Bonucci: "Allegri mi ha mandato a f***o, mi ha detto che sono un c***e'. Szczesny? Mentre parlavo stava in bagno"
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Protagonista di questa puntata è Leonardo Bonucci, ex difensore bianconero e attualmente assistente tecnico della Nazionale Under 20 guidata da Bernardo Corradi. Ai microfoni di Prime Video Bonucci ha ripercorso la sua carriera da calciatore, la sua esperienza alla Juventus e quella oggi da neo allenatore e parlando del futuro ha condiviso il sogno di guidare la Juventus in Champions.
MILAN – Era fine giugno, mi chiama il procuratore e mi dice che c’era questa possibilità. Alla Juve dopo la finale di Cardiff si era rotto qualcosa. Io e la Juve parliamo e diciamo che le strade si devono separare e spunta il Milan. “Saresti il simbolo della rinascita, ti diamo la fascia di capitano…”. Spostare gli equilibri? Non è una roba mia, io me la sono tenuta, ma era del mio addetto stampa. Voleva dire, aiutare il Milan a tornare vincente, per me quello che faceva la Juve non interessava e pensavo a me stesso. Ho vissuto talmente male quello che mi era stato fatto che ho pensato solo al mio bene. Pentito di aver lasciato la Juve? In quel momento fai scelte in base alle condizioni che stai vivendo. L’anno prima la società mi disse: non ti vendiamo nemmeno per 100 milioni. Poi mi hanno venduto al Milan per 42 milioni e c’era dentro anche De Sciglio, mi hanno venduto per 30 milioni. Non è che volessero tenermi a tutti i costi.
ALLEGRI – Per quello che ero io per la Juve e quello che ha fatto Allegri nei primi 5 anni è stata un’occasione sfumata non aver condiviso tutto il percorso. Con il mister, pur essendo andato via, sono tra quelli che ha giocato di più. Situazioni non ci hanno permesso di andare d’accordo. Uno dei suoi collaboratori mi disse: “Quando siamo arrivati alla Juve il nostro pensiero era di farti fuori. Quando preparavamo le partite lo facevamo su di te perché tu facevi gli errori”. Eravamo provati dai metodi di Conte e avevamo vinto, lui arriva nel momento giusto come gestore. Poi però c’è il calcio e il campo. Noi eravamo abituati a dominare il gioco e in quel momento le idee non erano così chiare e diventata tutto più complicato. Allegri, avendo una grande squadra, gestiva ma dovevi essere tu a trovare la giocata. Si rompe tutto, lo sgabello è una cagata è colpa mia perché non volevo restare seduto e così mi potevo muovere, lo sgabello lo prendo io dentro la lounge e lì ho fatto la frittata. La giornata prima col Palermo, Marchisio rientra dal crociato e al 60’ era morto, gli faccio: Claudio fatti cambiare. Lui non voleva, io faccio segno ad Allegri: cambia l’8 perché è morto. Dopo 5 minuti cambia Sturaro con Rincon e io gli faccio gesti e lui mi mandò a f*****o: “Pensa a fare il giocatore”, mi disse anche sei un c*****e, una roba del genere, ci sono i filmati. A fine partita rientro, mi trovo Landucci che prova a fermarmi e io lo sbatto contro la porta e sono entrato di corsa nello spogliatoio. Ci siamo attaccati finchè non ci hanno diviso. Poi sono adnato da lui a dirgli: non hai capito cosa volevo dire. Si è riscaldato di nuovo col veleno che aveva e mi hanno riportato fuori e lì è finita. Lui mi voleva fuori rosa, poi mediazione della dirigenza. Ho saltato il Porto e poi ho ricominciato a giocare ma lì ormai qualcosa si era rotto. Nel tentativo di mediazione – mi dicono che sono importante e il mister è in scadenza -, prima della finale di Cardiff, rinnovano il contratto ad Allegri, che per carità era anche giusto. Poi esce che io ho fatto casino nello spogliatoio di Cardiff e chiamo il direttore e gli dico: “Sono un patrimonio della società, non credi sia il caso di smentire visto che non è successo nulla?” e lui mi dice: “Noi non dobbiamo dire niente”.
