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Bologna, il coro contro Thiago Motta e quel feeling mai nato tra la curva e il tecnico della Champions: i motivi
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RAPPORTO MAI DECOLLATO - C’è solo il passaggio estivo alla Juventus all’origine del coro? La risposta è no, le ruggini con la curva (o con una parte rappresentativa di essa, quantomeno) nascono da prima, dagli anni della splendida cavalcata bolognese. Sembra incredibile ma è così. Perché quello di insulti a Motta nella notte di Bologna è, di fatto, il primo coro riservato al tecnico negli ultimi due anni e mezzo. Durante il volo Champions, non gli è mai stato riservato alcun coro se non un paio partiti spontaneamente durante due distinte partite e per lo più generati da altri settori. Thiago Motta e la curva rossoblù non si sono mai presi e sui motivi probabilmente bisogna tornare all’inizio della sua avventura bolognese.
ANTICHE RUGGINI - Ottobre 2022, la squadra va male, Motta è appena arrivato e parte col freno a mano tirato. A Casteldebole arrivano gli ultras, che vengono fatti entrare negli spogliatoi per un colloquio con la squadra: «È l’ultima volta che veniamo qui bonariamente», avvisano. Tra loro e la squadra si frappone proprio Thiago: «Queste sono minacce?». «Qui non siamo a La Spezia», la risposta. Ma l’allenatore non si intimorisce e fa da scudo. Anche perché il confronto è caldo e dopo le urla, tra giocatori (Medel soprattutto) e tifosi si arriva quasi alle mani, come verrà raccontato poi mesi dopo da alcuni protagonisti.
L’INCREDIBILE STRISCIONE - Di fatto, da quel momento gli spogliatoi di Casteldebole diventano territorio sacro con Motta. Nel frattempo la squadra si riprende, chiude nona, poi un’estate di tensione sul mercato (con Motta che va a muso duro con il club pubblicamente) e uno sfogo dell’allenatore che porta però ad un mese di agosto in cui viene costruita la squadra che centrerà la Champions. Sul campo il Bologna vola: tutti tranne uno, Jesper Karlsson, praticamente l’unico escluso dal giro di giostra. E per dire l’aria che si respirava in certi ambienti, il 23 febbraio 2024, con il Bologna ottavo che sta perdendo in casa contro il Sassuolo, dalla curva viene srotolato uno striscione: “Karlsson!”, come a invocare l’utilizzo dello svedese oggetto misterioso. Dura 30 secondi, quello striscione: 2-2 di Fabbian, poi 3-2 e 4-2 rossoblù. E si corre verso la Champions, pur in assenza di cori per il tecnico.
FESTA FREDDA - Passano le settimane, iniziano più corpose le voci di un suo passaggio alla Juventus, genera dubbi persino quel rovescio casalingo da 3-0 a 3-3 contro i bianconeri in 15 minuti che porterà poi il Bologna già festaiolo a passare dal terzo al quinto posto. Alla festa in Piazza Maggiore la liaison Motta-Juve è quasi nota, il tecnico resta quasi in disparte a godersi il trionfo mentre tanti - non dalla curva - gli chiedono di restare dopo il miracolo. Il resto è storia recente: il passaggio alla Juventus e or l’incrocio in arrivo. All’Allianz la curva rossoblù non ci sarà (per le politiche bianconere di accesso allo stadio, disertano già da qualche anno) e il coraccio è arrivato ieri, con qualche fischio in risposta di chi, nonostante il passaggio al “Grande Nemico bianconero”, ricorda bene che Motta è pur sempre l’allenatore che ha riportato il Bologna in Champions League dopo sessant’anni.
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Si sente dio sceso in terra ma non è altro che un allenatore mediocre