Bernardini: da Maifredi a Roma 2024, le montagne russe di Montezemolo
Esistono personaggi decisamente fuori dal comune ai quali il Destino sembra aver concesso il dono dell’immortalità. Uno di costoro è sicuramente l’avvocato Luca Cordero di Montezemolo. Un manager di prima scelta il quale, sessantotto anni portati molto bene, anziché fare i conti con la pensione continua a proporsi come “rampante” full time. Incaricato, per acclamazione, di condurre per mano la città di Roma a organizzare e gestire le Olimpiadi del 2024 si prepara a realizzare l’impresa con lo spirito e l’entusiasmo di quando era un ragazzo. Tempi eroici e un poco scapestrati impiegati, più che altro, a correre in automobile prestigiosi rallyes a fianco di un rampollo illustre: Cristiano Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli. Un’amicizia fraterna che gli permise prima di conquistare l’affetto della mamma del suo compagno eppoi la fiducia incondizionata di Gianni Agnelli, il quale in lui rivedeva un poco se stesso ai bei tempi andati. Una lieison empatica che gli avrebbe garantito un futuro professionale di prima categoria e, per certi, versi clamoroso.
Roma 2024 è l’ultimo di una serie di step pressoché epocali, nel bene e nel male, con il quale Montezemolo dovrà confrontarsi con la benedizione di Renzi e persino quella del presidente Mattarella. Un impegno di difficoltà estrema, da uno a dieci, e molto simile a quello affrontato da Agnelli allorchè si trattò di convincere il Comitato Olimpico Internazionale ad assegnare il “Giochi” invernali a Torino. All’Avvocato fu sufficiente una “visita” nel Palazzo di Nyon per ottenere quello che fu il più bel regalo fatto dal “vicerè” alla sua Città. Torino proprio grazie alle Olimpiadi si è completamente trasformata diventando unto di riferimento artistico e culturale per chi la snobbava immaginandola grigia e metalmeccanica come Detroit. Un poco come accadde a Barcellona, mentre al contrario Londra e Atene pagarono un prezzo altissimo allo sfizio olimpico. Vedremo se Montezemolo avrà la stessa forza dirompente di Gianni Agnelli sugli uomini del Cio e, in caso positivo, soprattutto andremo a verificare se Roma per l’occasione si sarà liberata definitivamente da quella zavorra indecente che, ultimamente, l’ha presentata al mondo come “mafia capitale”. Sotto questo profilo , oltreché all’esperienza torinese, Montezemolo farà bene a lasciarsi ispirare da quella del recente Expo di Milano.
Detto questo, è impossibile non sottolineare quanto di incredibile e persino di esoterico vi sia nel curriculum professionale di un “eterno ragazzo” perennemente in viaggio sopra le classiche montagne russe del Luna Park esistenziale. Una partenza bruciante, in senso positivo, alla scuola dura e seria di Enzo Ferrari al quale L’Avvocato affidò il suo pupillo perché si facesse le ossa. Poi via, libero, a correre da solo intervallando ruzzoloni e sviste clamorose con improvvisi colpi di genio in qualità di presidente o di amministratore delegato. Dolorosa l’esperienza alla Cinzano. Di grande immagine e impatto emotivo, ma fallimentare sul piano imprenditoriale, l’avventura marinara di “Azzurra”. A grattare il fondo del barile, poi, prima con il mezzo disastro (organizzativo e di impiantistica e forse anche morale) riferito a “Italia 90” e subito dopo con il disastro completo alla Juventus di Gigi Maifredi la quale, per la prima volta nella sua storia moderna, venne esclusa dall’Europa con Luca che aveva preso il posto di Boniperti alla presidenza. Lavoro di routine in RCS eppoi, finalmente, il ritorno in quella casa dove aveva cominciato e che probabilmente era il suo luogo naturale. Il capolavoro di Montezemolo. La Ferrari dei grandi trionfi sportivi affiancati da quelli industriali con, come surplus, il rilancio della Maserati e, cosa non da poco, il rispetto del concetto “olivettiano” di una fabbrica dal volto umano. Tutto questo destreggiandosi alla meno peggio tra la presidenza di Confindustria e quella di Fiat Auto. Fino a quando Marchionne e John Elkann hanno detto stop. Ma, come per il mitologico Ercole mai soddisfatto dalle sue imprese, per Luca di Montezemolo le “fatiche” continuano. Anche se nel 2024 avrà quasi ottantanni anni e, forse, i capelli bianchi.
