capitando di doverli mettere in pratica. Non so in che ruolo giocherò l’anno prossimo, ma di base resto un attaccante, eh...".
Se fosse lei a mettersi in campo, che farebbe?
"Seconda punta in un 4-4-2".
Per il suo approccio al lavoro si considera un esempio?
"In questo senso sì. Sono uno che lavora tanto e credo di farlo bene. Sono generoso di natura, anche in spogliatoio: sulla base della mia esperienza (si è trasferito da Bologna al Chelsea a 16 anni, ndr) ho aiutato gli altri neo acquisti con la lingua, ho fatto da tramite, li ho coinvolti nell’adattamento e l’ho fatto con piacere perché so di aver dato una mano al gruppo".
Che cos’è il Milan per lei?
"Storia e famiglia. Un passato di enorme profilo e uno staff che si prende cura dei giocatori. Tocchi con mano che ti vogliono bene. Mi è successo solo qui e al Liverpool".
Se la sentenza Uefa fosse pesante, ci sarebbe il rischio di un fuggi-fuggi da Milanello?
"Per quanto mi riguarda di certo no. In generale non credo. Potrebbe essere una situazione che ci lega ancora di più. E poi, scusi, fuggi-fuggi per dove? Qui siamo al Milan".
Suso però potrebbe partire a causa della clausola.
"L’ho visto crescere a Liverpool, ora è un giocatore molto più consapevole. Se andasse via creerebbe un bel vuoto".
Dall’altra parte c’è Calhanoglu, finalmente sbocciato.
"Un po’ l’ho aiutato anch’io... Qualche consiglio di campo azzeccato, ma soprattutto fuori. Diciamo che non ho reso un gran servizio a me stesso (ride, ndr)".
È stato onesto. Si descriva in tre aggettivi.
"Ambizioso, coraggioso e determinato".
Lei ha avuto Mirabelli già a Sunderland: ce lo racconta?
"Lavora molto bene perché conosce moltissimi giocatori non solo dal punto di vista tecnico, ma anche della personalità. E questo è di grande aiuto per creare un gruppo vincente".
A proposito di vittorie, intese come titoli: a quando la prima col Milan?
"Sto aspettando la rivincita con la Juve, in Supercoppa. Giocare nella prima metà di agosto potrebbe avvantaggiarci se il mister non ci ammazza in precampionato... (ride, ndr). Il mio sogno è vincere un trofeo con questa maglia, la Supercoppa sarebbe un’ottima introduzione verso prospettive più importanti",