CHAMPIONS - Col Barcellona siamo stati più vicini, la partita si era messa bene, abbiamo perso la finale in contropiede, pensa quanto eravamo sicuri di poter vincere. Con il Real Madrid? Nello spogliatoio niente di vero, non c'è stato casino. Sono andato da Paulo e gli ho detto: serve che fai il Dybala, per noi sei importante. "Lascia stare cosa è successo e continua a giocare". Ma io con Paulo ho un grandissimo rapporto.
SZCZESNY – Sì ci sono rimasto male (“Mettevo le cuffie durante i discorsi di Bonucci), anche per la sacralità dello spogliatoio. Io parlavo per il bene della squadra, poi quando io parlavo lui non c’era, era chiuso in bagno non dico a fare cosa, ma ne ha parlato pure lui. Ha tirato in mezzo anche de Ligt ma io ho avuto un ottimo rapporto con lui. Era in un momento che ha lasciato il calcio poi è tornato, magari era confuso. Sono rimasto molto sorpreso dalla c****a che ha detto.
L'ESULTANZA - "Nasce a casa, ad una cena con i miei amici a Viterbo poco prima che io andassi alla Juventus. Io sono sempre stato juventino, quindi per me arrivare alla Juventus era il sogno più grande. E allora io dico: 'Se segno 5 goal quest'anno, voi vi rasate i capelli a zero come i miei'. Un mio amico si alza e risponde: 'Facciamo così, ad ogni goal che segni devi fare il gesto di sciacquarsi la bocca, così sappiamo che è per noi'. Poi è stata costruita sopra una polemica che non è mai esistita, ma in quell'esultanza non c'è mai stato nulla di polemico".
GOAL PREFERITO - "Il 3-2 contro la Roma nel 2014 è il goal che mi ha fatto più godere. Un tiro al volo che si è infilato all'angolino all'87'. Ci giocavamo la partita con la Roma, è stato il goal del 3-2. In quell'esultanza non ho sentito niente, sono andato sotto la tribuna ad esultare, avevo tutta la squadra sopra ma io non sentivo niente. Quando è ripresa l'azione ero ancora in debito d'ossigeno. I bambini poi hanno iniziato a salutarmi facendo la mia esultanza".
ESULTANZA JUVE-MILAN - "La rifarei. In quel momento giocavo al Milan e io ho vissuto qualsiasi squadra dando tutto me stesso e una figura all'interno della Juve mi aveva trattato come non doveva. Per me non esultare è una mancanza di rispetto per i tifosi nuovi. Quando sono andato via dalla Juve ho ringraziato i tifosi, il presidente, il direttore, gli ex compagni e basta... Manca qualcuno? Hai capito...".
LA BBC - "Ci siamo incontrati nel momento perfetto delle nostre carriere. Ci completavamo a vicenda. Abbiamo capito che eravamo i tre più forti all'Europeo del 2016. Lì abbiamo raggiunto l'apice della nostra intesa. Potevamo giocare tutte le partite ed era sicuro che il nostro lo potevamo fare e avremmo portato a casa la pagnotta. Dietro poi avevamo il portiere più forte della storia del calcio che ti trasmetteva una sicurezza disumana. Noi ci siamo frequentati anche tanto fuori dal campo e questo non ha fatto altro che per consolidare il nostro feeling".
IL CITY E GUARDIOLA - "Sono stato molto vicino al City nel 2016 e anche nel 2017. Marotta mi disse che non mi avrebbe venduto neanche per 100 milioni e l'offerta che arrivò dall'Inghilterra non era molto lontana da quel numero, ma Agnelli e Marotta furono di parola. L'anno dopo Guardiola mi disse che doveva vendere Mangala e Otamendi e poi mi avrebbe preso, ma io non potevo aspettare. Poi c'è stata anche la possibilità di andare al PSG. Queste sono state le due occasioni in cui sarei potuto andare all'estero".
STATISTICHE E PREVISIONI - Chi vincerà la Champions League? Le analisi sulle statistiche e le previsioni in merito alle favorite per la vittoria del titolo di campione d'Europa, con le quote vincente Champions.
Commenti
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Forse unica volta in cui sto dalla parte di Allegri.