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    Bologna, Zirkzee: 'Le imitazioni di Ibra, la magia di San Siro e lo stile di De Ketelaere e Leao, vi dico tutto!'

    Bologna, Zirkzee: 'Le imitazioni di Ibra, la magia di San Siro e lo stile di De Ketelaere e Leao, vi dico tutto!'

    Joshua Zirkzee è uno dei protagonisti di questa Serie A. L'attaccante del Bologna è esploso in questa stagione, diventando uno dei giocatori più impattanti e belli da vedere dell'intero campionato. Mentre la squadra di Thiago Motta veleggia verso l'Europa, la sua punta è al centro di numerose voci di mercato: lo vogliono tutte le big, lui intanto si è concesso a Sportweek per una lunga intervista. Ecco le sue parole.

    CASA - "A Bologna mi trovo molto bene. Vivo in un posto tranquillo dove le persone sono rispettose. Ogni tanto i bambini dei vicini vengono a bussarmi alla porta, che comunque fa ridere, ma a parte questo mi lasciano sereno, riesco a portar fuori il mio cane, un bracco di Weimar, senza essere disturbato. Mi è sempre piaciuto vivere in posti tranquilli, mi basta che ci sia un buon wi-fi per la mia Play. Bologna l’ho vista quasi tutta, comunque, anche se in centro devo camminare con il cappuccio per colpa dei miei capelli…è dura passare inosservato. I bolognesi sono comunque molto rispettosi. I tifosi? Li adoro, sono il motivo per cui giochiamo. Le persone e la città di Bologna si meritano almeno il nostro 100%, che è quello che loro danno a noi ogni settimana. I bolognesi mi fanno sentire a casa".

    INIZI - "La mia creatività nasce in strada dove giocavo con gli amici, in Olanda è un valore. Sono sempre stato circondato da ragazzi più grandi di me e molti avevano il potenziale per fare i calciatori. Nella mia testa non c'era un piano B oltre il calcio. In Olanda ci sono campetti ovunque, in tutti i quartieri ci sono zone dedicate al gioco. Io all'Europeo con l'Olanda? Tutti vogliono ricalcare le orme di Van Basten e mentirei se dicessi che non sogno andarci. Se non ci sarò da giocatore ci sarò da tifoso. Devo ringraziare i miei genitori, che ho fatto dannare. Volevo giocare a calcio e non è stato facile portarmi agli allenamenti. Mi portava mia mamma mentre mio padre lavorava, poi mi veniva a prendere da scuola e contemporaneamente si prendeva cura della casa. I miei compagni? Sono sempre andato d'accordo con loro, anche se a volte ero un po' testardo e irascibile. Mi capitava di segnare un bel gol ma non esultavo perché ero un po' montato. Vedevo Ibra e lo imitavo nelle esultanze. La mia esultanza? Nasce da Django Unchained".

    BAYERN - "Quando sono andato al Bayern a 16 anni ero d'accordo al 100%, poi due settimane dopo ho realizzato che ero lì senza amici e sentivo la famiglia solo al telefono. Mi lavavo i vestiti da solo. La famiglia non mi ha mai lasciato solo, ma confesso che è stata dura. Al Campus del Bayern ci coccolavano e sono stato felice e per loro non era facile gestire degli adolescenti casinisti. Il passaggio in prima squadra? Ricordo di essermi trovato in spogliatoio con giocatori che usavo alla Playstation. Una squadra di persone perbene come Hummels, Muller, Alaba e Boateng".

    DONO - 'Io sono fortunato ad essere in salute, ad avere le gambe e il corpo che ho. Ne sono grato. Sono anche fortunato perché credo mi sia stato donato un talento per il calcio. Trarre il massimo da questo talento è una cosa che dipende comunque da me. Ispirazione? Se potessi guardare una sola compilation di highlights per il resto della mia vita, sicuramente guarderei Ronaldinho. Guardavo le compilation tutto il tempo, con i miei amici non facevamo altro. Con mio cugino passavamo le ore a guardare YouTube e poi uscivamo a giocare"

    SAN SIRO - "Giocare così bene a San Siro è stato bello, per noi quest’anno è stato un posto magico dato che non abbiamo mai perso e anche vinto. È uno stadio fantastico, c’ero stato in tour con la mia famiglia. È il primo stadio dove sono entrato e ho subito “percepito” il calcio. Da tifoso, assieme all’Allianz Arena di Monaco di Baviera, è se- condo me lo stadio più bello d’Europa. Ha un’aura diversa dagli altri. Giocare in uno stadio del genere, contro un top team, è il massimo per un giocatore: che altre motivazioni ti servono? Quando ci ho giocato io, il bambino dentro di me si è gasato. Tutti i miei eroi, a un certo punto della loro carriera, ci hanno giocato. Il Joshua bambino ha pensato: “Wow, sono a San Siro”.

    CARATTERISTICHE - "Le mie forze sono la creatività, il mio gioco di squadra. In quanto alle cose da migliorare: sono un attaccante e gli attaccanti devono segnare. Forse non sono ancora un numero nove “puro”, devo diventare più cinico in area e concentrarmi di più sul segnare. Cosa prenderei dagli altri? Ruberei la velocità di Alphonso Davies. Io non sono lento, ma hai mai visto Alphonso correre? C’è una grossa differenza tra essere veloce ed es- sere veloce come lui. In Italia? Non guardo tantissimo calcio nel tempo libero... De Ketelaere lo conosco bene, giocava al Bruges quando io ero all’Anderlecht. È il giocatore che mi diverte di più in Serie A, mi piace il suo stile. Leao anche, ovviamente. Lo conoscono tutti. Fuori dalla Serie A, invece, uno che ho sempre considerato “sexy”, in senso calcistico, è Ryan Gravenberch del Liverpool, con cui ho giocato in nazionale. Poi c’è Crysencio Sommerville, del Leeds. Anche con lui ho giocato in nazionale. Ti dico anche Leroy Sané, Jamal Musiala e Harry Kane, la sua freddezza sotto porta è incredibile".

    OBIETTIVI -"Il mio sogno principale è giocare con la mia nazionale in una grande manifestazione, al di là dei trofei che si possono vincere è una delle sensazioni più speciali che il calcio ti possa regalare. È uno dei sogni per cui prega il bambino che è in me".

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