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    Black Lives Matter: Italia, non restare in piedi! Essere simpatici e divertenti non basta

    Black Lives Matter: Italia, non restare in piedi! Essere simpatici e divertenti non basta

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Tutti o nessuno. Sarebbe stato deciso per nessuno. I giocatori italiani, dunque, non si inginocchieranno sul prato dello stadio di Wembley prima di incontrare l’Austria e, di fatto, non aderiranno alla protesta contro il razzismo per la quale Lukaku e tutti i suoi compagni del Belgio si sono fatti portabandiera. Una decisione quella che sarebbe presa dagli Azzurri (anche se l'annuncio arriverà solo stasera per bocca di Bonucci) che non ci piace manco un poco e che striderebbe clamorosamente con l’immagine che la nostra nazionale si era costruita strada facendo. Ovvero quella di un gruppo di giovani “liberi” sotto tutti gli aspetti e sostenuti da una filosofia autenticamente border line rispetto a quella poco illuminata e niente illuminista che governa il mondo del calcio.

    Rimanere in piedi, come del resto faranno anche gli austriaci, ha un significato molto preciso e per nulla giustificabile con la teoria del “non schieramento”. Non inginocchiarsi significherebbe, in realtà, ignorare il problema o, peggio ancora, sembrerebbe prendere posizione contro il movimento Black Lives Matter che si sta battendo a livello internazionale contro la violenza perpetuata sul piano socio politico contro le persone di pelle nera. Si era portati a pensare che l’ultimo anno e mezzo di tragedia globale avesse modificato in meglio il pensiero comune e le azioni umane come suggerito da Francesco. Invece sembra che nulla sia cambiato con intolleranza, prepotenza e menefreghismo ancora in piena attività.

    Per giustificare la loro decisione di “signori non so da che parte stare” i giocatori azzurri portano avanti una teoria non soltanto discutibile ma addirittura ridicola o comunque fasulla come una banconota stampata da Totò e Peppino. Ricordando ciò che era accaduto contro il Galles, con cinque atleti in ginocchio e gli altri in piedi, ora si proclama la necessità di assumere una linea comune sottolineando che ciascuno a livello interiore è libero di concentrarsi e meditare senza il bisogno di mettere in piazza tutti insieme il proprio credo.

    Peccato che la linea comune che sarebbe stata scelta non sia quella della giusta protesta ma di un silenzio gestuale imbarazzante e retrogrado. Allora si vieti anche il segno della croce ai giocatori cattolici e le mani aperte con gli occhi al cielo a quelle islamici. Cari azzurri, Mancini e Vialli compresi, essere simpatici, divertenti, fuori dagli schemi e bravi non basta. Ammettetelo, state per fare una figuraccia che ci potevate e vi potevate risparmiare.

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