Marco Bernardini
Roma 2024 è l’ultimo di una serie di step pressoché epocali, nel bene e nel male, con il quale Montezemolo dovrà confrontarsi con la benedizione di Renzi e persino quella del presidente Mattarella. Un impegno di difficoltà estrema, da uno a dieci, e molto simile a quello affrontato da Agnelli allorchè si trattò di convincere il Comitato Olimpico Internazionale ad assegnare il “Giochi” invernali a Torino. All’Avvocato fu sufficiente una “visita” nel Palazzo di Nyon per ottenere quello che fu il più bel regalo fatto dal “vicerè” alla sua Città. Torino proprio grazie alle Olimpiadi si è completamente trasformata diventando unto di riferimento artistico e culturale per chi la snobbava immaginandola grigia e metalmeccanica come Detroit. Un poco come accadde a Barcellona, mentre al contrario Londra e Atene pagarono un prezzo altissimo allo sfizio olimpico. Vedremo se Montezemolo avrà la stessa forza dirompente di Gianni Agnelli sugli uomini del Cio e, in caso positivo, soprattutto andremo a verificare se Roma per l’occasione si sarà liberata definitivamente da quella zavorra indecente che, ultimamente, l’ha presentata al mondo come “mafia capitale”. Sotto questo profilo , oltreché all’esperienza torinese, Montezemolo farà bene a lasciarsi ispirare da quella del recente Expo di Milano.
Detto questo, è impossibile non sottolineare quanto di incredibile e persino di esoterico vi sia nel curriculum professionale di un “eterno ragazzo” perennemente in viaggio sopra le classiche montagne russe del Luna Park esistenziale. Una partenza bruciante, in senso positivo, alla scuola dura e seria di Enzo Ferrari al quale L’Avvocato affidò il suo pupillo perché si facesse le ossa. Poi via, libero, a correre da solo intervallando ruzzoloni e sviste clamorose con improvvisi colpi di genio in qualità di presidente o di amministratore delegato. Dolorosa l’esperienza alla Cinzano. Di grande immagine e impatto emotivo, ma fallimentare sul piano imprenditoriale, l’avventura marinara di “Azzurra”. A grattare il fondo del barile, poi, prima con il mezzo disastro (organizzativo e di impiantistica e forse anche morale) riferito a “Italia 90” e subito dopo con il disastro completo alla Juventus di Gigi Maifredi la quale, per la prima volta nella sua storia moderna, venne esclusa dall’Europa con Luca che aveva preso il posto di Boniperti alla presidenza. Lavoro di routine in RCS eppoi, finalmente, il ritorno in quella casa dove aveva cominciato e che probabilmente era il suo luogo naturale. Il capolavoro di Montezemolo. La Ferrari dei grandi trionfi sportivi affiancati da quelli industriali con, come surplus, il rilancio della Maserati e, cosa non da poco, il rispetto del concetto “olivettiano” di una fabbrica dal volto umano. Tutto questo destreggiandosi alla meno peggio tra la presidenza di Confindustria e quella di Fiat Auto. Fino a quando Marchionne e John Elkann hanno detto stop. Ma, come per il mitologico Ercole mai soddisfatto dalle sue imprese, per Luca di Montezemolo le “fatiche” continuano. Anche se nel 2024 avrà quasi ottantanni anni e, forse, i capelli bianchi.
Marco Bernardini