Bomber Temelin a CM: 'Io, disoccupato dell'area di rigore, in cerca di un club'
"Lasciatemi segnare!". Il grido è di Gianluca Temelin, 34 anni, bomber di professione. Un'intera carriera fatta di gol, dalle giovanili dell'Atalanta (con cui ha anche esordito in serie A) agli stadi della vecchia serie C. Almeno fino allo scorso giugno, quando la Reggiana gli ha dato il ben servito nonostante i 9 gol in 32 presenze nel campionato di Prima divisione. Ora Temelin è senza squadra e si allena a Coverciano con l'Aic. Disoccupato, per la prima volta nella vita.
Come mai la Reggiana non punta più su di te?
"Non è un discorso legato solo alla mia persona. A Reggio Emilia eravamo in tanti in scadenza e solo a uno dei miei compagni è stato rinnovato il contratto. Il perché è semplice: con le nuove regole sugli under 23, le società sono obbligate a puntare sui giovani. E non solo per noi vecchietti, ma per tutti i calciatori sopra i 24 anni, si è fatta molto più dura".
Queste regole (8 under 23 obbligatori in Prima divisione) sono state pensate per far crescere i nostri giovani. Non è così?
"Sinceramente non sono d'accordo. Non si aiutano i giovani facendogli diventare professionisti per forza. Così si rischia solo di bruciarli, perché non sempre sono pronti ad affrontare la categoria. E poi a 24 un calciatore non è giovane?"
Torniamo a te. Confidi di trovare una sistemazione prima di agosto?
"Beh, spero di sì. Io mi sento un calciatore a tutti gli effetti. Sono in forma e integro al 100%. L'anno scorso ho fatto una buona annata, dunque penso ancora di poter dire la mia in Lega Pro".
Quanti sono nella tua situazione a Coverciano?
"Qui siamo in 70, cui poi vanno aggiunti altri 40 colleghi che stanno a Veronello. Ci sono pure giocatori di A e B. E stando qui guadagnamo anche il patentino da allenatori di 3° categoria. Ci alleniamo, seguiti da uno staff composto da tecnici, preparatori, massaggiatori. Facciamo anche amichevoli, proprio come una squadra vera".
Ti sei chiesto cosa farai se resterai senza squadra a settembre?
"Lo ripeto: io mi sento ancora un calciatore. Non penso di poter far altro ora. Prendo a esempio mio cognato, Vincenzo Chianese, che rimase disoccupato dopo una bellissima stagione ad Arezzo. Tenne duro e a novembre il Ravenna lo ingaggiò. Io farò lo stesso, gli operatori di mercato sanno che sono libero e spero si facciano vivi".
Insomma, non molli proprio Gianluca...
"Non ci penso neanche. Sarò io a decidere quando smettere di giocare a calcio. E non gli altri...".